Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Intesa tra Bush e Olmert sulle forniture militari Israele dovrà conservare la superiorità, nonostante gli aiuti americani alle monarchie del Golfo
Testata: La Stampa Data: 30 luglio 2007 Pagina: 12 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Bush promette a Olmert armi per trenta miliardi»
Da La STAMPA del 30 luglio 2007:
Washington recapita a Gerusalemme 30 miliardi di dollari in armamenti con un patto decennale teso a mantenere la superiorità militare dello Stato ebraico in Medio Oriente, bilanciando i 20 miliardi di dollari di aiuti destinati all’Arabia Saudita e ad altre quattro monarchie del Golfo Persico. È stato il premier israeliano, Ehud Olmert, a svelare ieri mattina a Gerusalemme i dettagli dell’intesa «raggiunta a quattr’occhi» durante il recente summit alla Casa Bianca con il presidente americano, George W. Bush. Ma Il patto Usa-Israele sembra andare ben al di là dei tre miliardi di dollari annui - con un aumento del 25% rispetto agli attuali 2,4 - e lo dimostra il fatto che Olmert ha unito all’annuncio anche una dichiarazione personale nelle quale si dice «non contrario» agli ingenti aiuti militari americani per Riad. È la prima volta che un governo di Gerusalemme non si oppone al rafforzamento strategico del vicino saudita: in passato vi erano state dure proteste tanto con l’amministrazione Carter che con quella di Bush padre per le forniture di jet F-15 e aerei radar Awacs. Ora invece Israele accetta di buon grado l’arrivo negli arsenali del regno wahabita di nuove navi da guerra made in Usa, come l’ultima generazione di missili anti-aerei, Patriot e bombe intelligenti, guidate a distanza verso gli obiettivi prescelti. Quando Olmert dice «non ci opporremo alle forniture Usa all’Arabia Saudita» da un lato conferma il miglioramento dei rapporti informali con Riad, grazie ai quali è stata possibile anche la recente missione ministeriale della Lega Araba a Gerusalemme, e dall’altro svela l’esistenza di un’intesa con Bush sul rafforzamento del dispositivo militare della monarchia wahabita in chiave anti-iraniana. Non a caso, fonti militari israeliane lasciano intendere che le nuovi armi Usa potrebbero essere posizionate nelle zone orientali del regno saudita, di fronte all’Iran, e non in quelle occidentali, in prossimità dello Stato ebraico. Alla vigilia della nuova missione in Medio Oriente potrebbero essere il segretario di Stato, Condoleezza Rice, e il ministro della Difesa, Robert Gates, ad annunciare il nuovo pacchetto di aiuti che conferma la scelta strategica di Washington di puntare sugli alleati di Riad e Gerusalemme per contenere la crescente influenza strategica dell’Iran, protagonista di un riarmo missilistico testimoniato dalle recenti, ripetute, manovre militari. Resta da vedere quali saranno le reazioni dell’Egitto che, pur mantenendo l’attuale livello di aiuti militari per 13 miliardi di dollari, vede la propria importanza nel mondo arabo di fatto ridotta dalla crescente quota di forniture destinate all’Arabia Saudita.
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