Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Un appello contro Magdi Allam una voce troppo scomoda
Testata:Avvenire - Europa Autore: Andrea Galli - la redazione Titolo: «IL «VIVA ISRAELE» DIVIDE GLI INTELLETTUALI - Contro Magdi Allam»
La rivista RESET, nel numero di luglio, pubblica un appello firmato da oltre 200 tra "docenti, giornalisti e scrittori" contro Magdi Allam e il suo libro "Viva Israele". Tra gli aderenti: Paolo Branca, Angelo D’Orsi, Giovanni Miccoli, Agostino Giovagnoli, Franco Cardini, Alfredo Canavero, Gadi Luzzatto Voghera, Guido Formigoni, Gabriele Mandel, Piero Stefani, Enzo Bianchi, Massimo Jevolella, Franco Riva e Paolo De Benedetti. Sono presenti noti islamologhi impegnati ad accreditare i Fratelli musulmani, nascondendo la realtà del loro sostegno al terrorismo contro Israelee del loro progetto totalitario e vari coraggiosi "Robin Hood". Le tesi di Magdi Allam, che di coraggio ne ha davvero, sono, lo si capisce bene, fastiodiose per molti. Ma nessuno, ci risulta, ha ancora risposto alla tesi centrale del suo libro. Che non è affatto un'acritica esaltazione di Israele, accompagnata dall'assimilazione dell'intero islam alla cultura della morte. Ma è un semplice monito: il diritto alla vita vale per tutti o è a rischio per tutti. Perciò trattare come interlocutori legittimi coloro che condannano genericamente il terrorismo, ma non quello contro gli israeliani (per esempio i Fratelli musulmani) si rivela, oltre che immorale, suicida. Qualcuno può farsi avanti per negare i dati sui quali Allam basa la sua posizione ? O i valori ( di rispetto della vita) sui quali la fonda ? Evidentemente no. Infatti, si preferisce la via degli interdetti ideologici. Con 200 firme e l'intero numero di una rivista contro un giornalista, ma senza repliche alle verità che afferma.
Ecco il testo della cronaca di AVVENIRE (pagina 25):
La difesa di Israele torna a dividere. Casus belli, stavolta, l’ultimo libro di Magdi Allam «Viva Israele» (Mondadori, pagine 206, euro 17) in cui il giornalista di origini egiziane accusa numerosi intellettuali italiani di cedevolezza, anche consapevole, al pericolo islamista e di ostilità nei confronti dello stato ebraico. La risposta non si è fatta attendere molto. Dopo essere circolato fra le caselle di posta elettronica e le cattedre universitarie, un appello contro le tesi di Allam viene ora pubblicato da Reset, mensile di politica e cultura di taglio progressista, nel suo numero di luglio, con il titolo di «No al giornalismo tifoso» (e che Allam, raggiunto per telefono, non ha voluto commentare). «Intendiamo protestare fermamente davanti alla sfrontatezza di chi afferma che le università italiane "pullulano" di "docenti collusi con un’ideologia di morte profondamente ostile ai valori e ai principi della civiltà occidentale e all’essenza stessa della nostra umanità"» si legge nel testo. «Ci pare davvero eccessivo – continua l’appello – che quanti, in sede di dibattito scientifico e civico, esprimono posizioni differenti da una pretesa unica "verità interpretativa" divengano automaticamente estranei a universali valori di civiltà o, addirittura, alieni dalla comune umanità. Una tale impostazione non è solo lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale – e molto più in linea con ideologie totalitarie – ma si pone anche a siderale distanza dal senso critico che sta alla base della ricerca storica e scientifica e della stessa, difficile ma essenziale, missione dell’informazione giornalistica in una società plurale». Impostazione che «rischia di contribuire, purtroppo, al preoccupante imbarbarimento dell’informazione», e che alimenta «una logica da tifo calcistico piuttosto che analitica e razionale, soprattutto quando si toccano temi delicati e sensibili come quelli religiosi e, in particolare, relativi all’Islam e alle questioni legate all’area mediorientale». Primo firmatario di questa lettera aperta è Paolo Branca, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano, preso di mira da Magdi Allam per un commento ritenuto compiacente «alle invocazioni a Dio per distruggere Israele fatte dall’imam Moussa nella grande Moschea di Roma». Fra le restanti 230 firme, si contano quelle di storici come Angelo D’Orsi, Giovanni Miccoli, Agostino Giovagnoli, Franco Cardini, Alfredo Canavero, Gadi Luzzatto Voghera, Guido Formigoni e di studiosi di religioni come Gabriele Mandel, Piero Stefani, Enzo Bianchi, Massimo Jevolella, Franco Riva e Paolo De Benedetti. Oltre a questo manifesto, Reset pubblica nel suo dossier dal titolo «L’ultimo libro di Magdi Allam: un inno per la terra di David o un attacco all’Islam?» interventi di David Bidussa, Giancarlo Bosetti, Khalid Chaouki, Amara Lakhous e Massimo Campanini. A quest’ultimo, docente di storia contemporanea dell’islam all’Università Orientale di Napoli, Allam ha dedicato nel suo libro due pagine al vetriolo per affermazioni come: «Sono molti gli autorevoli intellettuali europei che, pur mantenendo il legame culturale con i Fratelli Musulmani egiziani, e all’interno di un discorso di neoislamizzazione sociale e civile, perseguono la costruzione della Wasatiyya, una "via mediana dell’islam", che esprime posizioni molto moderne e democratiche». Per Campanini, nella sua replica su Reset, «stupisce notare come Magdi Allam sembri del tutto ignorare la letteratura scientifica sulle questioni mediorientale... È la banalizzazione dell’islamismo che finge di non vedere come, all’interno dei Fratelli Musulmani, in Egitto e nel mondo arabo, vi siano correnti di pensiero e di azione che si raccolgono attorno alla parola d’ordine Wasatiyya ("giusto mezzo"). Lo studioso americano Raymond Baker ha ampiamente documentato questa realtà. E del resto si va sempre più diffondendo nella ricerca scientifica la convinzione che la radicalizzazione dell’islamismo sia dovuta anche, se non soprattutto, alla repressione cui sono stati sottoposti i movimenti moderati degli anni Cinquanta-Sessanta. È dunque sbagliato e controproducente identificare il jiadismo con i Fratelli Musulmani».
La deformazione delle posizioni di Magdi Allam è particolarmente evidente in questo trafiletto pubblicato da EUROPA(pagina 1)
Si può criticare Magdi Allam senza essere considerati terroristi? La rivista Reset, da oggi in edicola, ha promosso una raccolta di firme contro la tesi centrale di Viva Israele, il nuovo libro del vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. Paolo Branca, David Bidussa, Enzo Bianchi, Gadi Luzzatto Voghera, Alberto Melloni, Angelo d’Orsi, Ombretta Fumagalli Carulli, Nasr Amid Abu Zayd, Giovanni Miccoli, Marco Varvello sono solo alcuni dei firmatari di un documento pubblicato sul nuovo numero della rivista diretta da Giancarlo Bosetti il quale avverte: «Il giornalismo rischia di cadere in una logica da tifo calcistico piuttosto che analitica e razionale, soprattutto quando si toccano temi delicati e sensibili come quelli religiosi ». Per Bosetti «utilizzare Israele come principio di vita e l’Islam come humus del principio di morte è un errore assai pericoloso ».
Ripetiamo a Bosetti: Allam non "utilizza" " Israele come principio di vita e l’Islam come humus del principio di morte". Sostiene semplicemente che il riconoscimento del diritto universale alla vita deve includere quello dei civili israeliani. Bosetti e i critici di Allam pensano il contrario ? Probabilemente non oserebbero dirlo o scriverlo, ma nel contempo si rifiutano di trarre da questo principio le conseguenze logiche indicate da Allam. Ovvero che chi difende il terrorismo contro i civili israeliani non formula un'insignificante eccezione a una generale condanna del terrorismo. Ma rifiuta in toto la cultura della vita per abbracciare quella della morte. Sostiene, semplicemente, il terrorismo e la sua ideologia. Chi critica Magdi Allam, invece, non è un terrorista. Ma come chiunque deve rendere conto della qualità e della plausibilità delle sue critiche. Nel caso di Bosetti, a quanto pare, molto scarse.
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