Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
La disinformazione di Giulietto Chiesa falsi storici e odio contro Israele
Testata: Autore: Giulietto Chiesa Titolo: «Quei venti di guerra sul Medio Oriente»
La malafede unita al pregiudizio antisraeliano e alla mistificazione storica sono alcuni degli ingredienti che il lettore può trovare nell’articolo di Giulietto Chiesa pubblicato il 3 luglio a pagina 6 su Il Bologna, quotidiano locale ad ampia diffusione, nella rubrica “Argomenti” e intitolato “Quei venti di guerra sul Medio Oriente”. Le posizioni antisraeliana e antiamericana del giornalista sono assai note sia dai suoi scritti sia dai vari interventi televisivi ma alcune delle affermazioni contenute nell’articolo non sono opinioni bensì vere e proprie falsità storiche e mistificazioni della realtà. Non si capisce con quale coraggio il giornalista affermi che “Gaza è diventata un poligono di tiro dell’esercito israeliano” quando in realtà è Israele ad essere costantemente colpito dai missili Kassam lanciati da Gaza che – ricordiamo ai lettori – dopo il ritiro degli 8.000 coloni nell’agosto del 2005, è diventata un covo di terroristi e una base di lancio di missili sulla cittadina israeliana di Sderot vero “poligono di tiro” per gli Hezbollah. Affermare che “Usa e Israele tengono i motori accesi per un prossimo intervento militare contro l’Iran”, senza ricordare che da mesi il presidente iraniano, a dispetto di tutte le sanzioni, continua a sviluppare le tecnologie nucleari minacciando costantemente e senza alcuna remora di voler “cancellare Israele dalla cartina geografica” è un palese pregiudizio antisraeliano. “A Israele nessuno rimprovera niente. Neanche l’occupazione delle terre palestinesi che continua dal 1967. Neanche gli insediamenti dei coloni. Neanche il muro”. Verrebbe da chiedersi in quale “Bantustan” viva Giulietto Chiesa. Eppure questo giornalista (che immaginiamo legga i giornali) non può non sapere che -da sempre - Israele si trova il dito puntato contro, qualunque cosa faccia o non faccia, qualunque intervento intraprenda o qualunque posizione assuma. Se si difende (grazie alla barriera difensiva gli attentati sono calati > del 95%) sbaglia, se si ritira da Gaza sbaglia e comunque lo sport più praticato dalla stampa in genere e da quella catto-comunista in particolare, è demonizzare Israele. Infine la perla finale. “Se non ci sono due stati in Palestina è perché Israele non lo vuole e gli Stati Uniti nemmeno”. Un piccolo ripasso storico non farebbe male al nostrogiornalista. Per i lettori ricordiamo che già nel luglio 1937 la proposta avanzata dalla Commissione Peel di istituire due Stati sovrani indipendenti, accettata dagli ebrei, venne invece rifiutata dai palestinesi. E furono sempre i palestinesi a rifiutare la risoluzione dell’Onu n. 181 del 29 novembre 1947 che prevedeva la costituzione di due Stati, uno ebraico ed uno palestinese. E l’ennesimo rifiuto venne da Arafat nell’estate del 2000 a Camp David, dove il presidente Clinton, desideroso di favorire la pace, lo aveva invitato insieme al premier israeliano Barak. Il leader palestinese rifiutò tutte le generose offerte di Barak e scendendo dall’aereo che lo riportava in Palestina fece il segno di vittoria. Dopo qualche mese scoppiò la Seconda Intifada. Chiesa termina l’articolo scrivendo: …….“Che vergogna per noi” Già, che vergogna leggere un simile coacervo di pregiudizi e falsità quando il ruolo del giornalista dovrebbe essere quello di informare e non “disinformare”.
Riportiamo integralmente l’articolo.
Il Medio Oriente sta entrando a vele spiegate in una nuova guerra su grande scala. Bisogna essere ciechi per non vedere i sintomi: l’Autorità Palestinese non esiste più. Gaza è diventata un poligono di tiro dell’esercito israeliano. In Libano cominciano a saltare in aria le colonne Unifil delle forze dell’Onu, mentre strani gruppi terroristici attaccano l’esercito libanese. La puzza di bruciato cresce. La guerra si estende in Iraq; la Turchia pensa ad un prossimo intervento militare contro l’Iran. Il governo israeliano decide di restituire, finalmente, circa 600 milioni di dollari che teneva illegalmente sequestrati ai palestinesi dal gennaio 2006, data della straripante vittoria elettorale (regolare) di Hamas. Ma quei soldi non andranno ai palestinesi, bensì al signor Abbas, presidente del nuovo Bantustan della West Bank. I palestinesi, non solo quelli che muoiono trincerati a Gaza, ma anche la maggioranza degli altri, lo considerano già un traditore della loro causa. L’Europa ha già deciso di schierarsi con Abbas, per cui condividerà con lui il disprezzo e l’odio deidisperati. E sempre l’Europa, con notevole faccia di bronzo (quella di Javier Solana) invita alla concordia. Ma tra chi e chi? Siamo stati noi europei, insieme agli USA, a derubare i palestinesi del legittimo governo che si erano scelto, votando come gli avevamo chiesto. Ieri International Herald Tribune scriveva: la politica israeliana, “insieme all’embargo occidentale dell’aiuto al governo di Hamas, fu messa in atto con l’obiettivo di indebolire il governo e farlo cadere”. Siamo davvero molto democratici, noi europei. Solo che i palestinesi hanno eletto i loro candidati e non i nostri, per cui li abbiamo puniti. A Israele nessuno rimprovera niente. Neanche l’occupazione delle terre palestinesi che continua dal 1967. Neanche gli insediamenti dei coloni. Neanche il muro. Se non ci sono due stati in Palestina è perché Israele non lo vuole e gli Stati Uniti nemmeno. L’Europa dice di volerlo, ma non ha il coraggio di essere coerente. Non ha neanche il coraggio di dire a Israele che non potrà costruire il suo Bantustan con Abu Abbas, senza cessare l’occupazione. E se volessero ripetere le elezioni Fatah perderebbe di nuovo. Si annuncia la guerra e una nuova Intifada. Che tristezza, per loro e per noi. Che vergogna per noi.
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