Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La cattiva idea di Gordon Brown se fosse stata messa in pratica prima, la storia della Gran Bretagna e del mondo sarebbero state diverse e peggiori
Testata: Il Foglio Data: 05 luglio 2007 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Churchill non sarebbe stato Churchill»
Dal FOGLIO del 5 luglio 2007
Londra. Davanti agli eventi drammatici dei primi giorni del suo premierato, lo scozzese Gordon Brown ha dimostrato, nelle parole e nei fatti, la compostezza e la grinta di tutti i grandi leader politici britannici della storia. Martedì pomeriggio, nell’atteso discorso alla Camera dei Comuni sulle sue ambizioni riformatrici rispetto all’attuale assetto costituzionale (con la sua enfasi sull’abolizione di molte accezioni della Royal Prerogative), il successore di Tony Blair ha dimostrato di non voler più prendere da solo le decisioni dure e storiche, almeno non senza la foglia di fico di una piena votazione parlamentare. Le “prerogative reali” sono, un po’ come la facoltà dei papi di proclamare i santi, uno degli aspetti più tipici dell’atavico mito parlamentare britannico: un insieme di poteri, accumulati dai premier alle spese del monarca, nei lunghi secoli della democratizzazione. Nella sua ansia di distanziarsi politicamente dall’operato del predecessore e per meglio riciclarsi come “una figura nuova”, Gordon Brown ha ora deciso di rinunciare alla preziosa facoltà che gli permette di dichiarare guerra senza l’esplicito avallo da parte delle Camere. Nel breve termine, si tratta di un colpo a effetto volto a neutralizzare alcuni precedenti semipresidenzialisti di Blair, fortemente criticato per aver “trascinato il Regno Unito in guerra” per ben cinque volte in dieci anni. E soprattutto in Iraq. Nel lungo termine, però, Gordon Brown si sta legando le mani in una maniera che avrebbe fatto inorridire i grandi della politica britannica. Senza quella Royal Prerogative, così anomala e “presidenzialista”, Winston Churchill non avrebbe mai potuto combattere la Seconda guerra mondiale con la sua vincente disinvoltura, né Margaret Thatcher avrebbe potuto spedire la flotta a combattere (e sconfiggere) gli “Argies” nelle Falklands, né lo stesso Blair avrebbe potuto salvare la Sierra Leone e mettere in ginocchio i talebani, Saddam Hussein e Milosevic. Il George Galloway di turno e una sua multiforme coalizione pacifista sarebbero stati più che sufficienti a lasciare Hitler al suo posto.
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