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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio-Il Giornale Rassegna Stampa
23.06.2007 Israele prepara l'attacco aereo per fermare il nucleare iraniano. E la Nato ?
la cronaca di Rolla Scolari e Gian Micalessin

Testata:Il Foglio-Il Giornale
Autore: Rolla Scolari- Gian Micalessin
Titolo: «Israele prerpara l'attacco aereo per fermare il nucleare iraniano»

Dal FOGLIO di oggi, 23/06/2007, a pag.12, la cronaca di Rolla Scolari sulla Nato e il progetto dello scudo spaziale.

Gerusalemme. Pochi giorni fa l’aviazione israeliana e quella americana si sono esercitate assieme sopra il deserto a sud di Gerusalemme. Secondo il Jerusalem Post, è l’addestramento a manovre a lungo raggio necessario per un’ondata di airstrike contro le installazioni nucleari dell’Iran. L’interpretazione della stampa araba è la stessa. Lo scorso marzo sono stati testati con successo i missili Arrow, Patriot II e Patriot parti di uno scudo di difesa. Soltanto pochi giorni dopo, la Camera dei deputati americana ha autorizzato la spesa di 250 milioni di dollari per finanziare un progetto per un sistema di difesa condiviso da Stati Uniti e Israele. Venticinque milioni di dollari andranno allo sviluppo dei missili Arrow, già operativi nel paese, costruiti perdiverse centinaia di chilometri come gli Scud o gli Shihab III. Quarantacinque milioni saranno utilizzati per il David’s Sling, un razzo da difesa contro i katiusha utilizzati l’estate scorsa da Hezbollah contro il nord d’Israele, e anche contro i più piccoli Qassam lanciati da Hamas e dal Jihad islamico dalla Striscia di Gaza contro il sud. A maggio, l’ex responsabile israeliano alla Difesa, Amir Peretz, ha detto che il sistema dovrebbe essere operativo entro due anni: il paese è scoperto fino alla fine del 2009. Centotrentacinque milioni di dollari serviranno a rendere operativo, entro il 2012, il THAAD, Theater High-Altitude Area Defense, un sistema americano della stessa categoria dell’Arrow capace d’intercettare missili balistici (Scud e simili) idoneo ad affrontare la minaccia iraniana. Ehud Barak,quando era capo di stato maggiore, aveva mostrato di prediligere il THAAD rispetto all’indigeno Arrow, operativo dal 2002. Gli scudi americano e israeliano dovrebbero essere completamente integrati entro il 2013. Gli Stati Uniti stanno lavorando a fondo anche alla creazione di un sistema di difesa in funzione anti iraniana nell’Europa dell’est, in Polonia e Repubblica Ceca. La politica estera di Mosca è da tempo concentrata su una pressante campagna contro lo scudo americano alle porte. La Russia, nel caso di installazioni in Polonia e Repubblica Ceca, minaccia di sviluppare missili capaci di rendere il sistema inoffensivo. In questo quadro, come parte integrante di uno scudo americano, Israele può trovarsi a dover fronteggiare la vendita da parte della Russia a Iran e Siria di missili in grado dineutralizzare i suoi Arrow, come il potente missile Iskander E, con una gittata di 200 chilometri. Mosca vende già armamenti ai due paesi. Da mesi la stampa internazionale parla di un possibile conflitto estivo con Damasco. Anche per questo, Israele ha da poco con successo mandato in orbita un satellite, Ofek 7, che aumenta di molto, dicono gli analisti militari, le capacità dell’intelligence militare. Cameron Brown, vice direttore del Gloria Center, centro di ricerca all’Interdisciplinary Center di Herzliya ed esperto di sistemi di difesa, spiega al Foglio che grazie a un satellite così potente l’esercito è in grado di sapere esattamente che tipo e che quantità di armamenti la Siria starebbe ammassando ancora al suo confine. In Israele non esiste un dibattito su un’ipotetica integrazione del suo Arrow con ilfuturo scudo est europeo, e quindi con gli Stati Uniti, con cui il paese collabora dalla fine degli anni Novanta, con tecnologia e finanziamenti sui sistemi anti missilistici. Ma per Zeev Bonen, esperto militare, ricercatore al Besa Center dell’università israeliana di Bar Ilan, si tratta di una possibilità. Un adattamento del sistema Arrow contro l’Iran potrebbe essere integrata allo scudo europeo e potrebbe aiutare la Nato”. Per Brown, l’Iran tra pochissimi anni sarà una minaccia comune. “Israele è in una posizione geografica buona per fermare razzi arrivo dall’Iran e dalla Corea del Nord e rotta per l’Europa; a me sembrerebbe una soluzione decente avere uno scudo anche in Israele, ma non credo che l’Arrow sarebbe il sistema adatto”.

Dal GIORNALE di oggi, 23/06/2007a pag.14, la cronaca di Gian Micalessin,dal titolo " Israele prerpara l'attacco aereo per fermare il nucleare iraniano ":

La teoria, o il bluff, è sempre la stessa. Si basa sull’assunzione del «non ritorno», ovvero sull’idea che l’Europa e gli Stati Uniti finiranno con l’arrendersi all’idea di un Iran nucleare. Così, a poche ore da alcuni cruciali appuntamenti europei del grande negoziatore Alì Larijani (che minaccia «un passo più grande» in campo nucleare in caso di nuove sanzioni), il ministro degli Interni della Repubblica Islamica Mostafa Pour Mohammadi alza la posta e dichiara il possesso di un quintale di uranio arricchito. Salvo smentire tutto in poche ore. Il gioco di dichiarazioni e smentite rientra forse nelle manovre messe a punto in vista dei colloqui di ieri a Vienna tra Larijani e il capo dell’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) Mohammed El Baradei. Un incontro seguito, oggi, dall’appuntamento di Lisbona con il responsabile della politica estera dell’Unione Europea Javier Solana. Dai due incontri dipende l’avvio di nuovi negoziati o l’inasprimento delle sanzioni dell’Onu.
Il malloppo nucleare accantonato dall’Iran, secondo le dichiarazioni attribuite a Pour Mohammadi dall’agenzia non ufficiale Isna, sarebbe uscito dalle tremila centrifughe di Natanz. «Inizialmente siamo stati bloccati perché l’Occidente ostacolava il funzionamento delle prime 20 macchine – spiega Pour Mohammadi – ma ora abbiamo 3000 macchinari in funzione e abbiamo immagazzinato oltre cento chili di uranio arricchito». Il ministro non specifica il livello d’arricchimento, ma l’Aiea dà per scontato che non oltrepassi quel 5 per cento sufficiente all’ottenimento di combustibile nucleare. Il superamento dell’85 per cento indispensabile per usi militari richiederebbe centrifughe molto più sofisticate, capaci di resistere a rotazioni vicine alla velocità del suono. Quella soglia tecnica rappresenta il punto di non ritorno nel caso Teheran voglia, come sospettano Stati Uniti, Europa e Israele, dotarsi di armamenti atomici. Per assemblare il primo ordigno nucleare i laboratori di Teheran dovranno, secondo gli esperti, produrre almeno mezza tonnellata di materiale fissile.Un eventuale spregiudicato gioco al rialzo sul tavolo del poker nucleare rischia, però, di trascinare al punto di non ritorno anche Israele. Durante una conferenza stampa negli Stati Uniti l’ex premier israeliano Benjamin Netanyahu fa, infatti, sapere che il mondo non potrà abituarsi all’idea di un Iran nucleare. Il monito, pronunciato dal leader dell’opposizione, riflette un’idea largamente condivisa da tutti gli schieramenti politici israeliani. Proprio ieri la censura militare ha dato il via libera alla pubblicazione delle notizie sulle esercitazioni degli squadroni di bombardieri pronti a colpire le installazioni nucleari iraniane. L’addestramento, in corso da mesi, prevede l’infiltrazione attraverso la Turchia a nord, l’Arabia Saudita a sud e l’Irak nel centro, di una flotta di una cinquantina fra F16 ed F15 divisi lungo tre corridoi.
Il raid, secondo il quotidiano Maariv, scatterà non appena i servizi segreti comproveranno il superamento da parte iraniana del punto di non ritorno. In quello stesso momento il comando dell’aeronautica riceverà il via libera all’operazione e caricherà sui bombardieri le cinquanta testate da 1000 e 2500 chili destinate a distruggere i laboratori nucleari di Natanz, Isfahan e Arak. Il grande salto da 4000 chilometri, con complessi rifornimenti in volo, potrebbe scattare poco dopo il summit di fine anno in cui Israele e Stati Uniti valuteranno l’efficacia delle sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

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