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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
21.06.2007 Abu Mazen accusa l'Iran per l'offensiva di Hamas
che potrebbe estendersi da Gaza alla Cisgiordania

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Davide Frattini - la redazione
Titolo: «L'accusa di Abu Mazen "Hamas aiuti dall'estero" - Hamas minacciosa pure in Cisgiordania, ora Abu Mazen non dialoga»

Da pagina 15 del CORRIERE della SERA , una cronaca  di Davide Frattini:

GERUSALEMME — Non fa nomi. Accusa «elementi regionali» di aver collaborato con Hamas «al piano di attacco contro i moderati di Fatah nella Striscia di Gaza». Il presidente Abu Mazen non fa nomi e pensa all'Iran. Come Ahmed Abul Gheit, ministro degli Esteri egiziano, che accusa Teheran di aver «incoraggiato» gli integralisti: «E questo rappresenta una minaccia alla sicurezza dell'Egitto».
Il raìs palestinese è apparso in televisione per un discorso alla nazione. Ripete di non voler dialogare con «i terroristi assassini». «Hanno cercato di uccidermi un mese fa, scavando un tunnel sotto la strada dove avrebbe dovuto passare la mia auto. L'hanno riempito con 250 chili di esplosivo». Dice di aver ricevuto i video che filmano l'operazione: «Non era per colpire gli israeliani, come sostiene Hamas».
Dalla Mukata, annuncia che la lotta continua «tra il progetto nazionale palestinese e questo piccolo regno che vogliono stabilire a Gaza». Dalla Striscia, gli risponde Sami Abu Zuhri, uno dei portavoce del movimento: «Quello che ha detto è vergognoso. Si è danneggiato da solo con le sue parole».
Per la prima volta dall'offensiva che ha consegnato ai fondamentalisti il controllo della Striscia, l'esercito israeliano è intervenuto a sud, nell'area del campo rifugiati di Khan Yunis: 4 miliziani sono stati uccisi negli scontri e un soldato è rimasto ferito. I lanci di Qassam sono ricominciati: 6 razzi sono caduti nelle città e nei villaggi del deserto del Negev. Tsahal ha risposto colpendo dagli elicotteri.
Mahmoud Zahar, ministro degli Esteri nel primo governo di Ismail Haniyeh e uno dei capi più oltranzisti di Hamas, ha detto che il movimento vuole mantenere la calma nella Striscia e ha proposto un cessate il fuoco a Israele, se vengono fermate le operazioni militari anche in Cisgiordania (a Jenin, l'esercito ha ucciso due palestinesi ricercati). «Abbiamo la forza per bloccare i Qassam — ha dichiarato Zahar — ma non saremo i protettori dei confini» con Israele. Gli attacchi di ieri sono stati rivendicati dalla Jihad islamica.
Ehud Barak, neo-ministro della Difesa, ha dato il via libera per lasciare passare i malati e i feriti bloccati nel tunnel che da Gaza porta in Israele. L'ingresso è stato permesso anche ai residenti della Striscia con doppia nazionalità. Dodici camion con cibo e medicine sono potuti entrare a Gaza.

Dalla prima pagina del FOGLIO:

Gerusalemme. Abu Mazen porta avanti la sua strategia d’isolamento di Hamas, appoggiato dal premier israeliano Ehud Olmert e dal presidente americano George W. Bush, freschi dell’incontro di Washington. Ieri, in un discorso televisivo dagli insoliti toni forti, il presidente di quella che era l’Anp ha accusato Hamas di aver “rimpiazzato il progetto nazionale con il proprio progetto d’oscurità”. “Non ci sarà dialogo con questi terroristi assassini”, ha detto. Le forze di Fatah, all’indomani della conquista da parte di Hamas della Striscia di Gaza, hanno assalito postazioni del gruppo islamista in Cisgiordania e arrestato suoi esponenti. Il partito del rais e le forze militari e paramilitari collegate al gruppo sono considerate più radicate e meglio armate di Hamas nella regione. Ma tra le file dell’organizzazione islamista c’è chi mette in guardia contro un eccessivo ottimismo: “Pensano che Hamas sia debole in Cisgiordania come credevano lo fosse a Gaza – ha detto l’ex ministro degli Esteri del movimento, Mahmoud Zahar – E’ meglio per loro che non cadano nella trappola”. Hamas ha il suo stato a Gaza e il timore dei paesi vicini è che da quel nucleo possa muovere non solo in Cisgiordania, ma nell’intera regione, come teme il re saudita Abdullah, impegnato in un viaggio in Europa, e il sovrano hashemita Abdallah di Giordania, che studia ipotesi di collaborazione, se non federazione, con l’Anp. E’ difficile capire lo status di Hamas nel territorio ancora controllato da Fatah. I risultati elettorali erano stati favorevoli al gruppo islamista in alcune città del nord della Cisgiordania, come Nablus, Jenin e Qalqiliya, e proprio a Nablus, secondo fonti dell’Associated Press, Hamas avrebbe 4.000 uomini armati. Il Wall Street Journal racconta del traffico d’armi in favore dell’organizzazione a Gaza, nei mesi passati. Spiega come – secondo lo Shin Bet, i servizi interni israeliani – circa 25 mila fucili abbiano attraversato il poroso confine tra la Striscia e l’Egitto. “In sezioni della Cisgiordania e della Giordania – scrive il WSJ – ci sono segni di una tendenza simile”.
L’Olp ha accusato l’Iran di essere dietro le battaglie della settimana scorsa e dietro il finanziamento delle armi. Le stesse accuse arrivano dal ministro degli Esteri del Cairo, Ahmed Aboul Gheit. Shlomo Mofaz, ex membro dell’intelligence militare israeliana e oggi esperto di antiterrorismo, dice al Foglio che esiste una differenza tra Gaza e la Cisgiordania. A nord le forze di Abu Mazen sono storicamente più radicate, e la situazione è diversa perché l’esercito israeliano è ovunque e i ripetuti attacchi di Tsahal contro Hamas, negli anni, l’hanno indebolita. “Ma tutto può accadere”.
Hamas gioca per ora un’altra partita. Il numero due dell’ufficio di Damasco, Moussa Abu Marzouq, ha dichiarato che un nuovo governo formato da tecnocrati potrebbe risolvere la crisi. Il gruppo propone una tregua a Israele in cambio dell’arresto dei raid. L’aviazione ha colpito ieri obiettivi a Gaza, dopo il lancio di due Qassam sul Negev, rivendicato dal Jihad islamico. Tsahal ha compiuto operazioni militari lungo il confine della Striscia e in Cisgiordania, uccidendo sei miliziani. La situazione a Gaza non è ancora calma. Gli incidenti maggiori, dopo gli scontri tra fazioni, sono a danno dei cristiani. Il convento delle Sorelle del Rosario è stato assalito e saccheggiato, la porta principale frantumata a colpi di mortaio.

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