Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Qui si trova l'articolo di Barbara Spinelli a proposito del quale è stato scritto questo articolo:
Da lungo tempo ho purtroppo perso l'abitudine di apprezzare i suoi articoli, e soprattutto quando lei parla di questioni mediorientali. Dispiace particolarmente il suo ripetuto ricorso a frasi equivoche, per indurre in errore il lettore meno informato. E allora le ricordo, per esempio, che Arafat non ebbe mai a riconoscere in modo esplicito , nei documenti in arabo dell'OLP, l'esistenza dello stato di Israele. Avrebbe temuto di fare la fine di Sadat, altrimenti. L'eventuale trattativa con Israele è sempre stata, nello spirito suo come dei successivi dirigenti di Hamas, e anche di Fatah, una fase di tregua momentanea, magari senza neppure interrompere azioni di guerra, da superare con la definitiva vittoria dell'islam e la conseguente cacciata degli ebrei. Ma queste cose lei non le dice mai, signora Spinelli. Eppure basta leggere i loro giornali o sentire le loro televisioni per capirle. Non è poi corretta quando parla di umiliante accesso dei palestinesi: ma cosa deve fare secondo lei Israele per proteggere la vita dei propri cittadini? Ci vuole pensare un pochino con serietà, e senza preconcetti? E così forse si accorgerebbe che anche parlare sempre del muro, e di solo quello lì, che per il 95% non è neppure muro, è profondamente scorretto verso i suoi lettori. Lei deve usare i termini appropriati, e spiegare anche le ragioni di quel che succede: un articolo su un quotidiano, soprattutto se di fondo, non è una lezione di filosofia teorica. Le ricordo poi che anche le vie d'accesso dell'Italia e di tutti gli stati del mondo sono presidiate dai paesi confinanti: non si deve giocare in quel modo con le parole, per indurre in errore il lettore meno attento. Gli insediamenti, poi, Israele ha sempre saputo chiuderli, quando ve ne sono state le condizioni (pace con l'Egitto, Gaza). E così vede che anche le sue dissertazioni sugli insediamenti sono vuote parole. Si tratti correttamente, e si trova una soluzione. Le assicuro, anche se lei è convinta del contrario, che gli ebrei non sono peggiori degli altri uomini. Ma lei preferisce mettere in bocca a Khalidi ogni leggera critica ai palestinesi. Ritiene forse, con tale metodo, di procurarsi dei meriti personali nell'eventualità che un giorno possa finire nelle mani di fondamentalisti islamici, magari anche nella oggi ancora più o meno tranquilla Europa? Da quanto precede ne consegue che la impossibilità di fare uno stato palestinese non è da attribuire solo a Israele e a Bush. Nessuno, in quella disgraziata area, vuole che nasca uno stato palestinese, tranne proprio gli israeliani, e tranne gli americani. Ai fondamentalisti interessa, in realtà, solo uno stato islamico che si estenda, senza confini e senza democrazia, in tutte le terre dove l'Islam è passato, e cioè dalla Spagna fino all'Indonesia. E se ci riuscissero si ricordi, signora Spinelli, che non le basterà indossare il burqa per salvare la sua anima, nonostante le sue continue strizzatine d'occhio ai poveri palestinesi. lettera firmata