Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La politica estera di D'Alema mandare i caschi blu a Gaza (perché Hamas possa riarmarsi indisturbata), liberare Hanefi ( e ignorare Esfandiari), negoziare con la Siria (la sua impunità per l'omicidio Hariri)
Testata:Adnkronos - Il Giornale Autore: la redazione Titolo: «M.O.: D'ALEMA, SERVE MISSIONE INTERNAZIONALE ANCHE PER GAZA»
Un lancio ADNKRONOS:
Potsdam, 30 mag. - (Adnkronos/Aki) - La buona esperienza della missione Unifil in Libano rende "meno irrealistica" la possibilita' di una missione internazionale anche per Gaza. E' la valutazione espressa dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema nel corso del suo intervento nella riunione con i capi delle diplomazie degli stati del G8 a Potsdam, alle porte di Berlino. Lo riferiscono fonti diplomatiche italiane presenti ai lavori. Secondo D'Alema "l'esempio dell'Unifil" in Libano e' incoraggiante, "ha finito per convincere anche gli israeliani". Visto tale successo "si potrebbe pensare a una presenza internazionale a Gaza" che sarebbe a questo punto "meno irrealistica".
L'"esperienza dell'Unifil", finora, è stata "buona" per Hezbollah, che ha potuto riarmarsi indisturbato. D'Alema pensa a qualcosa di analogo per Gaza e per Hamas ?
Di seguito, la cronaca di Gian Micalessin dal GIORNALE (pagina 13). D'Alema intima al governo afghano di presentare le prove della colpevolezza del mediatore di Emergency Hanefi o di scarcerarlo immediatamente ,ma tace sui tra americani incriminati per spionaggio in Iran, senza né prove né indizi. Suggerisce anche una soluzione negoziata con la Siria circa il processo per l'omicidio di Hariri. Le preferenze del nostro ministro degli Esteri, evidentemente, vanno tutte ai regimi dittatoriali nemici dell'occidente, che meritano, secondo lui, un trattamento di favore.
Ecco il testo:
Più che una riunione dei ministri degli Esteri, sembra la valvola di sfogo di tutte le tensioni internazionali. L’incontro dei ministri degli esteri del G8 a Potsdam invece di preparare il clima in vista del summit del 6-8 giugno a Heiligendamm, rischia di arroventarlo. Su ogni discussione - dal Darfur, al Medio Oriente al Kosovo - aleggia lo scontro tra la Russia da una parte e gli Stati Uniti e i Paesi occidentali dall’altra. Il presidente statunitense George W. Bush chiede sanzioni contro il Sudan per il Darfur e la Russia traccheggia sicura di poter contare sul “no” della Cina al Consiglio di Sicurezza. Sul Kosovo quasi scontato l’appoggio a Belgrado della “grande madre” russa per bloccare l’indipendenza del Kosovo. La questione nucleare iraniana potrebbe, invece, dividere anche l’Occidente. Soprattutto se il responsabile della politica estera dell’Unione, lo spagnolo Javier Solana, riterrà - dopo l’incontro di oggi a Madrid con il negoziatore iraniano Alì Larijani - di aver trovato i margini per un compromesso e chiederà agli Stati Uniti il rinvio di nuove sanzioni. Per Massimo D’Alema il vertice è l’occasione per riaprire con l’Afghanistan del presidente Hamid Karzai la questione di Rahmatullah Hanefi, il coordinatore afghano di Emergency accusato di aver giocato un ruolo poco chiaro nel sequestro di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato di Repubblica. «Se ci sono prove della validità dell’arresto gli afghani devono esibirle nelle prossime ore, oppure dovrà essere scarcerato», ha detto il ministro dopo un incontro con l’omologo afghano Rangin Dafaor Spanta. Intervenendo sul Kosovo D’Alema difende la necessità di aprire ai serbi e di evitare scontri al Consiglio di Sicurezza. «Occorre dare una prospettiva non solo ai kosovari, ma anche ai serbi... Occorre costruire una soluzione in grado di parlare ai due popoli». Le posizioni di D’Alema sulla costituzione di un tribunale internazionale per giudicare i colpevoli dell’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri e lo scontro israelo-palestinese appaiono, invece, assai fuori linea rispetto a quelle del blocco occidentale. Sulla Corte internazionale per l’omicidio Hariri il ministro degli Esteri suggerisce una soluzione negoziata con la Siria. Esattamente l’opposto di quanto pretendono Washington, Londra e Parigi pronte a presentare al Consiglio di Sicurezza una mozione per la costituzione del tribunale anche senza la ratifica del Parlamento libanese, presieduto e controllato dal filosiriano Nabih Berri. Sul fronte israelo-palestinese, D’Alema rilancia l’idea dell’invio a Gaza di una forza di pace internazionale, sotto l’egida dell’Onu. La proposta, oltre a dover fare i conti con l’opposizione d’Israele, deve fronteggiare l’ostilità dell’Amministrazione statunitense orientata su tutt’altre proposte negoziali. Ma D’Alema difende il proprio «irrealismo» politico citando il «successo» della missione Unifil in Libano. Proprio quel successo riconosciuto, a suo dire, anche dai ministri del G8, farebbe apparire «meno irrealistica» l’idea di una missione di pace per Gaza.
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