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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.05.2007 Ehud Barak e Amy Ayalon si contendono la guida dei laburisti israeliani
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 maggio 2007
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Primarie laburiste in Israele, Barak in corsa»
Dal CORRIERE della SERA del 29 maggio 2007:

TEL AVIV — Il partito che ha cambiato sei leader in sei anni ha votato per scegliere il settimo. L'uomo che dovrebbe diventare ministro della Difesa, fronteggiare la minaccia iraniana, fermare i lanci di Qassam, prepararsi a vincere le prossime elezioni. «In confronto a queste incombenze, le primarie sono state una passeggiata nel parco», scrive Nahum Barnea su Yedioth Aharonoth.
La passeggiata di Ehud Barak per provare a tornare alla guida dei laburisti è cominciata quando ha preso l'ascensore al trentaduesimo piano delle Akirov Towers, grattacieli extralusso a nord di Tel Aviv. L'ex primo ministro è sceso in mezzo al traffico dei pendolari per raggiungere Kfar Saba, dove ha votato in una casa di riposo. Da lì verso Ranaana e il resto di Israele, per l'ultimo tour promozionale. Abbracci, strette di mano, pacche sulle spalle, fino alla chiusura delle urne. Poche parole, come durante tutta la campagna. Due slogan: «Sono cambiato» e «Solo io posso garantire la sicurezza».
E' quello che i compagni del Sayeret Matkal hanno ripetuto, in un giro di telefonate elettorali, ai commilitoni dell'unità speciale per convincerli a sostenere il comandante: «Solo Ehud può riabilitare l'onore dell'esercito». Nella corsa, l'ex generale ne ha affrontato un altro, Amy Ayalon, che è stato ammiraglio della Marina e ha diretto lo Shin Bet, i servizi segreti interni.
Sono loro due ad aver raccolto la maggior parte dei consensi tra il 65% dei 103.498 membri registrati del partito. I primi exit poll hanno dato risultati discordanti: Barak al 38% e Ayalon al 36% (secondo il Canale 1), Ayalon al 39% e Barak al 33% (secondo il Canale 2). Se i sondaggi venissero confermati, il vincitore verrà scelto dal ballottaggio del 12 giugno, per passare al primo turno è necessario raggiungere il 40%. Unica certezza, Amir Peretz (17-19%) sembra fuori dai giochi: nel giro di 18 mesi ha perso il controllo del partito e in un anno la poltrona di ministro della Difesa. E' la seconda vittima politica del conflitto contro gli Hezbollah, dopo le dimissioni in gennaio di Dan Halutz, capo di Stato maggiore.
«La sfida nei laburisti è il primo esame post-guerra del Libano», spiega Nadav Eyal su Maariv. Così i risultati delle primarie sono stati seguiti in diretta dal premier Ehud Olmert. Il nuovo leader della sinistra dovrà decidere se restare, e per quanto tempo, nella coalizione. Ayalon ha promesso di non accettare una poltrona di ministro a meno che Olmert non venga rimpiazzato, Barak dice di voler entrare nel governo solo se viene fissata una data per le elezioni anticipate. «Il vero dramma nazionale — scrive Yossi Verter su Haaretz — comincia adesso». I commentatori concordano che il Labour è un partito che stenta a uscire dalla crisi, qualunque sia il vincitore. «I laburisti non hanno trovato pace dall'assassinio di Yitzhak Rabin — continua Verter —. Cercano, e ancora non sembrano trovare, la persona che li riporterà ai giorni gloriosi del passato».

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