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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.05.2007 A Sderot una nuova vittima dei kassam
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 maggio 2007
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La rabbia di Olmert: nessuno è immune»

Dal CORRIERE della SERA del 28 maggio 2007:

GERUSALEMME — I miliziani di Hamas aspettano e si preparano. I soldati di Tsahal aspettano e si preparano. Il ping pong dei bombardamenti continua. Un Qassam ha ucciso un israeliano a Sderot, il razzo ha centrato la sua auto e Oshri Oz, 35 anni, è morto all'ospedale, il collo trapassato da una scheggia. E' la seconda vittima in meno di una settimana, dal 15 maggio sono caduti oltre 250 missili sulle città al confine con Gaza.
Il governo di Ehud Olmert sembra ancora rinviare un'operazione che riporti le truppe dentro la Striscia. La pressione su Hamas non si riduce, 11 giorni di raid aerei, 49 palestinesi morti. «Nessuno è immune, non ho posto alcun limite all'esercito per colpire chi è coinvolto in attività terroristiche», spiega il premier. Non c'è un limite neppure alla durata della campagna. «Potremmo continuare anche se gli estremisti smettono di lanciare i razzi. Dobbiamo prepararci a una lunga offensiva che non dipende dagli accordi interni tra le fazioni».
Yuval Diskin, capo dello Shin Bet, è apparso davanti ai ministri per fare il punto. «Se decidiamo un'invasione, i fondamentalisti saranno più che pronti. Tunnel, cecchini, strade minate». I servizi segreti suggeriscono di continuare così, con l'aviazione. «Non dobbiamo farci ingannare da una calma apparente, dobbiamo colpire Hamas ogni giorno».
Il movimento fondamentalista vorrebbe che il presidente Abu Mazen negoziasse un cessate il fuoco con lo Stato ebraico in Cisgiordania e si rifiuta di fermare i lanci da Gaza. L'intelligence israeliana teme che proprio dalla Cisgiordania possa iniziare una nuova serie di attacchi. Sabato notte due miliziani delle Brigate Al Aqsa sono stati uccisi dopo aver assalito una pattuglia delle guardie di frontiera. «L'aspetto più preoccupante — commenta Micky Rosenfeld, portavoce della polizia — è che erano arabi israeliani, abitanti a Gerusalemme Est, con un passaporto come ogni altro cittadino».
Anche Amir Peretz, ministro della Difesa, ribadisce che le operazioni militari andranno avanti. «La lista degli obiettivi a Gaza è molto lunga». Per ora il suo obiettivo politico sarebbe sopravvivere alle primarie nel suo partito. Oggi i laburisti votano il nuovo leader e i sondaggi danno Peretz per sconfitto. Il testa a testa dovrebbe essere tra due ex generali: Ami Ayalon ed Ehud Barak.

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