Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Notizie sul Libano Dimitri Buffa intervista Roger Bou Chahine
Testata: L'Opinione Data: 26 maggio 2007 Pagina: 5 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «Il Libano diventerà come l¹Iraq per colpa di D¹Alema, parola di Roger Bou Chahine»
Sull'OPINIONE di oggi, 26/05/2007, Dimitri Buffa intervista Roger Bou Chahine, direttore dell' Osservatorio geopolitico mediorientale (Ogmo).
Il Libano diventerà come l¹Iraq per colpa di D¹Alema, parola di Roger Bou Chahine
³La missione Unifil voluta da Massimo D¹Alema per il sud del Libano ormai è fallita. E¹ stata pura propaganda, non è servita a niente e ormai, con l¹avvento dei gruppi salafiti come Fatah al Islam, ma ce ne sono almeno altri dieci che l¹opinione pubblica neanche sa esistere, il Libano potrebbe diventare come l¹Iraq con i gruppi terroristici sunniti da una parte e gli hezbollah sciiti dall¹altra a contendersi il potere sulla pelle dei libanesi a colpi di autobomba e di shaheed, fino all¹ultimo attentato². Roger Bou Chahine , attuale direttore dell¹Osservatorio geopolitico mediorientale (Ogmo), è uno che ama parlare chiaro. Per anni è stato anche il rappresentante diplomatico in Italia delle Forze libanesi, il movimento cristiano maronita del Libano che fa capo al leader Samir Geagea, liberato un anno fà dalle segrete dell¹ultimo carcere di massima sicurezza in Beirut gestito direttamente da Damasco. In questa intervista Chahine mette bene in chiaro soprattutto una cosa: ³se non fosse stato per i terroristi palestinesi e i loro campi profughi a metà negli anni ¹70, così come in seguito per gli hizbullah negli anni ¹80 e anche oggi, il Libano non sarebbe stato mai un teatro di guerra con Israele e nemmeno uno stato ostile che non lo riconosce, visto che già dal 1954 esistevano trattati di pace, almeno venti anni prima di Camp David².
Quindi tutti i problemi del Libano nascono dallo status di extraterritorialità voluto da Arafat per questi campi profughi e accordato dall¹Onu? ³Non ci sono dubbi. Negli anni questa circostanza ha reso più facile il reclutamento jihadista e infatti noi negli ultimi scontri con l¹esercito libanese abbiamo contato tra i morti e i feriti tanti cittadini provenienti dalla Turchia, dalla Siria, dall¹Arabia Saudita, dal Pakistan, dalla Giordania. Nei campi palestinesi si è formata la nuova internazionale del terrore che è anche un po¹ riduttivo volere tutta etichettare come Al Qaeda².
Perché? Chi sono? Come dobbiamo chiamarli? ³Parlare genericamente di Al Qaida in Libano è poco più che uno slogan. In realtà i movimenti jihadisti si rifanno al salafismo (letteralmente ³passatismo², il verbo ³salafa² in arabo indica genericamente il tempo che passa e ciò che si rifà a passate tradizioni religiose, ndr) come quello algerino e hanno trovato nei campi profughi palestinesi e nell¹anarchia che li caratterizza un fertile terreno per la predicazione dell¹odio e il reclutamento di terroristi suicidi. Ma di gruppi come Fatah al Islam ce ne sono decine e quasi tutti ancora sconosciuti.²
Chi gestisce questi campi? ³In teoria l¹Olp, cioè l¹autorità nazionale palestinese. Di fatto si autogestiscono e nessuno può pensare di controllarli e questo sta diventando una follia che rischia di far diventare il Libano come l¹Iraq.²
Totale? ³In Libano in quei campi agiscono tutti i membri di tutte le cellule terroristiche che si sono formate da trenta anni a questa parte in Medio Oriente. Islamici, marxisti, salafiti, Al Qaeda, anti israeliani vari, hezbollah. Questo è il risultato di tutti questi anni di buonismo Onu².
E la missione Unifil è servita a qualcosa? ³A niente, è stata pura propaganda politica per la maggior gloria del ministro degli esteri italiano. Gli hezbollah si sono riarmati come prima e quando i soldati italiani e francesi vedono strani movimenti girano la testa e cambiano strada. E¹ più facile che ci sia uno scontro a fuoco con l¹esercito israeliano che con le milizie di Nasrallah che nessuno mai disarmerà.²
Qualche altro nome di formazioni terroristiche che fanno base nei campi profughi? ³Sono decine, non ricordo neanche tutti i nomi.. c¹è il Gruppo nazionalista siriano, sunniti radicali del nord del Libano che finanziano Fatah al Islam, ci sono quelle formazioni terroristiche che credono al jihad come Ansar al Islam, c¹è il Partito salafita della liberazione che ha una struttura armata, c¹è Bilad al Sham, un gruppo che prende il nome storico-geografico della regione di Siria e Palestina dove secondo la tradizione jihadista salafita ci sarà l¹ultima battaglia tra occidente e Islam..²
E gli hezbollah come vedono questi terroristi sunniti che fanno loro concorrenza? ³Malissimo, li vedono come concorrenti. E l¹amministrazione americana negli ultimi mesi ha anche commesso l¹errore di tollerarli credendo che avrebbero bilanciato lo strapotere di Nasrallah e dell¹Iran..²
E invece? ³Quello che succederà è una guerra civile di tipo iracheno tra sciiti e sunniti condotta in corpore vili, cioè sulla pelle del Libano e dei cittadini libanesi. Una guerra all¹ultimo shaheed, all¹ultima autobomba da fare esplodere in scuole e mercati, una situazione che può rendere Beirut come Baghdad..²
E che bisognerebbe fare allora per evitare tutto ciò? ³Oramai la diplomazia ha fallito e l¹esercito libanese non ha la possibilità di reprimere da solo il terrorismo sunnita e gli hezbollah. Occorrerebbe intanto cambiare lo status di questi campi profughi palestinesi ma potrebbe non bastare. Vuoi che ti dica la verità? Io cristiano maronita libanese non ho più speranze e dopo avere visto come si è mossa l¹Onu con questa farsa della missione Unifil ho perduto ogni residua fiducia che il Libano possa mai uscire dalla sua crisi.²
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