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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.05.2007 Negazionismo il rettore dell'Università di Teramo impedisce la lezione negazionista di Faurisson
ma per inesistenti motivi "di ordine pubblico"

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Marco Ventura - Dino Martirano
Titolo: «Aule negate ai negazionisti -Arriva il prof negazionista Il rettore chiude la facoltà»

Ci sono le tesi di Claudio Moffa e di chi lo difende, ma non quello degli storici che hanno diffuso l'appello contro la lezione di Faurisson a Teramo.
E' gravemente sbilanciato l'articolo di Marco Ventura pubblicato dalla STAMPA del 18 maggio 2007:


TERAMO Lezione vietata. L’Università di Teramo mette il lucchetto a tre facoltà per impedire a Robert Faurisson di articolare la sua negazione della Shoah. Non si arrende Claudio Moffa, il professore che ha invitato il francese per il master su Enrico Mattei in Medio Oriente. A mezzogiorno protesterà davanti ai cancelli sbarrati di Scienze politiche, alle 15 si sposterà con il francese all’hotel Abruzzi: «La lezione si farà comunque». Intanto, pubblica sul sito la foto di Faurisson aggredito il 16 settembre 1989. La bocca insanguinata, la testa dai capelli grigi abbandonata sui guanciali, gli occhi chiusi, è forse già in coma il filologo cacciato dalle università di Francia, braccato da svariate condanne per aver negato l’Olocausto. Tre giovani l’hanno gettato a terra e pestato a sangue, lasciandolo mezzo morto sul marciapiede. Foto vecchia, polemica sempreverde. Anzi, rinverdita. Faurisson si riprese, continuò a contestare la Shoah. A Teramo disquisirà, neanche a dirlo, di camere a gas, l’evento-che-non-c’è-stato. Il rettore, Mauro Mattioli, sensibile a centinaia di firme di studiosi e politici, aveva ingiunto di far saltare l’appuntamento. Lui, Moffa, rivendica l’autonomia della cattedra. Alla fine i battenti resteranno chiusi per prevenire rischi e garantire «serenità» delle lezioni. Il ministro dell’Università, Fabio Mussi, plaude alla scelta di Mattioli: «L’invito è una mediocre provocazione». Moffa ribadisce: «Tutt’altro, ha valore scientifico».
In molti negano al «negazionista» Faurisson la patente di studioso. «Cazzarola! I giornali - attacca Moffa - fanno paginate contro, ma non pubblicano una riga sulle sue tesi. È informazione negata. Guarda caso, sono stati i quotidiani del gruppo De Benedetti e l’Unità a montare la demonizzazione allarmistica. Trasformerò la lezione in assemblea di riflessione. Guiderò un movimento di liberazione contro leggi e provvedimenti liberticidi». Il professore srotola un curriculum di esperto di Africa, collaboratore di Limes e Radiorai, già militante di Lotta Continua, poi nel Pci e nel Prc, quindi «cane sciolto, ma sempre di sinistra, e ho scoperto che anche Faurisson votava socialista». Ha raccolto la solidarietà di una rete variegata di esponenti dell’Islam italiano, come l’ambasciatore Mario Scialoja e Hamza Roberto Piccardo, colleghi di fama come lo storico Franco Cardini e l’archeologo Paolo Matthiae, il «fior fiore» degli avvocati da Marazzita a Sinagra. Frange di estrema sinistra e di estrema destra. «Ci accusano di essere antisemiti, una stronzata! Lo dicono solo i pasdaran dell’Olocausto in malafede e imbecilli, lo scriva! Oggi, dopo la Rivoluzione francese e secondo me anche quella d’Ottobre, pur con qualche piccola contraddizione, è folle che in Europa si metta in gabbia per anni il professor Zuendel. Avesse pur detto “viva Hitler”, non andava arrestato. È un mondo di matti!».
La colpa di Faurisson, riconosciuta dai tribunali, è aver sostenuto che le camere a gas sono una leggenda, che mai avrebbero potuto contenere 3 mila vittime, che lo zyklon B avrebbe ucciso anche le SS, che ad Auschwitz sono morti in 125 mila, per lo più a causa di epidemie, e via negando. Moffa incalza gli avversari: «Siete così sicuri della vostra verità? Allora perché non venite e lo fate a pezzi? In facoltà è entrato Curcio, io stesso ho invitato Franceschini e nessuno si è scandalizzato. Ma Faurisson, un vecchio di 78 anni, no!» Il filosofo Bernard-Henri Lévy, chiedendo una legge contro i revisionisti, ha scritto: «Si crede che i negazionisti esprimano un’opinione. No, essi perpetuano il crimine. Il negazionismo è lo stadio supremo del genocidio». Faurisson stesso lamentò che mentre i nazisti avevano ucciso uomini vivi, lui veniva accusato di «uccidere i morti».
Cardini, il più autorevole difensore di Moffa, non nasconde un certo imbarazzo per una «battaglia perduta in partenza, anche se in una società civile si dovrebbe far parlare tutti e nel confronto dovrebbero trionfare le ragioni migliori». Tre, secondo lui, i gruppi di negazionisti: «Il primo dice cose non condivisibili ma interessanti; il secondo è quello dei Faurisson, che corrono appresso a dettagli un po’ maniacali che non modificano il quadro, cioè tanta gente trattata come bestie fino a essere spolpata e fatta morire di malattia o infezione, per di più a opera dei conterranei di Beethoven e Goethe. Il terzo è quello degli antisemiti, dei pazzi e di quanti fanno l’apologia della strage per poi dire che neanche c’è stata». Cardini, però, invita i «contemporaneisti» a non contribuire a fare di Faurisson una vittima, ma a «metterlo a tacere con il dibattito». Moffa ha invitato i principali esponenti ebraici. Primo Levi, a suo tempo, rifiutò il confronto.

Di seguito, pubblichiamo la lettera al rettore di Teramo inviata dal ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi:

Caro Rettore,
intendo esprimere il mio apprezzamento per le posizioni di forte critica che l'Università di Teramo ha assunto in merito all'invito rivolto al Sig. Faurisson di svolgere una lezione all'interno dello stesso ateneo.
Come ho già avuto modo di affermare pubblicamente nei giorni scorsi, invitare in un ateneo italiano un esponente del negazionismo, che nega la gravità della Shoah, non ha alcun riconoscimento scientifico, bensì rappresenta solo la testimonianza di una mediocre provocazione politica.
Una provocazione che oltre ad offendere la memoria delle vittime dei campi di concentramento e di sterminio, ed il sentimento democratico del nostro Paese, contraddice pesantemente la funzione e gli obiettivi del nostro sistema di formazione superiore. Conoscere, ragionare, approfondire una delle più terribili tragedie dell'umanità come la Shoah è compito di tutti noi e del sistema educativo, ma non può essere dato l'alibi ad alcuno per dare spazio di cittadinanza a chi propaganda semplicemente che tale tragedia non sia mai esistita.


Roma, 17 maggio 2007

Purtroppo,a quanto risulta dalla cronaca di Dino Martirano pubblicata dal CORRIERE della SERA, il rettore ha motivato la decisione di non permettere la lezione di Faurisson con motivazioni "di ordine pubblico", non di opposizione al negazionismo.
Ma nessuno ha minacciato Faurisson o l'Università di Teramo

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