Le cronache ANSA e APCOM sulle critiche della comunità ebraica italiana in Israele a Fausto Bertinotti:
BERTINOTTI-COMUNITA' EBRAICA ITALIANA ISRAELE, E' SCONTRO
GERUSALEMME –
Duro botta e risposta tra Fausto Bertinotti e i vertici della comunità ebraica italiana a Gerusalemme. Succede in Sinagoga, al momento dei discorsi ufficiali durante la visita del presidente della Camera. I presidenti della Comunità e del Comites, Vito Anav e Beniamino Lazar, attaccano seccamente i "pregiudizi" della sinistra e della stampa italiana verso Israele, coinvolgendo Bertinotti in prima persona. Il presidente della Camera non si aspetta un affondo tanto esplicito, una "sgrammaticatura", dirà più tardi, caratterizzata da "aggressività verbale e misconoscenza delle ragioni dell'altro". Si dice "dispiaciuto", anche perché, aggiunge, non può rispondere in ragione del suo ruolo istituzionale. Ma la tensione è ugualmente alta e l'incidente 'istituzionale' inevitabile.
Bertinotti arriva alla Sinagoga dopo un incontro con il ministro degli Esteri israeliano Livni, secondo cui i movimenti integralisti Hamas in Palestina e Hezbollah in Libano non possono essere considerati "legittimi" solo perché hanno partecipato ad elezioni. Lo accolgono Anav e Lazar, che lo guidano nella visita al Tempio e al museo attiguo.
La 'bomba' scoppia quando, a freddo, Anav parte: "Ci auguriamo che la sua visita qui sia anche l'occasione perché si correggano alcuni dei pregiudizi sul confitto arabo-israeliano su cui gran parte della sinistra italiana di cui lei è stato autorevole rappresentante fonda le sue prese di posizione". Non finisce qui. Anav critica la nozione di "equivicinanza" espressa da Massimo D'Alema; auspica che "si possa mettere fine alla quotidiana parzialità da parte della stampa di sinistra" e chiede a Bertinotti di "adoperarsi per un riequilibrio dell'informazione in Italia". Infine, un'altra stoccata alla sinistra italiana. "Negli anni '70 l'84% degli italo-israeliani votavano a sinistra, alle ultime elezioni solo il 40%. Che è successo - chiede Lazar - in tutti questi anni?".
L'imbarazzo è palpabile. Bertinotti, spiazzato, ascolta prendendo appunti. Quando l'ambasciatore italiano a Tel Aviv, Sandro De Bernardin ("E' stata una pugnalata più a me che al presidente", osserverà in seguito il diplomatico), chiede a Lazar di accorciare il suo discorso, Bertinotti lo fa invece proseguire. Finché non tocca a lui. "Confesso l'emozione profonda nell'essere in questo luogo; un'emozione arrestata dalle parole sentite ora", dice. E, rammaricandosi di non poter "rispondere alla pari" in ragione del suo ruolo, ricorda le tesi da lui sostenute "che sono conosciute", che ha espresso in confronti con la comunità ebraica di Roma e di cui non ha "nessuna ragione" per pentirsi.
Ma non si ferma qui. Intanto, annuncia, da parte sua non ci sarà nessun appello alla stampa, "che sceglie liberamente, affinché modifichi i suoi orientamenti". Poi ribadisce il suo sostegno alla "intelligente formula dell'equivicinanza che il ministro degli Esteri ha usato. "Condivido interamente - rileva - l'impegno contro il terrorismo. Ma, e non per operare un bilanciamento, devo dire che sono reduce dall'aver visto i campi profughi e la condizione dei palestinesi nei loro territori. E credo che essi meritino una qualche comprensione. Penso che questi due popoli abbiano diritto ad avere un futuro, e il futuro di ciascuno vive solo nel riconoscimento del futuro dell'altro".
Si termina con fredde strette di mano. Ai cronisti che gli chiedono se si aspettasse un attacco del genere, il presidente della Camera risponde: "Assolutamente no, ma alla fine ci siamo difesi...". E poi: "Quando esci dagli incontri ufficiali, se non dai ragione al tuo interlocutore sei morto". Anav non fa una piega: "Ho solo detto quel che pensavo". Ma David Cassuto, ex vicesindaco di Gerusalemme e ex presidente della comunità ebraica italiana in Israele non condivide l'attacco: "Non andava fatto con una figura istituzionale", osserva.
Sul tema torna, in serata, il presidente della Camera. "Trovo - spiega - che tutti gli atteggiamenti espressi attraverso aggressività verbale e misconoscenza delle ragioni dell'altro siano un ostacolo nella direzione della pace. Quanto é avvenuto mi dispiace; è stata una sgrammaticatura aver rivolto a chi si è presentato in qualche modo indifeso un attacco nel nome di una parte politica".
http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_2130457735.html
Bertinotti in Israele contestato dagli ebrei italiani
Gerusalemme, 8 mag. (Apcom) - La sinistra italiana ha una "scarsa conoscenza" della realtà israeliana e nutre forti pregiudizi nei confronti del conflitto israelo-palestinese di cui assume principalmente il punto di vista arabo. E "la stampa di sinistra" pecca di "quotidiana parzialità" nei confronti dello stato ebraico. Con questo atto d'accusa nei confronti degli eredi del Pci, la comunità ebraica italiana ha accolto oggi Fausto Bertinotti, in Israele in qualità di presidente della Camera, ma considerato nella sua visita alla sinagoga italiana a Gerusalemme soprattutto per il suo passato da leader di Rifondazioone comunista.
Un vero e proprio 'processo alla sinistra italiana' quello dei rappresentanti degli ebrei italiani in Israele che ha colto di sorpresa Bertinotti ("Non me l'aspettavo", ha confessato ai giornalisti) e che ha portato ad una dura ma amareggiata replica: "Devo confessare che la profonda emozione che mi ha suscitato la visita in questo luogo è stata arrestata dalle parole sentite qui. Mi dispiace di non essere nella condizione di poter rispondere alla pari, perchè il mio ruolo me lo impedisce". E ancora: "Vi pregherei di invitare i leader della sinistra italiana affinchè possano esercitare in libertà il confronto che voi avete ragione di pretendere".
Eppure la visita si era svolta in un clima disteso e sotto i migliori auspici. Il presidente della comunità ebraica italiana (circa 450 famiglie) Vito Anav ha fatto da Cicerone a Bertinotti accompagnandolo in ogni angolo della Sinagoga italiana. Ma quando si è trattato di parlare di fronte alla platea (di qualche decina di ebrei italiani e di giornalisti) non ha usato mezzi termini: "Ci auguriamo - ha detto - che la sua visita in questo Paese sia anche l'occasione perchè si correggano alcuni dei pregiudizi sul conflitto arabo-israeliano su cui gran parte della sinistra italiana di cui lei fino alla sua elezione a presidente della Camera è stato autorevole rappresentante, fonda le sue prese di posizione".
Anav ha criticato anche la posizione espressa dal governo italiano per bocca del ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: "Risulta difficile comprendere come si possa parlare di equidistanza, o di equivicinanza, usando lo stesso metro di misura per la democrazia ed il fondamentalismo. Israele è l'unico Stato democratico dell'area e come tale dovrebbe essere protetto e sostenuto in tutti i modi". Infine, l'appello a Bertinotti di "adoperarsi per il riequilibrio dell'informazione in Italia".
A rincarare la dose è intervenuto anche il presidente della Comites che rappresenta tutti gli italiani in Israele (circa 10 mila, non solo ebrei), Beniamino Lazar che ha letto il messaggio di Sergio Dalla Pergola, professore all'Università ebraica di Gerusalemme, in realtà una lunga requisitoria contro la sinistra italiana dal 1967, dalla guerra dei sei giorni, in poi. Un'atto d'accusa che ha colto di sorpresa anche l'ambasciatore italiano in Israele. Quando è toccato a lui, il presidente della Camera si è difeso: "E' una comunità che merita tutto il rispetto di tutte le istituzioni italiane che io qui, seppure indegnamente, rappresento", ha esordito rivendicando poi "il grande rispetto" riservato "quando potevo esercitare una funzione politica" alla comunità ebraica di Roma che lo aveva invitato ad un confronto. Bertinotti ha difeso la stampa affermando: "La stampa e i giornalisti scelgono liberamente come collocarsi. Non appartengo alla scuola di chi pensa che l'informazione debba essere neutrale".
Citando Alcide De Gasperi ("Trovo qui tutto contro di me tranne la vostra cortesia") Bertinotti ha ancora "abusato della cortesia" dei presenti spendendo parole in difesa anche del governo italiano definendo la formula di "equivicinanza" utilizzata da D'Alema per parlare del rapporto con israeliani e palestinesi "intelligente e piena di buona volontà che parla il linguaggio del dialogo e della pace". Quindi il presidente della Camera ha ribadito la sua idea di una soluzione che preveda "due popoli due stati": "Questi due popoli hanno diritto ad avere un futuro e il futuro vive soltanto nel riconoscimento del futuro dell'altro. Questo credo sia anche lo spirito del nostro Paese".
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