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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
01.05.2007 Le conclusioni della commissione Winograd
la cronaca di Davide Frattini e un'intervista di Alberto Stabile al riservista che ha iniziato la protesta contro il governo Olmert

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Davide Frattini - Alberto Stabile
Titolo: ««In Libano fallì». Ma Olmert non si dimette -»
Sull'esito dell'indagine della commissione Winograd,nominata dal governo israeliano per far luce sulla guerra contro Hezbollah riportiamo la cronaca di Davide Frattini, dal CORRIERE della SERA del 1 maggio 2007:

GERUSALEMME — Centosettantuno pagine per condannare due ore e mezzo. Due ore e mezzo che sono bastate a Ehud Olmert e al suo governo per scegliere di andare in guerra contro gli Hezbollah. «In modo sbrigativo è stata presa una decisione che deviava dalla strategia precedente. In maniera affrettata, senza che fossero stabiliti obiettivi chiari e concordati».
Eliahu Winograd e gli altri quattro saggi della commissione sono «sbigottiti».
E lo scrivono nel rapporto che ieri pomeriggio alle 4 hanno consegnato nelle mani di Olmert e un'ora dopo hanno presentato in diretta televisiva. È il dossier preliminare dell'indagine sulla gestione del conflitto e affronta i primi cinque giorni di scontri, dall'inizio delle operazioni militari il 12 luglio dell'anno scorso al discorso del premier in parlamento.
Winograd, un giudice in pensione, ha letto davanti alle telecamere le conclusioni principali, fino ad ora, dell'inchiesta. Un atto d'accusa contro la triade che ha guidato la guerra. Olmert «ha fallito gravemente nell'esercitare giudizio, responsabilità e prudenza». Il ministro della Difesa Amir Peretz «non era consapevole delle condizioni dell'esercito, anche se avrebbe dovuto». L'ex capo di Stato maggiore Dan Halutz «ha reagito impulsivamente e ha dimostrato mancanza di professionalità». Tutti e tre insieme hanno fissato «obiettivi non raggiungibili con le strategie scelte».
La commissione non chiede esplicitamente le dimissioni (Halutz è l'unico ad avere deciso di andarsene, a metà gennaio). Olmert è apparso in televisione per un discorso alla nazione e ha ripetuto di voler rimanere al suo posto: «Sono stati commessi degli errori, da me per primo. Bisogna cercare di risolvere i problemi e le mie dimissioni non sarebbero opportune».
Da subito, lo staff del primo ministro ha evidenziato che il rapporto critica anche i governi precedenti e, come ha commentato Akiva Eldar su Haaretz, Olmert ha sfruttato il punto debole dell'inchiesta: «Se tutti sono colpevoli, nessuno lo è».
Winograd — spiegano gli analisti — avrebbe lasciato agli israeliani il compito di decidere il destino del premier (il 69% vuole le dimissioni, secondo un sondaggio di Canale 10). Giovedì l'opposizione di destra (Likud) e di sinistra (Meretz) ha convocato una manifestazione in piazza Rabin. Olmert deve guardarsi anche da una fronda nel partito: Kadima starebbe preparando la sostituzione per l'estate e la candidata più probabile è Tzipi Livni, ministro degli Esteri.

Da La REPUBBLICA riportiamo un'intervista di Alberto Stabile al riservista israeliano Roni Zwiegenbaum, promotore della protesta contro il governo Olmert:

GERUSALEMME - Roni Zwiegenbaum, 28 anni di Haifa, il riservista della Brigata di fanteria Alexandroni, che subito dopo la fine dei combattimenti diede il via alla protesta organizzando con il commilitone Assi Davidov la prima marcia ed il primo sit-in di fronte all´ufficio del Primo Ministro, ha accolto le conclusioni parziali della commissione Winograd con moderata soddisfazione. E´ stato la mobilitazione dei riservisti a costringere Olmert a nominare la commissione, anche se non una commissione di Stato. Ma, a sentir loro, i riservisti, il rapporto Winograd è ancora un risultato parziale.
Soddisfatto Zweiggenbaum?
«Non del tutto, ma è un inizio».
Che cosa pensa delle conclusioni di questo rapporto parziale?
«Non potevano essere diverse, noi lo diciamo già da tempo. Persino una commissione come questa, nominata da Olmert e priva di poteri giudiziari, non ha potuto non riconoscere la verità, e cioè che Olmert, Peretz e Halutz sono responsabili della disastrosa conduzione di questa guerra. La commissione però non ha il potere di costringere Olmert e Peretz a dimettersi, ora tocca a noi fare in modo che ciò accada. Non è possibile che persone che la commissione ha giudicato personalmente responsabili di fallimenti così macroscopici, di una costante mancanza di discernimento, di ignoranza ed inesperienza, che sono costate la vita ad oltre 150 persone e la perdita della capacità deterrente di Israele, rimangano al loro posto. È nostro dovere fare di tutto perché se ne vadano».
Concretamente, cosa farete?
«Abbiamo intenzione di partecipare alla grande manifestazione che organizza Uzi Dayan (generale della riserva, nipote di Moshé Dayan, n.d.r.) il prossimo giovedì sera a Tel Aviv, in Piazza Rabin. Prenderemo parte ad ogni manifestazione che richieda le dimissioni di Olmert e Peretz. Bisogna capire che noi siamo gente che lavora e per organizzare queste cose ci vuole tempo, ma ci saremo. E´ già successo in passato, dopo la Guerra di Kippur [1973], che la protesta popolare sia riuscita a fare cadere il governo e succederà anche adesso».
Finora, però, grandi manifestazioni non se ne sono viste.
«Non direi che non ci sono state grosse manifestazioni. Noi stessi abbiamo organizzato due raduni dubito dopo la fine della guerra, a cui hanno preso parte non poche persone. Non bisogna dimenticare che tutta questa storia della commissione è cominciata grazie a due persone, Davidov e il sottoscritto, che hanno deciso di marciare a piedi dal Kastel, un villaggio sulla strada fra Gerusalemme a Tel Aviv, a Gerusalemme. Gli israeliani di oggi non sono quelli del 1973, oggi ci sono mezzi di comunicazione che una volta non esistevano, come internet, in cui la gente trova il modo di esprimere la propria rabbia e le proprie frustrazioni. Le cose sono cambiate, c´è molta più televisione e noi lavoriamo in maniera diversa, più consona a questa situazione. Non cerchiamo una protesta "romantica", oggi non si vedono più studenti che tentano di fermare i carri armati. Noi lavoriamo con nuovi sistemi. Sono sicuro che avremo altrettanto successo».

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