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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.04.2007 Chi informa gli inglesi su Israele ?
quelli che vogliono boicottarla

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 aprile 2007
Pagina: 14
Autore: Guido Santevecchi
Titolo: «L'appello dei giornalisti britannici «Boicottiamo le merci di Israele»»
L'appello della National Union of Journalist inglese al boicottaggio di Israele, sulla base di argomenti che spiccano per livore ideologico e indifferenza ai fatti (si ignora totalmente, ad esempio, l'aggressione di Hezbollah a Israele, la sofferenza della popolazione civile bersagliata dai razzi, la sorte incerta dei soldati rapiti) ha un grande merito.
Dimostra  chi sono, che cosa pensano, quali pregiudizi coltivano (in maggioranza) coloro che dovrebbero informare oggettivamente l'opinione pubblica inglese sul conflitto israelo-palestinese.
La situazione, come sappiamo, non è molto migliore altrove.

Di seguito, l'articolo:
 
LONDRA — «Chiediamo un boicottaggio delle merci israeliane sul modello di quello imposto al Sud Africa dell'apartheid». È l'appello lanciato dalla National Union of Journalists (Nuj), il sindacato della stampa britannica, che segue così l'esempio di un'associazione di architetti e dell'organizzazione dei professori universitari che l'anno scorso si erano schierati dalla parte palestinese, accusando il governo di Gerusalemme di reazioni sproporzionate di fronte agli atti di terrorismo.
La decisione della Nuj, che rappresenta gli interessi sindacali di 40 mila giornalisti del Regno Unito, è stata tesa. Al congresso annuale due votazioni per alzata di mano non hanno dato un risultato chiaro e così alla fine si è deciso di contarsi a porte chiuse. Risultato 66 a 54 per il boicottaggio. Nel dibattito alcuni delegati avevano osservato che l'iniziativa non sarà certo di aiuto per i giornalisti britannici che lavorano in Israele; altri hanno fatto notare che il compito del sindacato dei cronisti non prevede di schierarsi politicamente in conflitti internazionali.
A differenza dei professori universitari del sindacato Nafthe, che a maggio avevano passato una mozione per bloccare i contatti culturali con gli istituti israeliani che non avessero condannato pubblicamente la politica del loro governo, i giornalisti non hanno in mente di congelare i rapporti con i colleghi dello Stato ebraico. Si accontentano di fare a meno dei prodotti di Israele.
Ma le parole usate nella dichiarazione sono ugualmente dure. Il sindacato chiede al governo britannico e all'Onu di imporre sanzioni. E in una mozione separata condanna Israele per «il massacro di civili a Gaza» e «l'attacco selvaggio e premeditato contro il Libano a cui sono seguite altre incursioni dopo la sconfitta dell'esercito israeliano da parte di Hezbollah». Questa seconda dichiarazione, che non separa certo i fatti dalle opinioni, è stata approvata da una larga maggioranza. Qualcuno ha fatto notare che i tempi del pronunciamento a favore della causa palestinese non sono i più felici, visto che in queste ore si attendono notizie su Alan Johnston, l'inviato della
Bbc rapito il 12 marzo a Gaza e che secondo una rivendicazione non confermata sarebbe stato assassinato. Ieri il giornale in lingua araba con sede a Londra Al Sharq Al Awsat ha scritto che i sequestratori hanno chiesto un riscatto di 5 milioni di dollari.
Il segretario generale della Nuj, Jeremy Dear, ha pensato di intervenire con una nota pubblicata sul sito del sindacato (www.nuj.org.uk). Dear spiega che nel congresso sono state discusse più di 200 mozioni su questioni che spaziano dalla difesa del Freedom of Information Act alla repressione nello Zimbabwe. E sostiene che «il boicottaggio di Israele non ha niente a che vedere con il modo di informare... e sarà utile anche nella vicenda di Alan Johnston, che lavorava a Gaza aiutando con le sue cronache la gente assediata».

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