Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Hamas, armato dall'Iran, si prepara ad aggredire Israele l'analisi di Stefano Magni
Testata: L'Opinione Data: 06 aprile 2007 Pagina: 0 Autore: Stefano Magni Titolo: «Teheran si prepara all’attacco contro Israele»
Da L'OPINIONE del 6 aprile 2007:
“Sono liberi. Ma la Gran Bretagna è stata umiliata”. Così si intitola, all’indomani della liberazione dei quindici marinai britannici, l’editoriale del quotidiano popolare inglese Daily Telegraph. Riassume tutto il disappunto dell’opinione pubblica più patriottica dell’ex prima potenza navale del mondo che assiste da casa, nell’ordine: al rapimento di un equipaggio di 15 marinai completamente indifesi, all’esposizione mediatica dei prigionieri (subito pronti ad ammettere le loro presunte colpe di sconfinamento), ad una liberazione degli ostaggi seguita alla decorazione dei responsabili del rapimento e ad ammonizioni alla Gran Bretagna, sulla sua condotta morale (Ahmadinejad ha rimproverato gli Inglesi di aver spedito una madre lontana dai suoi figli, a pattugliare le acque dello Shatt al Arab) e soprattutto politica (sempre Ahmadinejad: “Il governo britannico, in una lettera, ha promesso di non ripetere incidenti simili”). Sembrano molto lontani i tempi delle Falkland, nel 1982, quando gli Inglesi accettarono di inviare buona parte della loro flotta dall’altra parte del mondo per salvare i loro connazionali dall’aggressione argentina. In questi giorni poco eroici, anche a Gaza gli Inglesi hanno deciso di venire a più miti consigli, in questo caso per liberare un altro ostaggio, il giornalista Alan Johnston, rapito da una banda armata palestinese tre settimane fa. Il console britannico, Richard Makepeace (un nome, un programma) ieri ha violato l’isolamento diplomatico di Hamas per incontrare il primo ministro palestinese Haniyeh. Mentre la Gran Bretagna mostra sempre più una politica estera di basso profilo, Mahmoud Ahmadinejad è uscito dalla crisi degli ostaggi come l’unico vero vincitore. Già da febbraio le Guardie Repubblicane annunciavano che avrebbero rapito uomini della Coalizione in caso di sanzioni Onu e lo hanno fatto. L’Iran ha sfidato apertamente una grande potenza, ha alzato la tensione internazionale fino allo zenit e poi ha scelto il momento giusto per abbassarla di nuovo.
Quale sarà la prossima mossa? La notizia (non ancora confermata) che a Natanz sono state installate 1000 nuove centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, in aperta violazione delle risoluzioni Onu, fa pensare a una brusca accelerazione del programma nucleare. Gli esiti di questa manovra si potranno vedere solo nel medio periodo. Nel breve periodo, invece, c’è da temere una forte escalation del terrorismo islamista sponsorizzato da Teheran, soprattutto contro Israele. Il premier israeliano Ehud Olmert ha denunciato, in un’intervista televisiva rilasciata lo scorso 31 marzo, che a Gaza le milizie di Hamas hanno raddoppiato i loro effettivi, fino a 10.000 uomini. Dai tunnel scavati sotto la striscia di Gaza, sono passate 30 tonnellate di esplosivi, mentre nelle officine segrete della guerriglia palestinese vengono preparati nuovi razzi Qassam, questa volta con una gittata di 15 km, in grado di colpire fino ad Ashkelon. Lo Stato Maggiore della Israeli Defence Force inizia a prepararsi ad una nuova guerra sul fronte meridionale ampia tanto quanto la Seconda Guerra del Libano dell’estate scorsa. Alle spalle di questi preparativi bellici ci sarebbe l’Iran. Secondo Yuval Diskin, direttore dello Shin Bet (il servizio segreto israeliano), dozzine di quadri e ufficiali di Hamas si stanno recando nella Repubblica Islamica per ricevere addestramento militare.
Il portavoce di Hamas, Islam Shahwan, ha smentito l’entità delle forze di Hamas, ma ha solo parzialmente negato l’esistenza di un rapporto militare stretto con l’Iran, affermando che non solo gli uomini di Hamas, ma anche quelli delle altre milizie, si recano in vari Paesi islamici (tra cui l’Iran) per l’addestramento. Però il generale Yoav Galant, del Comando Sud israeliano, ritiene che a causa dell’aiuto iraniano, Hamas ora non sia più un gruppo terrorista armato, ma un vero e proprio esercito, dotato di armi e tecnologie militari moderne, organizzato in battaglioni, compagnie, plotoni, commando di forze speciali, sempre più trincerato in una rete di bunker scavati nel centro abitato di Gaza.
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