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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
03.04.2007 Che cosa ha risposto Mustafa Barghouti a D'Alema che gli chiedeva il riconoscimento di Israele ?
lo si legge solo sul quotidiano comunista

Testata:Corriere della Sera - L'Unità - Il Manifesto
Autore: la redazione - Umberto de Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: ««L'Anp riconosca Israele» La comunità loda D'Alema - Dopo Riad la diplomazia del dialogo riprende quota - L'Anp rifiuta l'invito di Olmert»
Il ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema, incontrando il ministro dell'informazione palestinese Mustafa Barghouti, ha definito un'importante novità e un'opportunità il governo Hamas- Fatah.
Ha anche chiesto un esplicito riconoscimento di Israele, la fine della violenza, il rispetto degli accordi (le condizioni del Quartetto) e la liberazione di Ghilad Shalit.
La risposta di Barghouti però non è riportata né sul CORRIERE della SERA, né sul GIORNALE nè sull'UNITA' che pur essendo il giornale del partito di D'Alema dedica all'incontro con Barghouti soltanto un breve articolo.

Solo il MANIFESTO ci informa del rifiuto opposto a Roma da Barghouti all'invito alla trattativa rivolta da Olmert ai leader arabi:

ha affermato che l'invito dimostra che Olmert  è solo interessato aun normalizzazione delle relazioni con gli Stati arabi  aggirando la questione palestinese. Olmert , ha aggiunto Barghouti, vuole evitare di pagare il prezzo della pace e al posto di una soluzione permanente del conflitto cerca accordi temporanei. 

Ai fatti, il quotidiano comunista unisce la retorica sui palestinesi che resistono all'oppressione israeliana e rifiutano di piegarsi, giustificando così il rifiuto della pace.

Sulla politica estera italiana, insomma, continua a regnare una certa confusione nell'informazione: nel caso specifico non è affatto chiaro quale sia il significato politico dell'incontro D'Alema- Barghouti

Di seguito l'articolo del CORRIERE:

ROMA — (m. ca.) Dalla Comunità ebraica romana sono stati riservati a Massimo D'Alema congratulazioni che negli ultimi tempi non erano abituali, ma anche un invito a non tornare sui propri passi. Dopo aver ricevuto il ministro dell'Informazione palestinese Mustapha Barghouti, dirigente del Partito della Terza via e considerato a suo modo un moderato, ieri in una nota il titolare della Farnesina ha preferito far definire «un'importante novità» il nuovo governo di unità nazionale dei Territori e ha sostenuto che la sua azione dovrebbe «aderire pienamente ai tre principi indicati dal Quartetto, in particolare il riconoscimento esplicito di Israele». «Una significativa svolta», è stato il commento di Riccardo Pacifici, vicepresidente della Comunità. Per capirla occorre qualche passo indietro.
Da giorni il ministro degli Esteri italiano definiva un'«evoluzione positiva» la nascita del governo di Ismail Haniyeh nel quale Hamas non è più sola. Tra questo e l'«importante» c'è soltanto un piccolo, forse fugace, cambiamento di accento. Ma delle tre condizioni poste dal Quartetto di Usa, Ue, Russia e Onu a un governo palestinese per riprendere pieni rapporti — basta violenza, accettare gli accordi precedenti con lo Stato ebraico, riconoscere Israele — D'Alema il 23 febbraio aveva detto di ritenerne «fondamentali due». Recepire gli accordi, a suo avviso, avrebbe «implicitamente» riconosciuto Israele. Un messaggio che l'ambasciatore israeliano Gideon Meir trovò dannoso.
Oltre ad apprezzare che D'Alema abbia riproposto la questione del rilascio del caporale Gilad Shalit, Pacifici ha elogiato l'appoggio «alle tre richieste del Quartetto tra cui il riconoscimento esplicito di uno Stato di Israele». Nel legare «la svolta» alla «disponibilità di Ehud Olmert» a incontrare i sauditi sul loro piano di pace, Pacifici ha aggiunto una lode che è un altolà: «Siamo certi che D'Alema e tutto il governo italiano non faranno mancare il supporto a questo storico invito e che l'Italia continuerà a non riconoscere il governo palestinese in assenza di richieste ribadite dallo stesso D'Alema». Barghouti ha sollecitato rapporti anche con ministri di Hamas. E pure il governo italiano ha tanti componenti...

E quello dell'UNITA':

SHIMON PERES adotta una metafora «musicale» per valutare il risultato del recente vertice della Lega Araba di Riad: «Il mondo arabo ha cambiato le partiture», dice
il vicepremier israeliano. E aggiunge: «Ma ancora non si vede chi potrebbe essere il suo conduttore d’orchestra». Escluse per ragioni diverse Siria ed Egitto, Peres pensa proprio che l’Arabia Saudita possa svolgere quel ruolo. Si tratta di uno sviluppo che Israele segue con favore «anche se noi - aggiunge l’ottuagenario Premio Nobel per la pace - non andremo comunque a trattative con le mani alzate, in segno di resa». L’importante è passare da una «strategia di pace» a una «tattica di pace»: la diplomazia deve rimboccarsi le maniche con un punto di partenza costituito dalla disponibilità israeliana alla creazione di uno Stato palestinese «sulla maggior parte» dei Territori.
Di certo il vertice di Riad ha dato nuovo impulso alla diplomazia internazionale applicata al Medio Oriente. Un gruppo di lavoro della Lega Araba prenderà contatti con Israele per discutere della proposta araba «terra in cambio di pace» per porre termine al conflitto israelo-palestinese. A riferirlo sono fonti diplomatiche egiziane al Cairo. Il gruppo sarà uno dei molti previsti per promuovere l’iniziativa araba, che prevede un riconoscimento di Israele da parte dei Paesi arabi in cambio di un ritorno ai confini precedenti il conflitto del 1967. «I diversi gruppi dovranno prendere contatti con Israele, l’Onu e il Quartetto per il Medio Oriente (Usa, Ue, Onu e Russia), spiega l’assistente del ministro degli Esteri Hani Kallaf. I membri del gruppo di lavoro saranno scelti tra il comitato di 11 membri della Lega Araba, costituito la scorsa settimana al vertice di Riad, che include Egitto e Giordania, gli unici due Paesi arabi ad aver firmato un trattato di pace con Israele.
A muoversi è anche la diplomazia europea. Il nuovo governo di unità nazionale palestinese è «un’opportunità che bisogna cogliere per avviare sollecitamente la realizzazione di misure di fiducia reciproche che, attraverso il miglioramento delle rispettive condizioni di vita della popolazione, stabiliscano il clima appropriato per riprendere il cammino della pace». A ribadirlo è il ministro degli Esteri Massimo D’Alema che ieri mattina ha incontrato a Roma Mustafa Barghuti, ministro dell’Informazione del governo Haneyeh.
Il titolare della Farnesina ha sottolineato, secondo quanto riferisce una nota della Farnesina, che «sarà importante che si ponga definitivamente fine alla violenza e alla detenzione del caporale israeliano Shalit». In tale contesto - prosegue la Farnesina - è stato giudicato inoltre «molto positivamente il rinnovato impegno dei Paesi Arabi emerso dal recente vertice di Riad».
La diplomazia in movimento investe anche la Siria. La visita a Damasco della presidente della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, «è importante per instaurare un dialogo». Lo ha detto ieri la stessa Pelosi a Beirut incontrando Saad Hariri, leader della maggioranza parlamentare antisiriana e figlio dell'ex premier libanese Rafik assassinato nel febbraio 2005. «Lo scopo di questa visita rientra nella nostra responsabilità di salvaguardare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti», ha detto Pelosi, citata dall'agenzia nazionale libanese Nna, alla vigilia del suo atteso arrivo a Damasco.
La presidente (democratica) della Camera Usa rimarrà nella capitale siriana due giorni durante i quali incontrerà il presidente siriano Bashar al-Assad e il ministro degli Esteri Walid al-Muallim. «Nei colloqui che avrò a Damasco affronterò la questione della lotta al terrorismo e quella del ruolo che la Siria può svolgere in questo senso», anticipa Pelosi

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