Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'apertura di Olmert nella cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 02 aprile 2007 Pagina: 12 Autore: Davide Frattini Titolo: «Olmert: pronto a incontrare i leader arabi»
Dal CORRIERE della SERA del 2 aprile 2007:
GERUSALEMME — Prima la speranza: «Se dovessi parlare con il re saudita Abdullah, sarebbe sorpreso da quello che ho da dirgli». Adesso la proposta di un incontro: «Voglio cogliere questa occasione per invitare tutti i leader arabi a un vertice». In pochi giorni, Ehud Olmert ha sfruttato qualunque occasione — un'intervista alla rivista Time e ieri il colloquio con Angela Merkel, cancelliere tedesco — per lanciare un segnale ai Paesi della regione: «Credo che la loro disponibilità ad accettare l'esistenza di Israele come un fatto e a discutere i termini di una soluzione siano passi da apprezzare». Gli Stati Uniti e l'Egitto starebbero facendo pressioni perché il premier israeliano inizi da subito a dialogare con un comitato di nazioni arabe. Il gruppo di lavoro — per ora ristretto — discuterebbe di un possibile accordo finale. «I Paesi della Lega Araba — spiega una fonte diplomatica — parlerebbero tutti insieme, pubblicamente e formalmente, con Israele. Sarebbe senza precedenti: finora i colloqui sono stati bilaterali». Alla base delle nuova spinta diplomatica, c'è l'iniziativa di pace saudita votata dalla Lega Araba nel 2002 e rilanciata dal vertice della settimana scorsa. Il documento propone allo Stato ebraico il riconoscimento da parte di tutti i Paesi della Lega in cambio del ritiro sui confini del 1967, la creazione di uno Stato palestinese e una «soluzione giusta» per i rifugiati. Nelle tradizionali interviste ai giornali israeliani prima della Pasqua ebraica, Olmert ha ripetuto di non poter accettare il ritorno dei profughi. A fianco di Angela Merkel, presidente di turno dell'Unione Europea, il primo ministro ha invitato i sauditi a guidare gli sforzi e ha detto di essere pronto a partecipare a un summit convocato da Riad. Tzipi Livni, ministro degli Esteri, ha spiegato che «Israele cerca il dialogo con i Paesi moderati »: «Con loro vogliamo raggiungere la pace e la normalizzazione». Al suo primo tour mediorientale, Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, aveva proposto che al prossimo vertice del Quartetto (Onu, Russia, Stati Uniti, Unione Europea) partecipassero anche i leader israeliani e sauditi. Da Riad avevano fatto sapere che all'incontro potrebbero intervenire solo Paesi che abbiano già legami con lo Stato ebraico, come l'Egitto o la Giordania. In mezzo alle offerte diplomatiche, Olmert ha smentito che esistano piani per un attacco coordinato quest'estate contro Iran, Siria e Libano: gli Stati Uniti si occuperebbero di Teheran, mentre Israele colpirebbe sul suo fronte nord. Poche ore prima, Amos Yadlin, capo dell'intelligence militare, aveva spiegato al consiglio dei ministri che Siria e Iran stanno allertando le loro difese in vista di un conflitto. Il generale ha anche avvertito che Ismail Haniyeh, premier palestinese, ha minacciato una nuova intifada, se l'embargo internazionale non verrà tolto entro tre mesi.
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