giovedi` 15 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera - Il Giornale Rassegna Stampa
22.03.2007 La pericolosa apertura di Bobo Craxi ad Hamas
e la reazione dell'opposizione

Testata:Corriere della Sera - Il Giornale
Autore: Marco Galluzzo - Gian Micalessin
Titolo: «Fini contro Bobo Craxi Grave aprire ad Hamas - Coltivo le amicizie che aveva mio padre - Craxi toglie l’embargo a Hamas Fini: «Siete degli irresponsabili»»

Dal CORRIERE della SERA del 22 marzo 2007, un articolo sulla reazione di gianfranco Fini alle aperture di Bobo Craxi ad Hamas:

ROMA — «Se è vero, è gravissimo che il governo abbia dato assicurazioni, tramite il sottosegretario Craxi, al premier palestinese Haniyeh, della volontà italiana di favorire la revoca dell'embargo internazionale verso Hamas».
La dichiarazione del leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, viene rilanciata dalle agenzie di stampa all'ora di pranzo. Per l'ex ministro degli Esteri l'intervista del premier palestinese Ismail Haniyeh, esponente di Hamas, rilasciata al Corriere della Sera, contiene un «caso». Ovvero il fatto che un esponente del governo Prodi, almeno a dire del premier palestinese, abbia assicurato l'impegno dell'Italia per la revoca dell'embargo. «Non tener conto delle condizioni poste dalla comunità internazionale del dibattito in corso nell'Unione Europea sulla natura di Hamas, tuttora considerata organizzazione terroristica, della ribadita ostilità del governo palestinese al riconoscimento dello Stato di Israele — prosegue Fini —, significa assumere una posizione irresponsabile, squilibrata, tale da cancellare non solo a Washington, ma anche in Medio Oriente, ogni credibilità italiana».
Più duro di così probabilmente Fini non avrebbe potuto essere. A stretto giro arriva la replica del sottosegretario agli Esteri, che definisce «informale» il colloquio avuto con Haniyeh, derubricandolo quindi a conversazione che non impegna la posizione dell'Italia. Craxi aggiunge di aver anche sollecitato l'impegno, non solo per l'adeguamento alle condizioni fissate dalla comunità internazionale per il riconoscimento del nuovo governo palestinese (fra cui il riconoscimento dello Stato di Israele), ma anche «per dare un contributo fattivo alla liberazione degli ostaggi israeliani rapiti nel luglio scorso».
In una giornata in cui la politica estera dell'esecutivo è messa a dura prova dalle polemiche con Washington ovviamente lo scontro passa in qualche modo in secondo piano. Eppure a Montecitorio, fra i filoatlantisti del centrodestra, c'è anche chi vede un collegamento fra i due casi: «Viene da pensare che ormai l'Italia ha messo all'incanto la sua politica estera — afferma l'ex ministro repubblicano Giorgio La Malfa —. Magari c'è persino una connessione con quanto è appena successo in Afghanistan, con le condizioni per il rilascio di Mastrogiacomo. Nessuno ormai è in grado di escludere più nulla. Lo scivolamento della politica internazionale del governo Prodi è ormai quotidiano, non si controllano più le ali estreme così come non si capisce più chi dà la linea».
Dalla maggioranza, così come dal resto del governo invece, nessuna parola a difesa di Craxi. Segno tangibile forse che non tutti hanno gradito quella una telefonata «informale» al premier Haniyeh.

Un'intervista allo stesso Craxi. Nel testo sottolineiamo i passaggi che, al di là delle smentite ufficiali e della retorica sulla pace, ci sembrano esprimere la sostanza della posizione politica del sottosegretario e del governo: 

ROMA — «Guardi, per l'Italia non cambia nulla, la nostra posizione ufficiale è in linea con quella della Ue. Un auspicio telefonico, in un colloquio di 4 minuti, non diventa la posizione di un Paese». Vittorio, detto Bobo, Craxi, sottosegretario agli Esteri, è in parte scocciato, in parte ironico. Per lui il caso non esiste. Sin da piccolo, sin da quando suo padre Bettino coltivava rapporti privilegiati con quel mondo, conosce e frequenta esponenti delle varie autorità palestinesi. Il punto è se quei rapporti lo abbiano incoraggiato a dire un parola di troppo nella telefonata con il premier Haniyeh.
Cosa ha detto al telefono ad Haniyeh?
«E' stata un telefonata breve e informale, tanto è vero che non ho dato alcuna notizia pubblica della cosa. E sono stati solo espressi degli auspici».
L'auspicio di togliere l'embargo?
«L'auspicio che vengano soddisfatte dal governo palestinese tutte le condizioni poste dalle comunità internazionale, a cominciare dal riconoscimento di Israele».
Forse però lei ha detto una parola di troppo. Oppure Haniyeh ha interpretato male.
«Per un governo che sta sotto embargo qualsiasi interlocutore diventa molto utile e si può enfatizzare anche il più piccolo segnale di apertura ».
Ma è giusto offrire segnali a un governo non ancora riconosciuto dalla comunità internazionale?
«Quel governo è un interlocutore, come tutti gli altri protagonisti della vicenda. Si possono prendere delle cantonate, per carità. In realtà si cerca solo di lavorare. E non si può fare una distinzione fra ministri buoni e cattivi del governo palestinese».
L'ha fatta la Svezia, appena oggi. Il ministro degli Esteri svedese andrà nei Territori ma non vedrà esponenti del governo palestinese che appartengono ad Hamas.
«Io credo che oggi tutto congiuri a favore della pace. Se esiste uno spiraglio bisogna cercare di non lasciarselo scappare. Questo non significa parteggiare per una parte, significa cercare di incoraggiare i passi che ancora Hamas deve fare».
Per la Ue è ancora solo un'organizzazione terroristica.
«Non ho parlato a telefono con Bin Laden. Anche Arafat ai suoi tempi era considerato un terrorista, eppure bisognava parlarci».
Chi ha fatto la telefonata?
«Non credo che abbia importanza. Amici comuni ci hanno messo in contatto».
Suo padre era un interlocutore privilegiato, in Europa, dei palestinesi. Nel suo lavoro c'è anche una continuità, diciamo così, familiare?
«Ho conservato e coltivato qualche amicizia che non ho iniziato io, indubbiamente. Loro sanno che in Italia possono contare sulla nostra amicizia, anche se qui la loro causa è minoritaria».
Qualcuno del governo si è fatto vivo? Ha ricevuto critiche?
«Assolutamente, no, nessuna. Ho informato D'Alema dopo il colloquio con Haniyeh, tutto qui».

Dal GIORNALE , la cronaca di Gian Micalessin. Interessanti le righe finali sull'accresciuta pericolosità di Hamas:

Il sottosegretario agli Esteri Vittorio Craxi, detto Bobo, e il premier di Hamas Ismail Haniyeh devono esser amici di lunga data. O almeno conversare volentieri e frequentemente. Altrimenti quella galeotta telefonata di congratulazioni dalle linee della Farnesina poco dopo l’insediamento del nuovo governo di unità nazionale palestinese difficilmente si spiega. Avrebbe potuto telefonare al presidente Mahmoud Abbas oppure, rispettando il protocollo, al ministro degli Esteri Ziad Abu Amr.
Ad Amr, un’indipendente con un passato da docente di Scienze politiche alieno da qualsiasi eccesso fondamentalista, si è rivolto ieri l’inviato dell’Unione Europea Marc Otte. Da Amr si presenteranno nei prossimi giorni il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt e quello belga Karel De Gught. Tutti si guarderanno bene dall’incontrare o dialogare con Ismail Haniyeh e con gli altri ministri di Hamas. Facendolo contravverrebbero alla regole fissate dal Quartetto Diplomatico e adottate dall’Unione Europea. Quelle regole vietano ai rappresentanti dei governi membri della Ue di intrattenere rapporti istituzionali con esponenti di Hamas fino a quando il movimento non riconoscerà lo Stato ebraico, non rinuncerà alla violenza e non accetterà gli accordi di pace pregressi tra Anp e Israele. Bobo Craxi, non pago di aver alzato il telefono della Farnesina e di essersi complimentato con il primo ministro di Hamas si è spinto più in là promettendogli i migliori uffici del governo italiano per metter fine all’embargo politico ed economico nei confronti del suo esecutivo. Le parole di un vice ministro in piena e palese rottura con i principi della Ue e del Quartetto sono risuonate come melodia alle orecchie di Haniyeh che le ha immediatamente divulgate con un comunicato del suo ufficio. La smentita della Farnesina è servita a poco perché martedì Haniyeh ha ribadito il contenuto di quella telefonata in un’intervista al Corriere della Sera. La conferma ha scatenato l’infuriata reazione di Gianfranco Fini. «Se è vero, è gravissimo che il governo abbia dato assicurazione tramite il sottosegretario Craxi al premier palestinese della volontà italiana di favorire la revoca dell’embargo internazionale – ha detto l’ex ministro degli Esteri -. Non tener conto delle condizioni poste dalla comunità internazionale significa - secondo Fini - assumere una posizione irresponsabile, squilibrata, tale da cancellare non solo a Washington, ma anche in Medio Oriente ogni credibilità italiana». Per tutta risposta l’imbarazzato sottosegretario insiste sul carattere «privato e informale» della telefonata. «Nei giorni scorsi - precisa Bobo Craxi - ho avuto una conversazione telefonica dal carattere privato e informale, non impegnativa del governo di cui sono membro, con il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese, al quale ho espresso i miei personali buoni auspici per la ripresa del processo di pace in Medio Oriente, sottolineando, altresì, la necessità che il nuovo governo di unità nazionale si adegui alle richieste della comunità internazionale». Quella telefonata «privata e informale», ma partita dal telefono di un sottosegretario dell’Unione Europea rischia ora di rendere complessi i rapporti dell’Italia con Israele. Dopo l’incontro di lunedì a Gaza tra il vice ministro degli Esteri della Norvegia (Paese non membro della Ue) Raymond Johansen e Ismail Haniyeh l’esecutivo di Ehud Olmert ha cancellato tutti gli incontri con il rappresentante di Oslo. La “svista” di Bobo Craxi probabilmente non avrà conseguenze così dure, ma di certo non faciliterà i rapporti con il governo Prodi già sospettato di lavorare alacremente in seno all’Unione Europea per favorire la ripresa dei finanziamenti al governo dell’Anp guidato dai fondamentalisti.
Intanto da Washington il generale statunitense Keith Dayton, coordinatore per la sicurezza all’interno dell’Amministrazione, lancia l’allarme sulla cresciuta pericolosità di Hamas. Secondo il generale l’addestramento e le forniture militari garantite da Teheran consentiranno in pochi anni alla formazione fondamentalista di aver la meglio su Fatah e di assumere il pieno controllo della Striscia di Gaza.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera e del Giornale


lettere@corriere.it
lettori@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT