Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
"Come previsto" da Israele "chiusura totale" ma dove sarebbero le aperture del governo Hamas-Fatah ?
Testata:Il Messaggero - La Repubblica Autore: la redazione Titolo: «Olmert: «Boicottare i palestinesi» - Gli Usa: sì a contatti con i ministri non di Hamas»
Il titolo del MESSAGGERO trasformail blocco dei finanziamenti al governo terrorista Hamas- Fatah in una misura contro la popolazione palestinese. Recita infatti: "Olmert: «Boicottare i palestinesi»" Il resto della titolazione non fa chiarezza, né informa sulle motivazioni della posizione israeliana. Il sottotitolo, "Gli Usa d'accordo, ma l'Unione Europea prende le distanze" conferma l'associazione Israele- Stati Uniti, spesso accomunati in un medesimo biasimo. Si tenga presente che metà della pagina è occupata da un articolo di Anna Guaita sulla guerra in Iraq che, sotto la fascetta "L'inferno iracheno", è introdotto dal seguente titolo: "Quarto anno di guerra. Il numero di morti raggiunge le cifre del Conflitto Mondiale". I due pezzi sono illustrati da due fotografie, con la seguente didascalia: "Studenti palestinesi simpatizzanti di Fatah che bruciano per protesta una bandiera amaricana. Sotto manifestazione a Washinngton contro la guerra in Iraq". Viene così ulteriormente rafforzato il legame tra Israele e Stati Uniti, con un segno chiaramente negativo. All' "inferno" iracheno e alle proteste pacifiste, corrispondono l'appoggio di Washington all'intransigenza israeliana e le proteste degli "studenti" che "simpatizzano" per Fatah. L'occhiello ("Medio Oriente: il premier israeliano contro il governo Hamas- Fatah") non aggiunge nessuna informazione, mentre l'attacco dell'articolo, ignorando totalmente le ragioni della posizione israeliana (riportate più avanti in modo frettoloso e ambiguo) ribadisce che Olmert si è comportato con un'intransigenza che era sostanzialmente scontata. Nel dramma mediorentale gli israeliani hanno la parte dei cattivi, e qualsiasi cosa facciano restano all'interno del loro ruolo:
Come previsto. Il premier israeliano Ehud Olmert ha chiesto ai suoi ministri di "boicottare" il nuovo governo di unità nazionale palestinese, varato sabato dall'accordo tra Hamas e Fatah.
Più avanti apprendiamo che il governo americano non tratterà con quello palestinese finchè questo non rispetterà i principi del quartetto
In primis il riconoscimento di Israele, al quale sabato il premier Ismail Hanieh non aveva fatto cenno, mentre aveva evocato il diritto dei palestinesi alla resistenza.
Haniyeh, a quanto risulta da questa brevissima frase, si è solo "dimenticato" di far cenno al riconoscimento di Israele, mentre il "diritto alla resistenza" non è certamente il "diritto al terrorismo"...
A completamento di questo quadro segnaliamo ancora uno specchietto così concepito:
Popolazione: Israele: 6 milioni circa gli abitanti Palestina: 5,4 milioni circa gli abitanti Profughi palestinesi: 4, 2 milioni Stima dell'agenzia Unrwa (Onu)
Naturalmente non viene precisatoche i 4,2 milioni di profughi palestinesi includono per i criteri dell'Unrwa, caso unico tra i conflitto mondiali, i discendenti dei profughi propriamente detti. Nè vi è un cenno ai profughi ebrei scacciati dai paesi arabi, che pure costituiscono una parte consistente della popolazione israeliana.
Anche La REPUBBLICA sceglie toni di condanna per la "Chiusura totale di Israele". Appena una riga è dedicata alla notizia della morte di una bambina palestinese di otto anni a Gaza, "uccisa dal fuoco di gruppi rivali". Ecco il testo:
GAZA - Chiusura totale da Israele, spiragli di apertura - per quanto minimi - dagli Stati Uniti: nel giorno della prima riunione (a Gaza e a Ramallah, da dove sono intervenuti i ministri residenti che non possono lasciare la Cisgiordania) del nuovo governo di unità nazionale palestinese, la comunità internazionale valuta l´accordo raggiunto da Hamas e Fatah per mettere fine alle violenze interne e cercare di uscire dallo stallo creato dalla vittoria di Hamas nelle elezioni 2006. Washington, pur ribadendo le critiche al discorso fatto due giorni fa dal primo ministro palestinese Ismail Haniyeh, sul diritto dei palestinesi alla resistenza, ha fatto sapere di essere pronta a dialogare con i ministri non legati ad Hamas. Stephen Hadley, membro del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, ha però precisato alla Cnn che l´amministrazione americana sarà disposta a trattare in toto con il governo palestinese solo quando ci sarà una rinuncia alla violenza e un riconoscimento di Israele e che la sospensione degli aiuti ai palestinesi resta valida. La linea americana è diversa da quella auspicata dal premier israeliano Olmert, che ieri ha ottenuto il sì del suo governo alla sua scelta di continuare a mantenere l´embargo contro i palestinesi e ha chiesto alla comunità internazionale di fare altrettanto. Nella prima riunione di governo Haniyeh ha sottolineato l´importanza di allentare l´isolamento internazionale imposto all´Anp in seguito al successo di Hamas nelle elezioni politiche del 2006 e posto la necessità di far terminare gli scontri e le violenze a Gaza in cima all´agenda dell´esecutivo. Il delicato compito di calmare le acque nella Striscia - dove ieri una bambina di otto anni è stata uccisa dal fuoco di gruppi rivali - è stato affidato dal presidente Abu Mazen - eccezionalmente presente alla riunione - a un suo fedelissimo, Mohammed Dahlan, esponente di spicco di Fatah e nemico acerrimo di Hamas. Dahlan è stato nominato capo del Consiglio di sicurezza nazionale, un organismo cancellato dopo la morte di Yasser Arafat e richiamato ieri in vita con lo scopo di mettere fine agli scontri.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail al Messaggero e alla Repubblica