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L'Opinione Rassegna Stampa
15.03.2007 Desaparecidos libanesi? A D'Alema non interessano
diserta il convegno su di loro

Testata: L'Opinione
Data: 15 marzo 2007
Pagina: 3
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Desaparecidos libanesi ignorati da D’Alema»
Da L'OPINIONE del 15 marzo 2007: 

A Massimo D’Alema dei desaparecidos libanesi nelle carceri del regime siriano importa poco o niente. Infatti, sebbene invitato ieri alla conferenza stampa moderata dal direttore de “L’opinione” Arturo Diaconale, tenutasi alla Casa del cinema di Walter Veltroni, non solo non si è fatto vedere ma non ha ritenuto neanche opportuno mandare un qualche funzionario diplomatico in sua vece. E alle sollecitazioni dell’organizzazione ha fatto sempre rispondere da distratte segretarie. E’ la classica notizia nella notizia. Anche se, trattandosi uno che di solito ama farsi ritrarre a braccetto con i ministri dell’hezbullah, non si può certo dire che è “l’uomo che morde il cane”, bensì, al massimo, “business as usual”. Fatto sta che la politica italiana ed europea è stata ancora una volta assente in un’occasione importantissima per la qualità delle testimonianze presentate. Compreso un filmato di 40 minuti in arabo e in inglese con i sottotitoli in italiano dal titolo emblematico: “I figli perduti del Libano”.

Ammirevole per la propria volontà di incarnare la coscienza critica di questa sinistra italiana ed europea, che non manca mai quando si devono denunciare i presunti crimini israeliani e americani contro palestinesi, iracheni e afghani, più o meno resistenti, più o meno terroristi, ma che al contrario latita quando a essere sottolineati sono i genocidi della popolazione cristiano maronita del Libano (per non parlare degli oppositori di Castro o di Chavez), è stato l’intervento dell’ex vicesindaco socialista del comune di Roma ai tempi di Petroselli, Alberto Benzoni, attualmente dirigente della Rosa nel Pugno: “Io sono qui solo per dirvi che mi vergogno per conto della sinistra per questa assenza e per questo doppio standard”. D’altronde solo l’altro ieri gli stessi libanesi dell’Osservatorio geopolitico medio orientale, O.g.m.o., di Roger Bou Chahine, che ieri hanno presentato il drammatico filmato che nessun politico italiano ha voluto vedere, erano stati protagonisti involontari, come vittime, dell’ennesimo episodio di politica grottesca all’italiana: recatisi tutti, insieme anche al portavoce di S.O.L.I.D.E. (Support of libanese in detention and exile) Ghazi Aad, per essere ricevuti dalla commissione esteri della Camera, tra parentesi oggi si spera che non ci sia la gaffe in replica al Senato, non trovavano che pochi esponenti di An a riceverli.

Mentre i Ds non partecipavano all’audizione per protestare contro il fatto che la cosa era stata organizzata da An senza che a loro “fosse stato comunicato niente”. Ecco come lavorano gli eletti del popolo pagati dal contribuente italiano, verrebbe da dire. Lo stesso schema mentale, denunciato così onestamente dall’ex vicesindaco di Roma, si è ripetuto ieri nella conferenza stampa: Amnesty, emergency, le ong di sinistra e quelle cattoliche non mancano mai a un convegno sulle vittime palestinesi di Israele, magari corredato con filmati e foto falsi ma quando ci sono di mezzo i diritti umani dei libanesi “non hizbullah” il discorso cambia. Così quasi solo da “L’opinione” potrete sapere delle fosse comuni vicino al ministero della Difesa di Beirut all’epoca dell’occupazione siriana o della strage dell’ottobre 1990 ai confini con la Siria, o del campo di concentramento di Anjar o delle irridenti risposte date da Assad padre a chi gli contestava la sparizione di oltre 620 cittadini libanesi nelle segrete del regime di “Shams” (ha detto: “pure a noi è capitato che 880 siriani siano scomparsi in Libano”). E di molte altre cose ancora la sinistra ieri non ha ritenuto di interessarsi: come delle madri coraggio libanesi accampate in una tenda vicino al palazzo governativo di Beirut in attesa che venga istituita una commissione internazionale d’inchiesta su queste sparizioni, o dei 38 metodi di tortura che si applicano in Siria o della cifra ancora più ragguardevole di cittadini libanesi scomparsi dal 1976 a oggi, si tratta di 17 mila persone, che però l’ong O.g.m.o., con un’onestà intellettuale persino eccessiva, si rifiuta di imputare al 100 per cento alla Siria.

Chissà, se fosse mai venuto, cosa avrebbe detto Massimo D’Alema del fatto che una delle branche dei servizi segreti siriani specializzata nel torturare i prigionieri libanesi si chiama “Palestina” ed era gestita appunto da palestinesi filo Arafat. Che poi fu la prima causa dello scoppio della guerra civile in Libano della quale approfittò la Siria per invaderlo. A proposito dell’insensibilità di organizzazioni come Amnesty, che non a caso qualcuno ha ribattezzato “amnesy”, tagliente è stato il commento di un ricordo evocato da Roger Bou Chahine allorché nel 1997, quando era il rappresentante diplomatico delle forze libanesi di Samir Geagea in Italia (Geagea è un altro che si è fatto quindici anni nei lager di Damasco e di Beirut, ndr), provò per la prima volta a convocare questi pupazzi del professionismo dei diritti umani davanti all’ambasciata siriana per un sit in di protesta e si ritrovò solo o quasi. Chi c’era ieri alla casa del cinema ha potuto vedere filmati di madri che piangono figli che non vedono da oltre venti anni e si accontenterebbero anche di poterne seppellire il cadavere. O famiglie ricattate e truffate da sciacalli che promettevano notizie e ne vendevano di false in cambio di soldi, salvo poi scoprire che il loro congiunto era morto da più di dieci anni.

Questo è quello che la sinistra italiana rifiuta di vedere e che accade ancor a oggi in Siria e fino a ieri era accaduto dentro al Libano. Ma quando i dissidenti di un regime nazi comunista come quello di Assad padre e figlio osano mettere su la testa e venire in Europa a denunciare il tutto non è rara la reazione, quasi pavloviana, di chi li considera “fascisti”. E questo da una parte perché se non sei di sinistra non sei mai un vero perseguitato, ma dall’altra anche perché chi denuncia le malefatte di un regime che è stato alleato dell’ex Unione sovietica è oggettivamente ancora oggi un fottuto contro rivoluzionario. Certi muri ideologici non sono mai caduti, al contrario di quello di mattoni di Berlino. Ne sanno qualcosa gli esuli cubani di ieri e quelli libanesi e venezuelani di oggi.

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diaconale@opinione.it

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