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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
09.03.2007 Torture e bugie
una clamorosa decisione della Corte Suprema d'Israele

Testata: Informazione Corretta
Data: 09 marzo 2007
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Torture e bugie»

 Quel che differenzia uno stato di diritto da un regime autoritario è, in primo luogo, il rispetto dei diritti dell’individuo ed il loro grado di prevalenza in relazione all’interesse nazionale. Più lo stato mostra rispetto per i diritti dei suoi cittadini e più esso si eleva al rango di stato etico (nei limiti in cui ciò è reso possibile dalle leggi della politica).

Riportiamo di seguito quanto si è verificato mercoledì 7 marzo in Israele.

Lo Shin Bet – i servizi di intelligence che presiedono alla sicurezza nazionale interna – aveva arrestato un presunto terrorista palestinese, Mahmoud Sueti, un trentunenne di Hebron, e lo aveva sottoposto ad interrogatorio. Per indurlo a raccontare quanto sapeva gli era stato detto che anche sua moglie era stata arrestata  e veniva interrogata. Non solo, ma suo padre e sua moglie, che erano andati a portargli dei vestiti, sono stati mostrati al detenuto per far apparire reale quella menzogna.

L’avvocato Labib Haviv del “Comitato pubblico israeliano contro la tortura” aveva sottoposto alla Corte Suprema di Giustizia una petizione nella quale affermava che la pressione psicologica esercitata sul detenuto mediante quella bugia (in realtà la moglie non era stata arrestata) equivaleva ad una forma di tortura; la Corte Suprema gli ha dato ragione ed ha ordinato allo Shin Bet di dire al detenuto la verità, cioè che sua moglie non era mai stata privata della libertà o sottoposta ad interrogatorio.

Una decisione come quella assunta dalla Corte Suprema d’Israele sarebbe clamorosa ovunque, ma lo è certamente molto più in un contesto come quello in cui operano i servizi di intelligence israeliani, costantemente all’erta a causa del pericolo che vengano commessi attentati suicidi come è avvenuto dalla firma degli accordi di Oslo ad oggi.

Non crediamo che in alcun altro stato di diritto del mondo un banale trucco poliziesco che ha l’evidente scopo di esercitare una forte pressione psicologica su un detenuto sia mai stato formalmente ed ufficialmente paragonato ad una forma di tortura ed in quanto tale vietato. In Israele è successo. In Israele anche un individuo sospettato di essere nemico dello stato, un potenziale terrorista, ha precisi diritti che nessuno, neppure gli organi che vigilano sulla sicurezza della nazione, possono violare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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