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A pag. 18 di METRO di venerdi 23/02/2007, nella sezione Life, libri letti per voi, Antonella Fiori (libri@metroitaly.it) intervista l'autrice di "Dietro il tuo silenzio" (Mondadori p.200 € 17,00) in cui si parla di una donna, moglie di un bombarolo suicida.
(...)L'idea è venuta a Laura Facchi, giornalista free lance, dopo l'incontro in Palestina con alcune mamme di kamikaze. "Donne che racconvano dei loro figli in modo sconvolgente per il nostro modo di pensare. C'era dolore ma anche orgoglio per quel gesto. Ho pensato: cosa accadrebbe se succedesse da noi? quale sarebbe l'impatto sociale su chi resta?".
Nasce così la storia di Monica, una libraia milanese catapultata nella tragedia più assurda. Una mattina, in pieno centrocittà, su un autobus, un uomo si suicida con una cintura carica di esplosivo causando la morte di altre otto persone: lei cerca suo marito che non risponde al cellulare perché... il kamikaze è proprio lui.
Sicuramente è un dramma avere un marito per terrorista, ma non credo che la moglie sia più vittima dei morti, dei feriti che rimandono invalidi per tutta la vita o per i loro familiari. No?
Certo bisognerebbe leggere il libro, ma mi semba che si voglia spostare l'attenzione (come sempre del resto) dalle vittime vere al terrorista e al suo entourage familiare
A pag. 18 di Epolis, invece, sotto l'articolo riguardante l'Iran e accanto a quello sui rapiti in Nigeria, l'Unicef pubblicizza in un riquadro l'"Emergenza Libano. I bambini pagano il prezzo più alto". Non è la prima volta che viene pubblicata una pubblicità simile, sempre sull'emergenza Libano, mentre sull'emergenza Israele, sui bambini israeliani, altrettanto vittime, non si è mai visto nulla. E' soltanto un caso?
In un'altra pagina, sempre su Epolis viene pubblicata l'opinione di Maso Notarianni, direttore di Peacereporter, che definisce la missione italiana in Afghanistan e in Iraq come missioni di guerra, definendo ideologica sia la politica di destra che di sinistra, politica di palazzo lontana dal "Paese reale che dal 2001 spinge per il ritiro delle truppe... [e dalle] aspirazioni e i sogni dei cittadini di questo Paese." Insomma, come se i noglobal e i bruciatori di bandiere costituissero la maggioranza degli italiani e non fossero ideologizzati.