Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Osama Bin Laden, che era costui ? l'analisi di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 18 febbraio 2007 Pagina: 14 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Il mistero di Osama,dimenticato da Zawahiri nei suoi messaggi»
Guido Olimpio, sul CORRIERE della SERA di oggi, 18/02/2007, a pag.14, analizza i rapporti tra Osama Bin Laden e il terrorismo internazionale.
MILANO — La macchina propagandistica di Al Qaeda procede a tutto vapore ma il fuochista capo — Osama Bin Laden — non compare. E aspetto ancora più strano non viene citato nei messaggi dal suo braccio destro, il dottore egiziano Ayman Al Zawahiri. Nei video diffusi in queste ultime settimane, l'estremista egiziano ha invitato i militanti a mettere da parte le rivalità e a stringersi attorno al mullah Omar, la guida dei talebani. Nessun cenno invece al Califfo. La «dimenticanza» è stata subito colta da alcuni quotidiani arabi che hanno rilanciato il mistero su Bin Laden. Con prudenza, però. I messaggi lanciati via Internet o sulle tv satellitari spesso non sono completi. Ne va in onda solo uno spezzone e si aspetta poi che i ricercatori trovino le parti mancanti. Detto questo non vi è dubbio che l'assenza di Osama è intrigante. Per due ragioni. L'ultima apparizione in video risale al 2004, seguito da alcuni messaggi audio, attribuiti dalla Cia a Bin Laden. Eppure il 2006, come le prime settimane del 2007, sono state segnate da eventi che meritavano sicuramente un intervento del leader. I drammatici sviluppi della crisi irachena, le difficoltà della coalizione in Afghanistan, le tensioni in Medio Oriente, il rovesciamento delle Corti islamiche in Somalia. Al Qaeda non ha certo taciuto, anzi ha fatto l'opposto. Al Zawahiri e il neo portavoce Azzam l'americano, alias Adam Gadahn, hanno commentato di tutto, dando più spazio alla guerra di parole che a quella effettiva. Sempre Al Zawahiri ha replicato al discorso sullo stato dell'Unione sbeffeggiando poi i progetti del Pentagono sull'Iraq. Allora come spiegare il silenzio di Osama? Gli analisti, intanto, mettono le mani avanti dicendo «magari domani si fa vivo », anche se questo «domani» si fa attendere da troppo tempo. Poi si lasciano andare alle teorie. 1) Osama è davvero morto: in settembre non meglio precisate fonti di intelligence franco-saudite hanno sostenuto che sia spirato al confine tra Pakistan e Afghanistan. Causa: problemi ai reni. 2) Bin Laden, malato, ha passato il comando delle operazioni al mullah Omar e la guida ideologico-propagandistica ad Al Zawahiri. 3) Osama e l'egiziano vivono la clandestinità separati. Il primo evita di apparire per ragioni di sicurezza e anche di salute, nascosto nell'area pakistana compresa tra Chitral e il mitico Passo Khyber. Il secondo ha un accesso più agevole alla catena mediatica messa in piedi da «As Sahab». In questa interpretazione c'è spazio per altre voci giudicate peraltro azzardate: tra i due sarebbe nato un dissidio sulla strategia da adottare. 4) La lettera con la quale Bin Laden avrebbe ordinato ai terroristi algerini di colpire la Francia durante il voto d'aprile attende una autenticazione. È possibile che si tratti di una manovra degli stessi estremisti nordafricani per autopromuoversi a costola maghrebina del movimento. Il silenzio di Osama ha peraltro effetti limitati sul terreno. In Oriente, Al Qaeda si è «pachistanizzata», mescolando i vecchi quadri ai talebani e ai militanti locali. E' il caso del libico di Abu Yahya al Libi diventato uno dei responsabili delle operazioni sul campo. In Medio Oriente i gruppi tradizionali, a partire dal Gspc algerino, presentano la loro lotta in un disegno globale e tentano di rimettere in piedi strutture in Europa. Ma per ora l'attrazione maggiore resta l'Iraq, dove è facile trovare il nemico e non servono poi ordini speciali. I jihadisti trovano il Paradiso anche senza Osama.
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