Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'Iran vuole il nucleare, non la trattativa ma il quotidiano napoletano prova a cambiare le carte in tavola
Testata: Il Mattino Data: 12 febbraio 2007 Pagina: 7 Autore: la redazione Titolo: «L’Iran non si ferma ma vuole negoziare»
Di fronte al reiterato rifiuto dell’Iran di fermare la corsa verso la bomba atomica Il Mattino non sa che pesci prendere. L’ideologia antiamericana e antiisraeliana della redazione esteri del quotidiano non permette di dire le cose in maniera semplice per quelle che sono. Risultato: capriole e doppi salti mortali per far sembrare la posizione della teocrazia iraniana più moderata possibile. Il titolo (L’Iran non si ferma ma vuole negoziare)
e il sottotitolo (Larijani incontra Solana: serve il dialogo)
sono numeri da circo. E l’articolo non è da meno.
Ecco il testo:
Monaco. Mentre il presidente Mahmud Ahmadinejad parlava alla folla oceanica sulla Piazza della libertà a Teheran ribadendo il no alle richieste dell'Onu, ma anche l’intenzione di rispettare il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tpn), da Monaco di Baviera il negoziatore Ali Larijani lanciava ieri segnali distensivi sottolineando la disponibilità dell'Iran a riprendere il negoziato sul suo controverso programma nucleare. «Noi dobbiamo negoziare, soluzioni sono possibili», ha detto Larijani alla Conferenza sulla sicurezza conclusasi ieri nel capoluogo bavarese. Il mediatore, che era giunto già sabato scorso a Monaco, ha precisato di aver informato con una lettera il direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) Mohamed El Baradei sulla disponibilità di Teheran a tornare alla trattativa, seppur a certe condizioni che non ha tuttavia precisato. Nella lettera a El Baradei, il negoziatore iraniano ha detto che Teheran è disposta a elaborare, «nel giro di tre settimane», le modalità per risolvere tutte le questioni in sospeso. E ciò, ha osservato, per non aggravare ulteriormente la situazione nella regione. Ali Larijani ha quindi ribadito il carattere civile e pacifico del programma nucleare iraniano. «Nella nostra dottrina di difesa non vi è alcun posto per per armi nucleari o chimiche», ha detto e ha aggiunto: «Non vogliamo minacciare nessuno intorno a noi. Noi non vogliamo attaccare l'Europa. Da parte nostra non vi è alcun pregiudizio nei confronti di alcun paese». A Monaco Ali Larijani ha incontrato l'alto rappresentante della Ue per la politica estera e di sicurezza Javier Solana, col quale tuttavia non ha raggiunto alcun accordo concreto. «Abbiamo avuto un buon incontro, non molto lungo», ha detto Solana al termine del colloquio. «Si è trattato di ritrovare il senso del dialogo e di vedere se esista la possibilità di una soluzione», ha aggiunto al termine dell'incontro con il negoziatore iraniano. Nel suo intervento alla Conferenza di Monaco, Larijani ha d'altra parte ribadito i dubbi sull'Olocausto - è un tema storico aperto, ha osservato - e ha accusato gli Stati Uniti di aver fomentato il terrorismo con l'avventura militare in Iraq. «I problemi che vediamo hanno la loro origine nell'occupazione» dell'Iraq, ha detto Larijani secondo cui la gente in Iraq si è sentita ferita nei suoi sentimenti religiosi per via della presenza dei soldati americani. E l'insicurezza generata dalle azioni americane - ha osservato - ha anche importanti conseguenze economiche in tutta
la regione. Sempre
ieri, parlando a Teheran nel ventottesimo anniversario della Rivoluzione islamica, il presidente Ahmadinejad ha promesso che gli iraniani saranno testimoni di un «progresso» in campo nucleare entro il prossimo 9 aprile. E ha respinto nuovamente la richiesta di sospensione dell'arricchimento dell'uranio come richiesto dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma il presidente iraniano ha anche usato toni accomodanti, quando ha sostenuto che l’Iran vuole riprendere le trattative con la comunità internazionale e non ha alcuna intenzione di uscire dal Trattato di Non Proliferazione nucleare (Tnp). D’altra nel discorso di Ahmadinejad è anche mancato il punto più atteso: la notizia di nuovi progressi in questo settore, preannunciata più volte da Teheran. Un'omissione forse dovuta proprio ad un tentativo di non inasprire ulteriormente il braccio di ferro con l'Occidente. re.mo.
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