Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Hezbollah vuole la morte di Israele una cronaca corretta
Testata: Il Giornale Data: 31 gennaio 2007 Pagina: 11 Autore: la redazione Titolo: «Nasrallah: «Saremo il cimitero degli invasori»»
Dal GIORNALE del 31 gennaio 2007:
Israele sembra avere optato per la moderazione dopo l'attentato kamikaze di lunedì a Eilat, costato la vita a tre civili e rivendicato dai gruppi armati palestinesi Jihad islamica e Brigate Al Aqsa. Per ora la replica di Gerusalemme è stata simbolica. Nella notte i jet israeliani hanno colpito a Gaza un tunnel, vuoto, scavato dai miliziani verso il territorio dello Stato ebraico, vicino al terminale di Karni. Il premier Ehud Olmert non vuole rischiare di far saltare con una risposta muscolare la fragile tregua in vigore da due mesi con i palestinesi, mentre si avvia a una ripresa delle trattative con Abu Mazen. Un vertice a tre con il segretario di stato Usa Condoleezza Rice è previsto a febbraio. Ben diversa la scelta di toni di Hassan Nasrallah. Il leader libanese di Hezbollah ha detto ieri di fronte a una gigantesca folla, in occasione della ricorrenza più sacra degli sciiti, la Ashura, che «il futuro d'Israele è la morte, mentre il nostro futuro è la vita». «Israele è caduto nella tela del ragno», ha quindi affermato il leader di Hezbollah, riferendosi alla «vittoria divina» che il movimento sciita libanese - notoriamente appoggiato da Siria e Iran - proclama di aver conseguito nella guerra dell'estate scorsa contro Israele per il semplice fatto di non essere stato sconfitto totalmente sul campo.
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