Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Legge contro il negazionismo rassegna di opinioni a favore e contro
Testata:Il Giornale - La Stampa - Il Foglio - La Repubblica Autore: Gaetano Quagliariello - la redazione - Gabriele Isman Titolo: «La libertà non cancella la Shoah - «Legge necessaria in un Paese debole» - Negare la Shoah»
Pubblichiamo una rassegna di opinioni sulla proposta del ministro della Giustizia Mastella di perseguire per legge il negazionismo. Di seguito, una risposta di Gaetano Quagliarello all'appello contrario di un gruppo di storici:
Cari colleghi storici, proviamo, se è possibile, a metterci d'accordo su due o tre cose preliminari. Innanzi tutto: esiste una differenza abissale tra libertà d'espressione e libertà di menzogna. La prima s'arresta laddove l'altra ha inizio. E la bugia pubblica deve essere sanzionata in modo proporzionato al danno che produce, al singolo o alla comunità. Se si prescinde da questo principio elementare, si corre il rischio d'introdurre il relativismo nella cittadella della storia. E, in questo modo, di trasformarla in null'altro che una collazione di opinioni più o meno autorevoli. Le verità della storia sono sempre provvisorie, perché possono essere smentite da studi più documentati e da ricostruzioni più convincenti. (...) verità.Non possono essere degradate a opinioni e tantomeno ad affermazioni ideologiche quando riguardano gli individui e, ancor più, quando concernono drammi collettivi dell' umanità che hanno causato morti innocenti, distruzioni, sofferenze mai prima immaginate. Nessuna legge potrà, dunque, punire un lavoro serio che, sulla base di documenti, giunga a nuove acquisizioni.Matale circostanza è completamente differente da quella per la quale, fregiandosi dell'autorità di storico, si spaccino per vere farneticazioni che disorientano e creano le premesse per lo sviluppo dell'anti-semitismo. In questo caso la libertà d'espressione non c'entra niente e neppure la libertà di ricerca. Ci si trova al cospetto di un comportamento che può causare un danno alla società e che, come tale, può essere perseguito. Abbiamo applicato questo criterio per fatti storici per noi italiani essenziali, come il fascismo e l'unità nazionale ma che, si converrà, hanno una portata storica nemmeno comparabile all'Olocausto. Si pone, allora, un solo problema d'opportunità: è conveniente o no stabilire una sanzione? Al proposito, scrive Timothy Garton Ash sulla Repubblica di ieri: «In una società libera ogni restrizione della libertà di parola necessita di una giustificazione convincente che in questo caso non si trova». La premessa è condivisibile; la conclusione lascia francamente basiti. Così come, cari colleghi sottoscrittori dell'appello contro la punizione del negazionismo, lasciano basite alcune affermazioni del vostro documento, tanto da suggerire di non lasciarlo passare senza una replica. Scrivete, con stizza, che negli ultimi tempi il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell'attenzione dei media. Vi faccio sommessamente notare che non si è trattato di un caso. Se ciò è accaduto è perché mai prima di oggi esso è divenuto obiettivo politico perseguibile. Vi siete accorti o no che Mahmud Ahmadinejad, Presidente della Repubblica di uno Stato che potrebbe presto avere la bomba atomica, ha trasformato il più grande orrore della storia dell' umanità in programma politico attuale? Vi siete accorti o no che in Europa c'è una ripresa d'antisemitismo come mai s'era vista dal termine della Seconda Guerra Mondiale, che ha portato all'incendio di Sinagoghe e a violenze fino a qualche anno fa inimmaginabili nei confronti d'inermi cittadini? E, per restare anche solo nell' ambito degli storici, vi siete accorti o no che quelle che erano farneticazioni di pochi isolati si sono trasformate in programma per convegni celebrati in pompa magna a Teheran? Nell'appello, poi, aggiungete che attraverso il reato di negazionismo, si accentuerebbe la discutibile idea dell' unicità della Shoah. Create, in tal modo, un'ulteriore confusione: quella tra una menzogna storica e una tesi storica. Io l'unicità della Shoah la difendo, in quanto ritengo che nessun programma di sterminio del genere umano - neppure quello perseguito nei Gulag - sia mai giunto a tanta perfezione e sia mai stato più assoluto. Ma mentre su questa tesi sono pronto a confrontarmi, non sono disposto neppure a prendere in considerazione la negazione dell'Olocausto suffragata soltanto da aberranti opinioni ideologiche. Quel cortocircuito fa sorgere il sospetto che, in realtà, vi sia in giro un'inconfessata voglia di diminuire la rilevanza storica di un evento, mettendolo sullo stesso piano dei crimini coloniali italiani o, come scrive Ash, delle vignette contro Maometto che offendono i mussulmani. E così, dopo aver coltivato l'antifascismo storico militante negli Istituti Storici della Resistenza; non aver mosso un sopracciglio quando Renzo De Felice era oggetto di scherno e di minacce per le sue ricostruzioni del fascismo; sopportato in silenzio il tentativo di tacitare la professoressa Pellicciari per difendere il diritto di esprimere le proprie opinioni sul Risorgimento - da me personalmente in gran parte non condivise -, ci si mobilita in massa contro una legge che punisce il negazionismo, nel momento storico nel quale esso diventa una minaccia effettiva. Si raggiunge in tal modo il bel risultato di trasformare un principio quale la libertà d'opinione, da trattare con empiria e buon senso, in principio teologico al fine di rendere nella notte, in nome della storia, tutte le vacche egualmente nere.
Dalla STAMPA , un intervista ad Amos Luzzato, ex presidente delle comunità ebraiche italiane, favorevole a una legge contro il negazionismo:
Amos Luzzatto, lei è l’ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, è convinto che non serva una legge contro il negazionismo? «No, Rutelli sbaglia: la legge sulla Shoah è necessaria, negare l’Olocausto deve essere un reato. Se io dichiaro che un tale ha sgozzato un bambino tre giorni fa, vengo denunciato per diffamazione e giustamente condannato. Ciò vuol dire che mi è stata limitata la libertà di espressione? Ovviamente no. Se Rutelli è contrario al carcere per i negazionisti, intervenga sulla proposta e si stabiliscano altre sanzioni che non siano la detenzione. Penalizzare non significa condannare alla galera a vita. Ciò che conta è che venga finalmente definito reato il negazionismo». Basta davvero una norma? «Francia, Germania e altri paesi si sono già dotati di una legislazione “ad hoc”. Anche in Italia questa legge servirebbe a impedire che il negazionismo diventi una bandiera in grado di raggruppare associazioni, gruppi e persone intenzionate a riportare indietro le lancette della storia. Si corre il rischio di una specie di arruolamento, di registrazione, di richiamo alle armi. La norma è una barriera alla formazione di aggregazioni che aspirino al potere di carattere antisemitico e razzistico». Valore simbolico o utilità pratica? «Entrambe le cose. Il messaggio deve essere chiaro: chi usa l’antisemitismo per coalizzare formazioni politiche incorrerà nei rigori della legge. Ovvio che ne vedo i limiti. Una società che per stroncare il risorgere dell’antisemitismo ha bisogno di una legge penale è una società debole e in pericolo. E io temo che la nostra lo sia. E non si lavora abbastanza sull’educazione nelle scuole, dove i ragazzi dividono il mondo in buoni e cattivi. E, per antica tradizione, gli ebrei è facile che vengano catalogati, tutti insieme, tra i cattivi».
Di seguito, l'editoriale del FOGLIO,contrario:
L’iniziativa del ministro della Giustizia, che presenterà un disegno di legge per rendere reato la negazione della Shoah, ha provocato la reazione degli storici di destra e di sinistra, che considerano il terreno della ricerca un’area che dev’essere sgombra da prescrizioni pubbliche, che somigliano a una sorta di storia ufficiale indiscutibile. La tesi degli oppositori della proposta di Mastella è giusta. In una concezione liberale non ha senso intervenire con sanzioni giuridiche nei confronti di sostenitori di qualsiasi tesi, per quanto aberrante o addirittura disgustosa. Si combatte fino all’estremo la posizione inaccettabile, ma ci si batte con altrettanto vigore per consentire che questa sia espressa. La Shoah, per il carattere particolare, in un certo senso unico, che ha assunto nella storia europea, può essere sottratta a questa regola generale? Lo pensa la comunità ebraica e questa posizione è degna di rispetto. Bisogna però considerare che se ci si avvia su questa strada non si sa dove ci si ferma. L’esempio della legge francese contro il negazionismo sullo sterminio degli armeni è un sintomo di questa possibile generalizzazione della gestione giudiziaria della storia. Caso mai il dubbio può nascere dal fatto che oggi non sono solo singoli “storici” a negare o ridimensionare lo sterminio razziale del terzo Reich. C’è uno stato, l’Iran, che ha fatto del negazionismo un’ideologia ufficiale, che organizza convegni e finanzia studi volti a questo scopo. Questa non è più libera ricerca storica e in qualche modo va contrastata.
Da La REPUBBLICA del 24 gennaio 2007, un articolo sulla posizione della comunità ebraica:
ROMA - «Negare l´Olocausto è già negare l´evidenza. Io quella legge non la firmerei: non credo che questi sistemi diano risultati». A parlare è Elio Toaff, classe 1915, per anni Rabbino capo della comunità ebraica romana e ancora oggi massima autorità morale dell´ebraismo italiano. Toaff boccia così la proposta di legge del ministro Clemente Mastella. E la posizione di Toaff non è isolata: «Gli ebrei in questo Paese hanno già avuto leggi speciali. Siamo sicuri di volerne creare ancora?» si chiede Nando Tagliacozzo, classe 1938. «Io ad Auschwitz ho perso mio nonno, mio padre e mia sorella: se qualcuno - prosegue Tagliacozzo - dice che mento, lo querelo, gli chiedo i danni morali e, in un Paese normale, questo signore viene punito. Perché il negazionismo non attiene al reato di opinione, ma rientra nella sfera della divulgazione di false notizie fino alla diffamazione, e la legislazione italiana è già attrezzata per questi reati». Tagliacozzo amplia il discorso: «Nel nostro Paese i conti con il passato non sono mai stati chiusi e probabilmente non si vogliono chiudere. Penso al testo della legge della memoria dove si è parlare di tutti coloro che pure erano in campi avversi, oppure al Parlamento che ha sentito quasi la necessità di compensare il giorno della Memoria dello sterminio nazista con il giorno del ricordo per le foibe. Così questa nuova legge diventa una sorta di manifesto di chi è pro e di chi è contro: allora facciamola, contiamoci, ma sarà soltanto un manifesto per la Shoah». «Quella proposta del ministro Mastella è opportuna , ma di difficile applicazione» dice Piero Terracina, 79 anni, deportato quando ne aveva 15 con tutta la famiglia ad Auschwitz, e lui sarà l´unico a uscirne vivo. «La legge - prosegue Terracina - serve a stabilire un punto fermo, a ricordare che quello che è successo è accaduto davvero, ma mi pare difficile punire ragazzi che, in realtà, sono strumentalizzati. Bisognerebbe risalire alle fonti». «Non sono d´accordo con Mastella: queste negazioni sono riflesso di una mentalità da sconfiggere, e queste operazioni non si fanno con una legge» dice chiaramente Marina Caffiero, docente di Storia moderna alla facoltà di Lettere dell´università La Sapienza e da anni impegnata nello studio delle dinamiche dell´antiebraismo. «Chi è negazionista è antisemita - risponde dall´altro versante l´attuale Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni - e quindi bene la proposta del ministro. Certo, bisognerà calibrarla bene, per evitare il reato d´opinione». Più articolata la posizione di Riccardo Pacifici, vicepresidente e portavoce della comunità ebraica romana: «In Italia oggi i sopravvissuti ai campi di sterminio ancora vivi non sono più di 40. E anche i carnefici stanno scomparendo. Quindi è bene garantirci una sorta di assicurazione che, nel rispetto della libertà d´opinione e del lavoro degli storici, tutela la memoria. Ma assistiamo a tentativi persino di Stati esteri di tornare a negare la Shoah. Di fronte a questo rigurgito e nel rispetto di chi ci sta lasciando, è doveroso che le tesi negazionistiche utilizzate per istigare l´odio xenofobo e antisemita siano considerate reato in questo Paese».
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