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L'Opinione Rassegna Stampa
20.01.2007 D'Alema persona non grata
la cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 20 gennaio 2007
Pagina: 2
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «D'Alema persona non grata»

Dall' OPINIONE di oggi, 20/01/2007, a pag.2, la cronaca di Dimitri Buffa sulla mancata visita di Massimo D'Alema alla comunità ebraica romana.

L'assessore alla cultura delle comunità ebraiche romane, Luca Zevi, figlio
 del grande Bruno (indimenticato presidente del Partito radicale) e di
Tullia Zevi, grande vecchia dell'ebraismo italiano, non è stato sicuramente
dotato nella vita di gran fiuto politico. Nè,a dire il vero, di fortuna.
Almeno non nella circostanza che lo ha convinto a invitare martedì prossimo
nella scuola "Vittorio Polacco", nel cuore di  quello che era l'ex ghetto
ebraico di Roma, nientemeno che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema per
presentare il libro edito da Guerini e scritto da Luca Riccardi, "Il problema
Israele - Diplomazia italiana e Pci di fronte allo stato ebraico
(1948-1973)".

D'Alema infatti, dopo le ultime uscite (intervista sullo scorso numero de
"L'espresso" e intervento sull' "Unità" a commento del libro di Bice Foà)
contro il governo israeliano ritenuto responsabile anche delle faide interne
alle fazioni politiche del  terrorismo palestinese e dopo avere più volte
ipotizzato una presunta distinzione tra ebrei democratici e non all'interno
delle comunità italiane, lamentando per di più che nessuna pressione sia
stata fatta su Israele per criticare la sua politica, parlando altresì di
lobby ristretta di suoi detrattori, si è messo in condizione di venire quasi
dichiarato "persona non grata"a Portico d'Ottavia e dintorni.

Tanto che da giovedì sera tutta la zona era stata tappezzata con volantini
che più espliciti non potrebbero essere circa l'intenzione dei residenti di
voler protestare contro la presenza in loco dello stesso D'Alema per
presentare un libro che più che la storia dei complicati rapporti tra il Pci
e Israele potrebbe essere il simbolo dei difficilissimi rapporti che lui
stesso ha con lo stato ebraico e con la comunità italiana della diaspora.

Dice un suo amico, l'ex senatore del Pci Amos Luzzatto, fino a pochi mesi fa
presidente  dell'Unione delle comunità ebraiche italiane: "sarebbe un
precedente veramente rischioso secondo me se si pretendesse che la comunità
ebraica italiana facesse pressione sullo stato di Israele perchè modificasse
la propria politica  con i palestinesi, io credo che gli ebrei italiani
abbiano pieno diritto a partecipare alla politica italiana, ma che c'entrano
con quella israeliana? E poi basta di chiamarci lobby, troppi brutti ricordi
evoca quel termine."

Alla comunità ebraica promettono un rumorosissimo sit in di protesta davanti
alla scuola e i volantini parlano ancora più chiaro: "sit in contro la
visita dell'on. Massimo D'Alema".

La parola "contro" è bene in evidenza.

Luzzatto preferisce i toni diplomatici ma dice chiaro e  tondo che "D'Alema
sbaglia quando risponde in diretta ai telegiornali che gli chiedono quale
sia la causa della guerra civile tra fazioni opposte di palestinesi che la
colpa è di Israele." Altri parlano di riflessi condizionati o pavloviani.

E lo stesso libro che D'Alema vorrebbe presentare racconta in pratica questo
difetto degli illustri antenati comunisti del ministro degli Esteri. Victor
Majar, anche lui di "Sinistra per Israele", è assai poco tenero con D'Alema:
"fatta salva la dovuta ospitalità per il ministro e il rispetto per le
istituzioni ebraiche che hanno organizzato la cosa, la serata non permette
un confronto duro come pure dovrebbe esserci, la cosa andrebbe ripensata o
forse persino annullata, anche se capisco che quando sono stati fatti gli
inviti ancora non erano uscite le interviste e gli interventi sull' Espresso
e sull'Unità."

Luca Zevi che è figlio di Tullia, che recentemente a D'Alema di certo non
gliele ha mandate a dire dalle colonne del "Corrierone", non è stato baciato
dalla fortuna nel ritrovarsi a gestire questa papata bollente e qualcuno,
sotto sotto, spera pure che sia D'Alema, per una volta, a capire di essere
"persona non grata"  e a dare un qualche diplomatico forfait per evitare il
ripetersi di manifestazioni di aperta ostilità da parte degli ebrei romani
come già avvenne, mutatis mutandis, nel 2002 sotto gli uffici del partito di
Bertinotti, all'epoca infausta dell'inzio della seconda Intifada, quella
caratterizzata dal terrorismo dei cosiddetti "martiri suicidi" di Hamas e
della Jihad islamica. Un terrorismo che molti esponenti di Rifondazione
allora giustificavano.

Il portavoce della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici da parte sua
assicura che la visita non è a rischio e che "il diritto  a manifestare pro
o contro qualcuno o qualcosa, dalla base americana a Vicenza alla politica
estera fin qui seguita da D'Alema, è previsto dalla costituzione italiana".
Qualcuno però spera che lo scontro sia evitato. O almeno rimandato.

perchè un vero miracolo sin qui il leader Maximo dei Ds sembra averlo fatto:
contro di lui è riuscito a mettere d'accordo tanto gli ebrei di destra
quanto quelli di sinistra.


diaconale@opinione.it

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