Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
D'Alema persona non grata la cronaca di Dimitri Buffa
Testata: L'Opinione Data: 20 gennaio 2007 Pagina: 2 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «D'Alema persona non grata»
Dall' OPINIONE di oggi, 20/01/2007, a pag.2, la cronaca di Dimitri Buffa sulla mancata visita di Massimo D'Alema alla comunità ebraica romana.
L'assessore alla cultura delle comunità ebraiche romane, Luca Zevi, figlio del grande Bruno (indimenticato presidente del Partito radicale) e di Tullia Zevi, grande vecchia dell'ebraismo italiano, non è stato sicuramente dotato nella vita di gran fiuto politico. Nè,a dire il vero, di fortuna. Almeno non nella circostanza che lo ha convinto a invitare martedì prossimo nella scuola "Vittorio Polacco", nel cuore di quello che era l'ex ghetto ebraico di Roma, nientemeno che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema per presentare il libro edito da Guerini e scritto da Luca Riccardi, "Il problema Israele - Diplomazia italiana e Pci di fronte allo stato ebraico (1948-1973)".
D'Alema infatti, dopo le ultime uscite (intervista sullo scorso numero de "L'espresso" e intervento sull' "Unità" a commento del libro di Bice Foà) contro il governo israeliano ritenuto responsabile anche delle faide interne alle fazioni politiche del terrorismo palestinese e dopo avere più volte ipotizzato una presunta distinzione tra ebrei democratici e non all'interno delle comunità italiane, lamentando per di più che nessuna pressione sia stata fatta su Israele per criticare la sua politica, parlando altresì di lobby ristretta di suoi detrattori, si è messo in condizione di venire quasi dichiarato "persona non grata"a Portico d'Ottavia e dintorni.
Tanto che da giovedì sera tutta la zona era stata tappezzata con volantini che più espliciti non potrebbero essere circa l'intenzione dei residenti di voler protestare contro la presenza in loco dello stesso D'Alema per presentare un libro che più che la storia dei complicati rapporti tra il Pci e Israele potrebbe essere il simbolo dei difficilissimi rapporti che lui stesso ha con lo stato ebraico e con la comunità italiana della diaspora.
Dice un suo amico, l'ex senatore del Pci Amos Luzzatto, fino a pochi mesi fa presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane: "sarebbe un precedente veramente rischioso secondo me se si pretendesse che la comunità ebraica italiana facesse pressione sullo stato di Israele perchè modificasse la propria politica con i palestinesi, io credo che gli ebrei italiani abbiano pieno diritto a partecipare alla politica italiana, ma che c'entrano con quella israeliana? E poi basta di chiamarci lobby, troppi brutti ricordi evoca quel termine."
Alla comunità ebraica promettono un rumorosissimo sit in di protesta davanti alla scuola e i volantini parlano ancora più chiaro: "sit in contro la visita dell'on. Massimo D'Alema".
La parola "contro" è bene in evidenza.
Luzzatto preferisce i toni diplomatici ma dice chiaro e tondo che "D'Alema sbaglia quando risponde in diretta ai telegiornali che gli chiedono quale sia la causa della guerra civile tra fazioni opposte di palestinesi che la colpa è di Israele." Altri parlano di riflessi condizionati o pavloviani.
E lo stesso libro che D'Alema vorrebbe presentare racconta in pratica questo difetto degli illustri antenati comunisti del ministro degli Esteri. Victor Majar, anche lui di "Sinistra per Israele", è assai poco tenero con D'Alema: "fatta salva la dovuta ospitalità per il ministro e il rispetto per le istituzioni ebraiche che hanno organizzato la cosa, la serata non permette un confronto duro come pure dovrebbe esserci, la cosa andrebbe ripensata o forse persino annullata, anche se capisco che quando sono stati fatti gli inviti ancora non erano uscite le interviste e gli interventi sull' Espresso e sull'Unità."
Luca Zevi che è figlio di Tullia, che recentemente a D'Alema di certo non gliele ha mandate a dire dalle colonne del "Corrierone", non è stato baciato dalla fortuna nel ritrovarsi a gestire questa papata bollente e qualcuno, sotto sotto, spera pure che sia D'Alema, per una volta, a capire di essere "persona non grata" e a dare un qualche diplomatico forfait per evitare il ripetersi di manifestazioni di aperta ostilità da parte degli ebrei romani come già avvenne, mutatis mutandis, nel 2002 sotto gli uffici del partito di Bertinotti, all'epoca infausta dell'inzio della seconda Intifada, quella caratterizzata dal terrorismo dei cosiddetti "martiri suicidi" di Hamas e della Jihad islamica. Un terrorismo che molti esponenti di Rifondazione allora giustificavano.
Il portavoce della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici da parte sua assicura che la visita non è a rischio e che "il diritto a manifestare pro o contro qualcuno o qualcosa, dalla base americana a Vicenza alla politica estera fin qui seguita da D'Alema, è previsto dalla costituzione italiana". Qualcuno però spera che lo scontro sia evitato. O almeno rimandato.
perchè un vero miracolo sin qui il leader Maximo dei Ds sembra averlo fatto: contro di lui è riuscito a mettere d'accordo tanto gli ebrei di destra quanto quelli di sinistra.