Capiamo perché il CORRIERE della SERA del 17 gennaio 2007 abbia ripreso da El MUNDO l'intervista al dittatore iraniano Ahmadinejad di Augusto Zamora.
Il quotidiano spagnolo è del gruppo RCS, lo stesso che pubblica il CORRIERE.
Il pezzo dunque, deve essere stato ceduto a buon mercato.
Purtroppo, si trattava anche di una merce molto scadente.
Le risposte di Ahmadinejad sono come al solito deliranti, spesso oltre il limite del ridicolo. Il giornalista non solo non replica in alcun modo nemmeno alle più macroscopiche falsificazioni del dittatore: gli rivolge anche domande altrettanto assurde, quasi a voler rivaleggiare con lui nel deformare e capolgere la realtà.
Riteniamo che un quotidiano serio e autorevole dovrebbe rifiutare la pubblicazione di un testo simile, vergognoso secondo i più elementari standard di etica giornalistica.
Di seguito, l'articolo, con i nostri commenti inseriti in grassetto nel testo:
MANAGUA — Signor presidente Ahmadinejad, gli Stati Uniti accusano Iran e Siria di favorire la guerra in Iraq e hanno minacciato ritorsioni. Qual è la posizione dell'Iran?
«Gli Stati Uniti, che si trovano a diecimila chilometri di distanza, hanno inviato le loro truppe in Iraq. Inoltre, accusano i Paesi limitrofi di contribuire alla guerra. Il popolo iraniano e quello iracheno hanno convissuto in pace per centinaia di anni.
Dimenticando una guerra durata un decennio che ha fatto milioni di morti...
Credo che sia arrivato il momento che le grandi potenze abbiano una percezione diversa delle vicende internazionali e di questa regione. Non c'erano armi di distruzione di massa, e adesso non c'è più Saddam. L'Iraq è dotato di una costituzione e di un buon governo eletto dal popolo. Pertanto, perché britannici e nordamericani si trovano ancora in Iraq? Il problema dell'Iraq è la presenza di truppe straniere».
L'esecuzione di Saddam è stata molto criticata, ed è stata considerata un errore politico, in quanto aumenta tensioni e rancori tra sciiti e sunniti.
«Gli iracheni sono un popolo, una nazione. Per centinaia di anni, le differenti etnie, sciiti, sunniti e curdi, hanno convissuto in pace. Solo dopo l'intervento britannico e americano compaiono in Iraq il problema sciita e il problema sunnita. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna cercano di seminare rivalità per poter dominare l'Iraq. Saddam non era né sunnita né sciita, non era musulmano.
Ma si è proclamato "nuovo Saladino" e ha chiamato al jihad contro l'Occidente...
Per dieci anni almeno, è stato protetto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Oggi c'è irritazione perché in quella regione non c'è più nessuno pronto a obbedire».
Un quotidiano britannico ha riportato la notizia che Israele starebbe preparando un attacco, che potrebbe essere addirittura atomico, contro le installazioni nucleari iraniane. Come risponderebbe l'Iran?
Il regime degli ayatollah predica da sempre la distruzione di Israele. Da quando è diventato "presidente" Ahmadinejad si è impegnato in un crescendo di minacce e dichiarazioni di odio. Contemporaneamente, l'Iran ha sfidato la comunità internazionale con un programma nucleare dalle chiare finalità belliche.
Eppure, la prima domanda relativa a Israele, sulla base di dubbie "rivelazioni" giornalistiche, inverte completamente i ruoli di vittima e di aggressore.
Sembra che sia Israele a minacciare l'Iran, e non viceversa.
«Il regime sionista è un regime illegittimo. È stato creato essenzialmente come minaccia per altri popoli. La totalità dei popoli del Medio Oriente odia il regime sionista. È un regime imposto, dittatoriale, totalitario, sulla regione. Quel regime ha interesse a nuocere al popolo iraniano. Hanno molti sogni, ma non sono onnipotenti. Conoscono bene la forza del popolo iraniano. Credo che non oseranno mai attaccarci, né loro né i loro padroni. Non commetteranno una simile sciocchezza».
I giornali di tutto il mondo hanno scritto che lei avrebbe chiesto la distruzione di Israele. È così?
Lo hanno scritto i giornali di tutto il mondo, perché Ahmadinejad è stato chiarissimo.
Ma il giornalista del MUNDO gli offre la possibilità di confondere le idee al pubblico, di negare e di nascondere le sue intenzioni criminali dietro il velo dell'ambiguità.
Ahmadinejad riesce a trattenersi dal dichiarare che Israele va cancellato dalla carta geografica (come già a fatto), ma ribadisce che è illegittimo.
E torna anche a difendere le sue tesi negazioniste sulla Shoah. Senza che l'intervistatore muova una qualsiasi obiezione
«Io ho fatto due domande e ho presentato due proposte. La mia prima domanda è la seguente. Se l'Olocausto è stata una realtà, perché non esistono informazioni chiare? Tutti abbiamo potuto vedere che qualunque ricercatore che voglia farsi aprire delle porte per indagare viene condannato. Se effettivamente l'Olocausto è avvenuto, dove è avvenuto? E l'altra domanda è: che colpa ne ha il popolo palestinese? Con la scusa dell'Olocausto, per sei decenni è stato imposto un regime al popolo palestinese, la maggior ingiustizia che sia mai avvenuta in tutta la storia dell'umanità. Abbiamo anche formulato due proposte ben chiare agli occidentali. La prima proposta è stata: se siete stati voi ad imporre quel regime al popolo palestinese, dovete essere voi a toglierlo. Se non accettano la prima proposta, si può passare alla seconda, che consiste nell'indire un referendum popolare, democratico, al quale possa partecipare l'intero popolo palestinese, con i cristiani, gli ebrei e i musulmani.
Va ricordato che a questo "referendum", secondo gli iraniani non potrebbero partecipare gli ebrei giunti in Israele dopo il 1948, mentre dovrebbero partecipare tutti i profughi palestinesi e i loro discendenti.
L'esito di una simile "consultazione" sarebbe deciso in partenza.
Inoltre, il progetto nega i diritti di milioni di israeliani, che sarebbero espulsi dal loro paese sulla base di una votazione alla quale nemmeno potrebbero partecipare.
L'ipotesi è ovviamente del tutto accademica. Serve solo ad alludere a una ben più concreta minaccia: "O Israele accetta di autodistruggersi "pacificamente" , sottointende Ahmadinejad, " o saremo noi a distruggerla".
Noi non vogliamo la guerra, non vogliamo conflitti, non vogliamo odio. Quello che vogliamo è risolvere il problema del regime sionista, che è l'origine dell'odio. Se risolviamo la causa del problema, il problema non ci sarà più».
Il rapporto della Commissione bipartisan creata dal governo Usa afferma che il ruolo dell'Iran è indispensabile ai fini della pacificazione dell'Iraq. Sareste disposti a collaborare?
«Noi aspiriamo al raggiungimento della pace per il bene di tutti, perché siamo i primi ad essere messi in pericolo dalla mancanza di sicurezza in Iraq. Noi chiediamo a Dio che porti la pace e la sicurezza in Iraq, ma quello che per noi è chiarissimo è che né gli Stati Uniti né la Gran Bretagna vogliono la pace in Iraq. Vogliono indebolire un governo popolare, legittimo. Se loro cambiassero atteggiamento, cambierebbe tutto».
La risposta, sfrondata dalla propaganda antioccidentale, è dunque "no".
Sarebbe il caso di sottolineare la cosa, e di incalzare Ahmadinejad.
Invece la domanda successiva riguarda le sanzioni, delle quali non viene spiegato il motivo.
E' Ahmadinejad a tirare in ballo il programma nucleare, ripetendo che è pacifico.
Ancora una volta, nessuna replica dall'intervistatore
Il Consiglio di Sicurezza ha approvato una risoluzione che impone sanzioni minime all'Iran, con il voto di Russia e Cina, considerate alleate dell'Iran. Come è stato interpretato dall'Iran l'appoggio alle sanzioni?
«Stati Uniti e Gran Bretagna sono contrari al progresso del popolo iraniano. Dicono di essere contro le armi nucleari, ma è noto a tutti che il regime sionista possiede armi atomiche. L'Iran ha collaborato generosamente con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Abbiamo rispettato tutte le norme. Ci considerano il miglior membro dell'Agenzia. Nonostante questo, esistono Paesi che attaccano il nostro sviluppo. In ogni caso, avrà scarsi effetti sulla nostra posizione politica. Riteniamo che questa situazione ponga gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in una situazione di maggiore debolezza. Sono sempre più isolati nel mondo».
Invitiamo i nostri lettori a scrivere al CORRIERE della SERA protestando per la pubblicazione di questa intervista.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione.