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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Avvenire - Il Manifesto Rassegna Stampa
15.12.2006 Le eliminazioni mirate diventano omicidi di "palestinesi"
una notizia completamente stravolta

Testata:Avvenire - Il Manifesto
Autore: la redazione
Titolo: «L'Alta Corte: omicidi mirati ok - Esecuzioni mirate, i giudici non dicono «no» -»

Per AVVENIRE la Corte suprema israeliana avrebbe stabilito che "in certi casi gli omicidi di palestinesi possono considerarsi legalmente accettabili", per Il MANIFESTO ha addirittura legalizzato i "crimini di guerra".

Occorre ricordare che
le eliminazioni mirate riguardano capi terroristi che costituiscono un pericolo per i civili israeliani.
Non sono crimini di guerra, né omicidi indiscriminati di "palestinesi", ma autodifesa.

Ecco il testo di AVVENIRE:

La Corte suprema israeliana ha sentenziato che la legalità o meno della discussa pratica dei cosiddetti «omicidi selettivi», cioè delle eliminazioni mirate di estremisti palestinesi considerati particolarmente pericolosi, dev'essere determinata caso per caso. La decisione è stata resa nota dalla radio dell'Esercito. «Non si può stabilire in anticipo che tutti gli omicidi selettivi sono contrari al diritto internazionale», scrive la Corte nella sua pronuncia. «Al tempo stesso, non è possibile affermare che tutte le eliminazioni di questo tipo sono comunque in armonia con il diritto internazionale. La loro legittimità», è la conclusione, «va pertanto esaminata in ogni singolo caso».
Dunque, è il significato implicito, in certi casi gli omicidi di palestinesi possono considerarsi legalmente accettabili. È la seconda volta dal gennaio 2002 in cui la Corte suprema d'Israele evita di mettere al bando gli omicidi selettivi: il nuovo verdetto ha subito suscitato polemiche e critiche, specie negli ambienti politici di sinistra; tanto più che si trattava dell'ultima sentenza pronunciata sotto la presidenza del giudice capo Aharon Barak, prossimo a lasciare la guida del collegio, il quale ha spesso ispirato decisioni di matrice diametralmente opposta, suscitando le ire dei partiti di destra.
«Sorprendentemente, per una volta Barak non ha dato il suo contributo al terrorismo», è stato non a caso l'asciutto commento di un deputato ultra-conservatore Arieh Eldad. «Questa pronuncia è una vergogna», ha ribattuto Zeava Galon, parlamentare del progressista Meretz.
Il tenore della sentenza in effetti è alquanto ambiguo, tranne che su un punto: sono gli stessi responsabili militari a dover stabilire di volta in volta se un'eliminazione selettiva rispetti o meno la legge; con un'unica ma ben chiara limitazione: «I civili non debbono essere presi di mira, e le informazioni relative all'identità della persona da eliminare vanno scrupolosamente verificate», recita il dispositivo. Nel caso in cui «siano colpiti civili innocenti», per esempio semplici passanti, «ci sono le basi per riconoscere loro il risarcimento dei danni», e dunque a maggior ragione di ammetterne eventuali azioni legali.

E quello del MANIFESTO:

Un crimine di guerra legalizzato dai massimi giudici israeliani. L’Alta Corte di Giustizia ha dato ieri disco verde alle cosiddette «esecuzioni mirate», eliminazione fisica di palestinesi ritenuti membri di organizzazioni armate. La Corte, che ha respinto un ricorso presentato nel 2002 da associazioni per i diritti umani palestinesi e israeliane, ha dichiarato all’unanimità che «non si può stabilire a priori che ogni esecuzione mirata è vietata dal diritto internazionale». Per i giudici «bisogna stabilire un equilibrio tra le necessità di sicurezza (di Israele) e i diritti umani e non ogni misura efficiente è legale». «Si può colpire un cecchino che spara sui soldati anche se innocenti rischiano di essere colpiti», hanno concluso i magistrati.

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