Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Apartheid in Israele? Una tesi assurda un articolo che demolisce il libro dell'ex presidente americano Jimmy Carter
Testata: Corriere della Sera Data: 14 dicembre 2006 Pagina: 48 Autore: Michael Kinsley Titolo: «Palestinesi, ma dov'è il vostro Mandela?»
Dal CORRIERE della SERA del 14 dicembre 2006, un interessante articolo sull'insostenibilità del paragone tra Israele e lo scomparso regime sudafricano dell'apartheid.
Ecco il testo:
I l nuovo best-seller dell'ex presidente americano Jimmy Carter, Palestine: Peace not Apartheid, mette a confronto Israele con il vecchio governo bianco e razzista del Sudafrica. Ma dove sarebbe il parallelo? Nei sei decenni trascorsi dalla fondazione dello Stato di Israele, si sono contate forse non più di un paio di nuove idee per risolvere il problema più intrattabile sul mappamondo. In realtà, sin da quando, nel 1917, con il trattato di Balfour, la Gran Bretagna ha fatto promesse incompatibili sia agli arabi che agli ebrei che si contendevano lo stesso fazzoletto di terra, gran parte delle soluzioni suggerite si sono limitate ad auspicare la buona volontà delle parti in guerra in Medio Oriente. Questa tradizione si rinnova con la Commissione di studio sull'Iraq, che nella sua relazione esprime l'esigenza di «un rinnovato e protratto impegno degli Stati Uniti per il ristabilimento della pace arabo-israeliana», come prova generale per affrontare il problema dell'Iraq. Ottima idea! E subito dopo troveremo la cura per il cancro e metteremo mano alla riforma della sanità in America. E perché no, è ora che l'umanità intera deponga le armi e impari a vivere d'amore e d'accordo — specie in Terrasanta, culla di tre grandi religioni (almeno finora). Ed ecco che spunta fuori l'ex presidente Jimmy Carter con un nuovo libro, grande successo editoriale, dal titolo La Palestina: Pace, non Apartheid. Non si capisce che cosa intenda dire con un termine tendenzioso come apartheid, poiché nel libro non viene spiegato, ma l'unica interpretazione ragionevole è che Carter voglia confrontare Israele al vecchio governo del Sudafrica, bianco e razzista. E questo è un confronto sciocco e ingiusto, indegno dell'uomo che ha vinto, meritatamente, il Premio Nobel per la pace per aver portato Egitto e Israele agli accordi di Camp David, e che tanto lustro ha dato alla vaga funzione di ex presidente degli Stati Uniti. Mi chiedo, dove sarà mai l'analogia? L'apartheid poggiava su una doppia base, ideologica e pratica, entrambe assai bizzarre. Sotto il profilo ideologico, sosteneva la superiorità razziale dei bianchi. Non c'è dubbio che molti israeliani hanno atteggiamenti razzisti verso gli arabi, ma la posizione ufficiale del governo è del tutto opposta e si fanno sinceri sforzi per instillare sentimenti umanitari ed egalitari nei bambini. Questo per contro non è vero nei Paesi arabi, dove l'odio verso gli ebrei rientra nei programmi di insegnamento della scuola. La componente pratica dell'apartheid ha portato alla creazione di nazioni finte, chiamate «Bantustan». I neri del Sudafrica venivano spogliati della cittadinanza e assegnati a lontani Bantustan, dove spesso non avevano mai messo piede. Il fine era quello di ottenere un Sudafrica di soli bianchi, benché la contraddizione con la necessità di manodopera nera non sia mai stata risolta. Qui potrebbe delinearsi un parallelo con Israele, che non può fare a meno della manodopera di quegli stessi arabi che tenta di allontanare. Sotto altri aspetti, il confronto implicito non regge. Tanto per cominciare, a nessuno è ancora venuto in mente di accusare Israele di voler creare uno Stato fantoccio, quando ha dato finalmente il consenso alla creazione di uno Stato palestinese. La Palestina non è un Bantustan. Se lo è, è stato creato dagli arabi, non dagli ebrei. Inoltre, Israele ha sempre avuto cittadini arabi: sono gli arabi che sono rimasti nelle terre poi divenute Stato di Israele nel 1948. Non c'è dubbio che sono vittime di discriminazione, pur tuttavia essi sono cittadini con tutti i diritti, compreso quello di voto. In passato anche molti ebrei vivevano in nazioni arabe, ma sono fuggiti nel 1948 e negli anni successivi, in numeri pressappoco equivalenti agli arabi che hanno abbandonato Israele. Oggi non ci sono ebrei residenti in nazioni arabe, neppure in un Paese moderato come la Giordania. Quanti ebrei andranno a vivere nel nuovo Stato sovrano di Palestina? E per finire, la differenza più tragica: l'apartheid è finito pacificamente, in larga misura grazie all'intervento di Nelson Mandela, e al miracolo del suo perdono. Se Israele è come il Sudafrica bianco e i palestinesi la sua popolazione nera, dove si è cacciato il loro Nelson Mandela? 5 Guardian News & Media 2006 (traduzione di Rita Baldassarre)
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