Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Armi e fazioni alle origini della faida tra palestinesi
Testata: Corriere della Sera Data: 13 dicembre 2006 Pagina: 38 Autore: SAMIR EL-YOUSSEF Titolo: «Le violenze di oggi e gli errori di ieri»
Dal CORRIERE della SERA del 13 dicembre 2006:
R ashidia, un campo profughi palestinese nel Sud del Libano, inizio anni Settanta. All'improvviso si sentono delle raffiche di fucile. È l'esercito libanese che sta di nuovo attaccando il campo, ci chiediamo, o sono gli israeliani? Nessuno dei due. Sono solo due famiglie che stanno litigando. Non era affatto insolito che due famiglie palestinesi rivali si scontrassero in strada. La spaventosa novità stava nel fatto che non lo facevano più con i mezzi tradizionali, bastoni e sassi, ma con kalashnikov o altri tipi di armi automatiche. Benvenuti nella società palestinese governata dall'Organizzazione per laLiberazione della Palestina! Da quando l'Olp controllava i campi palestinesi in Libano, comprare un'arma era diventato più facile che procurarsi il pane. L'Olp è un amalgama di differenti fazioni militanti (e assai spesso rivali), ciascuna in gara con le altre nel cercare di reclutare quanti più giovani possibile. Alle reclute veniva consegnato un fucile prima ancora che si insegnasse loro a usarlo, per non parlare di impartire la disciplina per usarlo solo a tempo e luogo. Bastava perciò uno scoppio d'ira in strada tra due membri di fazioni rivali per dare inizio a uno scontro armato che poteva degenerare in ore, a volte giorni di battaglie con parecchi morti e feriti, per lo più tra i civili. Tutti conoscevano i pericoli del diffondersi di fazioni militanti rivali, ma era considerato un sacro diritto della resistenza avere armi e nessuno osava metterlo in discussione. Questo portò a uno stato di disordine e di insicurezza che rapidamente si riversò anche sul Libano, contribuendo a dare inizio ai quindici anni di guerra civile. Dopo il trattato di Oslo, si sono create situazioni simili anche in Cisgiordania e a Gaza, sotto il controllo delle fazioni dell'Olp e di Hamas. La dirigenza palestinese non ha imparato dai disastrosi errori commessi in Libano: invece di combattere con decisione le fazioni, ha contribuito a crearle e a fornir loro i mezzi per perpetuarsi. Nonostante il suo esito tremendo, l'odierno incidente in cui tre bambini hanno perso la vita a Gaza non è più significativo degli incidenti o degli scontri passati. Una rappresaglia da parte di Fatah, a cui apparteneva Baha Balousheh, l'ufficiale dei servizi di informazione preso di mira, è certa. Ma ciò nonostante è improbabile che assisteremo all'inizio di una guerra civile. Una guerra del genere richiederebbe capacità che, fortunatamente, le fazioni militanti non hanno. E poi la società palestinese non è così profondamente divisa da rendere inevitabile il rischio di una guerra civile. A differenza della società libanese o di quella irachena, in Palestina non vi sono quasi divisioni settarie o religiose e questo la rende meno vulnerabile alle lunghe guerre tra fazioni così frequenti in altre situazioni. Non la rende, però, più sicura o ordinata dell'Iraq attuale o del Libano della guerra civile. Il presidente Mahmoud Abbas ha condannato con decisione questo terribile assassinio, ma se non riconosce che si tratta solo di un episodio in una lunga e diffusa serie di violenze che né lui né i suoi fratelli della dirigenza palestinese sono riusciti a porre tra le priorità da affrontare senza esitazioni, i palestinesi andranno incontro a una lunga e sanguinosa guerra tra fazioni contrapposte che sarà altrettanto pesante di una guerra civile. Negli anni Settanta il possesso di armi era considerato un sacro diritto Olp e Hamas hanno favorito la nascita dei gruppi armati e rivali (Traduzione di Maria Sepa)
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