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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.12.2006 Iran: un gigante coi piedi d'argilla
l'analisi di Magdi Allam

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 dicembre 2006
Pagina: 44
Autore: Magdi Allam
Titolo: «Il gigante d'argilla»

Dal CORRIERE della SERA del 12 dicembre 2006:

Chissà se gli studenti che hanno osato urlare «Morte al dittatore» e bruciare sotto i suoi occhi i ritratti del presidente Ahmadinejad, passeranno alla storia come coloro che hanno avviato il fallimento della strategia tesa a fare dell' Iran la superpotenza islamica all' insegna della negazione del diritto di Israele all'esistenza.
Rivelando che il grande burattinaio del terrore, massicciamente impegnato a imporre la propria influenza nelle aree cruciali del Medio Oriente è in realtà un gigante dai piedi d'argilla. Perché ha soprattutto fallito nella gestione dell'economia deludendo le speranze delle masse di non abbienti che l'avevano votato nel giugno del 2005.
In teoria è inimmaginabile che a 27 anni dall'avvento della rivoluzione islamica khomeinista, la seconda generazione cresciuta sotto la ferrea cappa dell'ideologia totalitaria possa rivoltarsi contro un regime che ha fatto delle scuole dei centri di lavaggio del cervello per trasformare le persone in robot al proprio servizio. Uno dei primi atti di Khomeini fu di chiudere le università per due anni. Il tempo necessario per eliminare, spesso fisicamente, tutti i docenti e gli studenti laici, liberali e di sinistra, nel nome della «Rivoluzione culturale islamica». E quando nel 1999 esplose un'ondata di proteste in diverse università del Paese, si scatenò una repressione violenta, con studenti uccisi e feriti, a dispetto dell'orientamento riformatore dell'allora presidente Khatami.
La rivolta degli studenti iraniani conferma che nel nostro mondo globalizzato, dove non a caso l'Iran è tra i Paesi nella regione con il maggior numero di paraboliche e di allacci Internet, la repressione interna non è comunque in grado di stroncare l'anelito alla libertà dei giovani. Che in Iran rappresentano il 70 per cento della popolazione. Una preoccupazione forte per un regime che prossimamente dovrà fare i conti con la probabile scomparsa del «leader spirituale», l'ayatollah radicale Ali Khamenei che, secondo varie fonti di intelligence, ha un tumore in fase terminale. Ebbene proprio questo venerdì, 15 dicembre, con l'elezione degli 86 membri della nuova «Assemblea degli esperti», si deciderà di fatto il nome del successore di Khamenei. I principali contendenti sono l'ayatollah radicale Mohammed Taqi Misbah Yazdi, mentore spirituale di Ahmadinejad, e l'hojatolislam riformatore Ali Akhbar Hashemi Rafsanjani.
Qualora dovesse prevalere il tandem Yazdi-Ahmadinejad, si accentuerà la strategia dello scontro a livello internazionale e dell'espansionismo a livello regionale. Ahmadinejad appare sempre più determinato a dotarsi dell'arma atomica sfidando la comunità internazionale che si appresta a imporre sanzioni all'Iran. Ed è il binomio tra l'arma atomica e la reiterata volontà di annientare Israele ciò che rende questo regime nazi-islamico la principale minaccia alla sicurezza mondiale. Lo stesso Ahmadinejad ha preannunciato che entro la fine del marzo 2007 l'Iran sarà in grado di produrre combustile nucleare. Cosa che lascia trasparire un nuovo anno particolarmente caldo. Perché è del tutto evidente che Israele non potrà restare a mani conserte nell'attesa che Ahmadinejad disponga dell'atomica. Si tratta di una questione di vita o di morte. E' in questo contesto che l'insieme dell'Occidente e del mondo libero dovrebbe fare delle scelte di fondo. Schierandosi dalla parte delle forze autenticamente liberali e laiche in Iran. Impedendo che i burattini di Khamenei e Ahmadinejad, gli estremisti dell'Hezbollah, di Hamas, di Moqtada Al Sadr e delle Corti Islamiche somale prendano il sopravvento e trasformino la regione più cruciale del pianeta nel Regno del Terrore Islamico. E sarebbe ora che anche l'Italia optasse per una politica che privilegi la libertà e i diritti fondamentali dell' uomo su un cinico mercantilismo.

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