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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Avvenire Rassegna Stampa
06.12.2006 "Linea verde" sulle cartine dei testi scolastici: ordine del ministro dell'Educazione israeliano
ma è assurdo il paragone con i testi palestinesi

Testata:Corriere della Sera - Avvenire
Autore: Mara Gergolet - Giorgio Bernardelli
Titolo: «Sui libri di scuola israeliani tornino i territori palestinesi - Israele, la guerra dei libri di testo»
Mara Gergolet sul CORRIERE della SERA, Giorgio Bernardelli su AVVENIRE  del 6 dicembre 2006 si occupano della proposta del ministro israeliano della Pubblica istruzione di imporre che nei manuali scolastici israeliani le cartine geografiche riportino la "linea verde" dei confini armistiziali del 1948.

La chiave di lettura della vicenda offerta dai due articoli ci sembra fuorviante: il paragone tra le caritine israeliane che non riportano la lindea verde e quelle palestinesi che cancellano Israele non è sostenibile, perché da una parte si prende atto di un dato di fatto che in futuro potrebbe anche modificarsi (che uno Stato palestinese ancora non esista), dall'altro si formula un programma politico (distruggere Israele).

Più in generale, il confronto tra libri di testo israeliani e palestinesi nel dopo Oslo ha rivelato, in un numerose ricerche l'opposizione tra una decisa opzione a favore della pace (nei testi israeliani) e una riaffermazione dell'odio per il nemico e dell'llegittimità della sua esistenza (nei testi palestinesi).

La simmetria stabilita dai due articoli è dunque errata e fuorviante.

Ecco l'articolo del CORRIERE:

GERUSALEMME — L'ordine arriva dal ministro: reinserite la Linea Verde nei manuali di storia delle scuole israeliane. Yuli Tamir, ministro laburista dell'Educazione, fa qualcosa di sinistra. E con una decisione presa senza consultare nessuno fa infuriare mezzo ministero e mezza destra politica. Perché quella vecchia linea dell'armistizio, il confine tra Israele e la Cisgiordania (a essere precisi, la Transgiordania) prima della guerra del 1967, il convenzionale divisorio tra Israele e i Territori palestinesi (allora) occupati — ha scoperto la ministra — è sparita da tutti i manuali vistati dal ministero. Compresi quelli scritti dopo l'era Rabin e gli accordi di pace di Oslo.
«Mi sono arrivati molti reclami — spiega Yuli Tamir a Yedioth Ahronot —. Ho analizzato il problema: e in effetti nei testi scolastici non c'è traccia della Linea Verde, Gaza è ancora considerata parte di Israele». Da qui la circolare, che impone il suo reinserimento nei manuali pubblicati, per il resto, da editori privati. Due giorni, prima che scoppiasse la bufera.
Perché la Linea Verde, forse prima ancora che una questione aperta con i palestinesi, è un divisorio che taglia in due la società israeliana. Una di quelle demarcazioni chiave destra- sinistra che non ammettono discussioni. Di qua là sinistra che la ritiene il punto di partenza per qualsiasi negoziato coi palestinesi; di là la destra che, quand'anche non persegue l'ambizione della «Grande Israele» dal Mediterraneo al Giordano, ritiene quella linea indifendibile come confine «nazionale». Ma anche, la Linea Verde, uno dei miti, delle parole celebri della diplomazia internazionale, che per 40 anni nessuno (come la sinistra israeliana) ha osato mettere in discussione, prima che Bush nel 2004 concedesse a Sharon che quella «linea» non può essere il confine d'Israele. Ovvio che la destra sia insorta contro Tamir. Yitzhak Levy (Likud) l'ha accusata di «politicizzare la scuola», di «imporre il prossimo accordo di pace». I coloni della Yesha, che oltre quella Linea Verde vivono (con l'intenzione di restarci) l'accusano di «rimuovere un quinto della biblica terra di Israele dalle mappe». Un rabbino crede che la «Tamir abbia dichiarato guerra a Dio».
Ma c'è, come ha detto Tamir, un altro punto delicato in tutta la faccenda. Come posso, ricorda, criticare i paesi arabi perché non includono Israele nelle loro mappe, se poi noi non segniamo i territori palestinesi? Un infinito cavallo di battaglia, la correttezza geografica. Basta un giro nel sito del ministero della Difesa israeliano, alla voce «L'industria dell'odio»: una lunga schedatura delle mappe arabe e palestinesi che cancellano Israele dalla faccia degli atlanti.
Eppure, il problema non è nuovo. Due anni fa una ricerca di Durit Peled-Elhanan sui manuali del dopo-Rabin, notò che non solo la Linea Verde non era tracciata, ma che le città arabe erano state cancellate e le colonie nella «Giudea e Samaria» presentate come parte integrante di Israele. Il geografo Yoram Bar-Gal, dell'Università di Haifa, spiega ad Haaretz che riguardo alle mappe c'è un'attitudine universale: «La mia è educativa, la tua propaganda». Argomenta: «Le cartine sono ritenute affidabili e Israele, come ogni altro Stato, le usa a proprio vantaggio». Però, dice, non è solo un problema di scuole: molti si sono assuefatti a vedere la «Grande Israele». E alla giornalista di Haaretz, il giornale dei liberal colti, chiede: «Quand'è che inserirete la Linea Verde nella cartina con le previsioni del tempo?».

E quello di AVVENIRE:

Una nuova polemica sui libri di testo, fronte ormai da tempo tra i più caldi del conflitto tra israeliani e palestinesi. Ma questa volta, a Gerusalemme, non si discute degli ormai tristemente famosi testi palestinesi sulle cui cartine non compare lo Stato di Israele. A far discutere è invece una presa di posizione del ministro dell'Educazione del governo Olmert che va in direzione esattamente opposta. Ponendo, specularmente e per la prima volta in maniera ufficiale, il problema delle cartine che compaiono nei libri di testo su cui studiano i ragazzi israeliani.
Il ministro in questione si chiama Yuli Tamir, appartiene al partito laburista, e non è nuova a iniziative di carattere pacifista. Ma questa volta ha suscitato un vero e proprio terremoto inviando una circolare in cui chiede che, in tutte le nuove edizioni dei libri di testo, le cartine geografiche tornino a indicare la Linea Verde, cioè la linea armistiziale del 1949 rimasta in vigore fino alla guerra dei Sei giorni (1967) e tuttora utilizzata a livello internazionale per distinguere Israele dai Territori palestinesi. «Come possiamo domandare al mondo arabo che riconosca i nostri confini - ha dichiarato il ministro spiegando l'iniziativa -, se noi non riconosciamo i confini del 1967?». E a chi gli ha fatto osservare che così si porta la politica sui banchi di scuola, Yuli Tamir ha risposto che «anche lasciar fuori la Linea Verde dalle mappe è un modo di fare politica». Tanto più che nei libri di testo «persino la Striscia di Gaza è ancora segnata come parte di Israele».
Da due giorni, ormai, su questa iniziativa divampa la polemica sui quotidiani israeliani. Le reazioni più dure sono arrivate ovviamente dagli ambienti vicini ai coloni. «Se il ministro dell'Educazione - ha commentato la Yesha, la loro organizzazione - crede che la presenza ebraica in Israele sia iniziata nel 1948, dovrebbe andare a studiarsi la storia. Il legame tra Israele e la sua terra esiste da migliaia di anni». Anche esponent i della maggioranza che sostiene il governo Olmert hanno fortemente criticata Yuri Tamir. L'ex direttore generale del ministero, oggi deputato di Kadima (il partito fondato da Sharon), Ronit Tirosh ha dichiarato seccamente che «al ministro dell'Educazione non è permesso di interferire sui libri di testo». E un'organizzazione delle scuole di matrice religiosa, ribaltando un'accusa solitamente utilizzata contro chi costruisce case nei Territori, ha sostenuto che il ministro con questa mossa sta seguendo «la politica del fatto compiuto». In sua difesa si è invece schierato un altro ex ministro dell'Educazione dei governi laburisti, Yossi Sarid: «Gli studenti di Israele devono sapere - ha detto -che i confini a nord e a est del Paese non sono definitivi e dovranno essere sistemati un giorno attraverso negoziati».
A porre la questione della Linea Verde era stata due anni fa una ricerca condotta dalla professoressa Nurit Peled-Elhanan, del dipartimento di pedagogia della Hebrew University di Gerusalemme. La studiosa aveva passato in rassegna i libri di testo pubblicati in Israele dopo gli accordi di Oslo del 1993, quelli che in teoria avrebbero dovuto aprire la strada al riconoscimento dei due Stati dando ai palestinesi la sovranità almeno su una buona parte dei Territori. La conclusione dello studio era stata che, nonostante questa prospettiva, su tutte le cartine geografiche la Linea Verde non compare, le città arabe d'Israele sono ignorate e gli insediamenti in «Giudea e Samaria» (come da parte ebraica vengono chiamati i Territori) sono rappresentati come parte a pieno titolo dello Stato di Israele. Un altro accademico, il professor Yoram Bar-Gal, capo del dipartimento di geografia dell'Università di Haifa, ha dichiarato al quotidiano israeliano Haaretz che, riguardo alle cartine, anche a Gerusalemme vale la regola universale: «La mia cartina è scuola, la tua cartina è propaganda».
Resta da vedere quale esito concreto avrà la circolare di Yuli Tamir. Anche perché tornare a tracciare la Linea Verde sulle cartine geografiche significherebbe porre anche la questione di Gerusalemme. La linea del 1967, infatti, tagliava in due la città. Ma all'indomani della guerra il Parlamento israeliano ha annesso la parte orientale e l'ha proclamata poi nel 1980 «capitale unica e indivisibile» del Paese. Passi non riconosciuti dalla comunità internazionale. E allora la Linea Verde oggi dovrebbe fermarsi ai confini di Gerusalemme oppure attraversarla?
Il vero problema, alla fine, è la complessità del conflitto israelo-palestinese. La presenza di ragioni che non stanno tutte e solo da una parte. Aiutare a guardare la stessa realtà anche con gli occhi dell'altro: cartine o non cartine, alla fine, probabilmente, è a questo che la scuola israeliana quanto quella palestinese dovrebbero mirare.

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