Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
“Iran-Israele Olocausto nucleare” una recensione del libro di Arturo Diaconale
Testata: Agenzia Radicale Data: 05 dicembre 2006 Pagina: 0 Autore: Elena Lattes Titolo: «“Iran-Israele Olocausto nucleare”»
Dal sito NUOVA AGENZIA RADICALE:
Parte da un paragone “che fino a poco tempo fa poteva sembrare azzardato”, ma che è tuttora “ardito, dalle assonanze forzate”, per sua stessa ammissione, i cui termini hanno più differenze che analogie. E’ una partenza pessimista, apocalittica, che dalle prime pagine non lascerebbe intravedere nessuna nota di ottimismo, ma che si conclude con qualche speranza.
Quindi è sicuramente una provocazione fortissima, quella di paragonare l’attuale Stato di Israele ai Regni cristiani medievali, ma che ha uno scopo preciso: avvertire noi europei, e il mondo in generale, del pericolo che stanno correndo questo piccolo Stato e i suoi sei milioni di cittadini.
Arturo Diaconale, direttore de ‘L’Opinione’ ed editorialista de il Giornale, nel suo “Iran-Israele Olocausto nucleare” analizza l’ipotesi, non del tutto remota, che il regime degli Ayatollah, direttamente o per organizzazione interposta (v. Hezbollah per esempio), lancino su Israele la bomba atomica e che appunto lo Stato, rinato nel 1948 per volere dell’Onu, scompaia, costringendo i sopravvissuti ad un controesodo, esattamente come fecero i cristiani arrivati in Terrasanta con le crociate e costretti alla fuga quando vennero sconfitti da turchi e saraceni.
L’autore prende in esame questa nefasta ipotesi e analizza la situazione attuale con la precisione e i dettagli minuziosi che solo un giornalista ben informato è in grado di fare. Partendo dalla considerazione che, a differenza di USA e URSS ai tempi della Guerra Fredda, il cui deterrente maggiore è stato, per entrambi gli schieramenti, proprio la minaccia del nucleare, Diaconale ci ricorda che tra l’Iran e Israele c’è una sproporzione di forze in campo e non certo a favore del secondo, come a prima vista potrebbe sembrare.
Del resto sono gli stessi leader iraniani ad aver minacciato di distruggere Israele, affermando a ragione, che basta una sola bomba per distruggerlo o quanto meno ridurlo in ginocchio, mentre il mondo islamico può permettersi di perdere qualche decina di milioni di persone, senza per questo scomparire. E la scorsa estate, l’attacco degli Hezbollah ne ha dato un piccolo assaggio.
Esistono soluzioni per scongiurare quest’ipotesi? Certamente. E’ necessario innanzitutto, però, che tutti noi prendiamo coscienza di questo problema e che soprattutto l’Europa, ma anche gli Stati Uniti e tutto il mondo democratico, sia consapevole che, se l’Iran dovesse riuscire ad avere l’egemonia su tutta la zona, la partita non sarebbe chiusa e, né i Paesi musulmani a maggioranza sunnita, né gli altri Stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo, potrebbero dormire sonni tranquilli.
Secondo l’autore sarebbero da prendere in considerazione, sebbene con alcune riformulazioni, anche le ipotesi già avanzate di far entrare Israele ed eventualmente il futuro Stato di Palestina nella UE o nella NATO. Un’altra possibilità, sarebbe a suo avviso, quella di lanciare, da parte di Israele, una campagna mediatica di sensibilizzazione che ricorderebbe all’Europa le sue responsabilità morali per non aver impedito il genocidio, così come avvenne in occasione del processo ad Eichmann.
I nostri leader sono avvisati, sarebbe bene mostrarsi risoluti, abbandonando la politica dell’appeasement per evitare, non solo le tardive e ipocrite lacrime di coccodrillo, ma affinché non si arrivi a scenari apocalittici per il mondo intero.
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