Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Per Arturo Zampaglione gli Usa già trattano con Siria e Iran ma è solo un suggerimento della commissione Baker
Testata: La Repubblica Data: 28 novembre 2006 Pagina: 9 Autore: Arturo Zampaglione Titolo: «Usa,»
Per il momento, è soltanto la proposta non ancora ufficializzata della commissione Baker, anticipata dal New York Times. Ma per la REPUBBLICA del 28 novembre 2005 è già la politica dell'amministrazione: Usa, "dialogo con Siria e Iran", titola il quotidiano. Per Arturo Zampaglione Bush avrà poca scelta, dovrà accogliere per forza i suggerimenti della commissione. Intanto, il "clima è mutato" (verso il sereno) con il viaggio di Talabani a Teheran e il buon Ahmadinejad ha promesso il suo aiuto al presidente iracheno.
Se lo può fare, è perché l'Iran è al centro delle trame di destabilizzazione dell'Iraq. Un fatto che nelle cronache non dovrebbe essere trascurato, comunque la si pensi a proposito dell'idea di Baker ( a nostro giudizio molto pericolosa).
Ecco il testo:
NEW YORK - A quattro giorni dalla strage che ha ucciso 202 sciiti nel quartiere di Sadr City e scatenato le successive vendette anti-sunnite, la rete televisiva Nbc ha deciso di prendere atto della realtà e respingere gli eufemismi della Casa Bianca: d´ora in poi, riferendosi all´Iraq, la rete televisiva parlerà apertamente di «guerra civile». Non è solo una sfumatura linguistica: la nuova terminologia renderà più difficile per George W. Bush giustificare la presenza in Iraq dei 150mila soldati americani, e al tempo stesso evidenzierà la gravità della crisi. La svolta della Nbc (e quella di Kofi Annan, che ieri ha parlato di una «quasi-guerra civile») coincide con l´avvio di una settimana cruciale per le sorti dell´Iraq. Innanzitutto, in Medio oriente - in coda al vertice della Nato di Riga, dove si discuterà principalmente di Afghanistan - è atteso George Bush, che mercoledì incontrerà il premier iracheno al Maliki e il re giordano Abdallah. A Washington, inoltre, si riunisce il gruppo di studio bipartisan sull´Iraq guidato dall´ex segretario di Stato James Baker, che a dicembre presenterà le sue proposte. Secondo il New York Times, che ha messo le mani sulla bozza di rapporto conclusivo, i dieci saggi del comitato proporranno alla Casa Bianca e al Congresso di promuovere una aggressiva azione diplomatica regionale con negoziati diretti con l´Iran e la Siria. Finora Bush vi si era opposto, accusando Teheran e Damasco di aiutare i ribelli. Ma gli spazi di manovra del presidente si sono ulteriormente ridotti dopo le elezioni di medio termine. Dall´Iran arrivano segnali incoraggianti: il presidente Ahmadinejad ha fatto sapere di essere pronto ad aiutare gli Stati Uniti a condizione che abbiano un approccio diverso ai problemi del Medio Oriente. Alcuni membri del comitato Baker, inoltre, sono in favore del ritiro di 70-80 mila soldati americani dall´Iraq entro il 2007. Ma non è ancora chiaro se il gruppo di studio avallerà, nel suo insieme, questa ipotesi. Ieri intanto, a segnalare il cambiamento del clima, è arrivato a Teheran Jalal Talabani, che ha incontrato il presidente Mohamoud Ahmadinejad e che oggi vedrà l´ayatollah Ali Khamenei, la più alta autorità dell´Iran. Talabani, che conosce bene la lingua Farsi, firmerà accordi bilaterali e chiederà agli iraniani un contributo costruttivo per la pace. E Ahmadinejad ha subito promesso il suo aiuto. Segnali importanti, infine, arrivano da Londra. «Entro la fine dell´anno prossimo avremo migliaia di soldati in meno in Iraq», ha annunciato il ministro della Difesa del Regno Unito, Des Browne. Con 7.200 soldati a Bassora, capitale petrolifera e seconda città del Paese, gli inglesi dispongono del secondo contingente militare dopo quello del Pentagono. Già da tempo però sono visibili i segni di stanchezza: il ministro degli esteri Margaret Beckett aveva già espresso la volontà di trasferire il controllo di Bassora alla truppe irachene all´inizio del 2007. E sull´onda di tanti altri ritiri, da quello italiano a quello polacco, anche i britannici hanno deciso di cambiare strada.
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