Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Ancora razzi su Sderot, ma Israele rispetta la tregua la cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 27 novembre 2006 Pagina: 10 Autore: Davide Frattini Titolo: «Razzi su Israele, ma la tregua per ora regge»
La cronaca di Davide frattini dal CORRIERE della SERA del 27 novembre 2006:
GERUSALEMME — «È uno scherzo. Non può esserci un cessate il fuoco, perché dall'altra parte non c'è nessuno con cui parlare», dice Dudu Cohen, negoziante di Sderot. Dall'altra parte le forze di sicurezza palestinesi si stanno dispiegando nelle zone di confine della Striscia di Gaza, lasciate dall'esercito israeliano. Tredicimila uomini mandati dal presidente Abu Mazen per preservare una tregua che nelle prime ore del mattino sembrava finita prima di cominciare: undici razzi Qassam lanciati da miliziani di Hamas e della Jihad islamica. Poi la calma e l'impegno ribadito dal raís a fermare gli estremisti. «Gli ordini sono chiari. Chiunque violi l'accordo sarà considerato un criminale», commenta Abdel Razek Mejaidie, consigliere per la sicurezza. Anche il premier Ismail Haniyeh è intervenuto per contattare i capi delle fazioni e farsi promettere ancora una volta il loro sostegno al cessate il fuoco. Che arriva dopo cinque mesi di combattimenti, centinaia di Qassam, 300 palestinesi e 5 israeliani uccisi, e che potrebbe portare alla nascita del governo di unità nazionale e alla riapertura del dialogo. I gruppi armati stanno discutendo di estendere la tregua alla Cisgiordania. Ehud Olmert, primo ministro israeliano, ha ribadito che «il governo non si lascerà sfuggire questa opportunità. Mostreremo pazienza e moderazione». Dopo il tramonto, e quasi dieci ore di calma, anche Tzipi Livni, ministro degli Esteri, è sembrata fiduciosa: «È chiaro che se dici "alle 6 del mattino comincia la tregua", è difficile che funzioni da subito». Ha spiegato che il cessate il fuoco deve essere seguito da altri passi: «La storia ci insegna che questo tipo di accordi deve essere sostenuto da altre iniziative, altrimenti rischiano solo di peggiorare la situazione». L'esercito israeliano è pronto a riavviare il coordinamento con le forze di sicurezza palestinesi, interrotto dopo l'arrivo al potere di Hamas. Il governo Olmert preme soprattutto perché Abu Mazen garantisca i controlli per bloccare il contrabbando di armi dall'Egitto, attraverso i tunnel scavati nel sud della Striscia di Gaza. «Ogni promessa di fermare gli attacchi — commenta l'analista militare Zeev Schiff su Haaretz —non ha valore, se i traffici continuano, perché vuol dire che Hamas si sta solo preparando alla prossima guerra». Un conflitto che rischia di diventare anche interno. Re Abdallah di Giordania ha avvertito, in un'intervista alla tv americana Abc, che in Medio Oriente potrebbero esplodere tre guerre civili. «Penso al Libano e alla Palestina, innanzitutto. Per me l'Iraq, anche se può sembrare strano, arriva in terza posizione, come pericolo. Se non rilanciamo il processo di pace entro la metà dell'anno prossimo, non ci sarà più una Palestina di cui parlare».
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