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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.11.2006 Negazione del diritto all'esistenza di Israele, ignoranza sulla sua storia
a sinistra, e non solo

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 novembre 2006
Pagina: 16
Autore: Renato Mannheimer
Titolo: «Diritto di Israele a uno Stato A sinistra il 12% è contrario»

Dal CORRIERE della SERA del 21 novembre 2006

Cliccando sull'immagine a lato si vedranno i grafici nella loro interezza: le domande e le risposte sono: 1)"Sarebbe meglio che lo Stato di Israele non esistesse così i palestinesi avrebbero la loro terra e non ci sarebbero più problemi" Risposta "Sono d'accordo" data dall'8% "tra tutti" e dal 12% tra chi si sente di sinistra, 2)"Al momento della fondazione dello Stato di Israele di Israele, nel 1948, l'Onu aveva asseganto un parte del territorio e un'altra agli arabi. Questi ultimi: a)non accetarono la divisione e insieme agli Stati arabi attaccarono il nuovo stato di Israele (risposta corretta) 33% b) accettarono la divisione ma furono cacciati con la forza dagli israeliani (risposta errata) 8% c) fondarono un loro Stato che fu poi occupato da Israele (risposta errata) 18% d)non so 41%.

Totale risposte errate e "non so" 67%

Ecco il testo:

«Occorre in primo luogo fermare il massacro del popolo palestinese». Lo ha detto, qualche giorno fa, l'onorevole Diliberto, in un'intervista. A chi non conosce bene la questione, potrebbe sembrare una posizione ragionevole: come si può non condannare qualunque sacrificio di vite umane? Ma in realtà si tratta di una affermazione fortemente e strumentalmente parziale, che omette di citare gli altri elementi della questione: dal terrorismo palestinese, alle posizioni iraniane, al mancato riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele, ecc.. Come si sa, si tratta di atteggiamenti minoritari anche all'interno del centrosinistra: lo stesso segretario dei Ds ha espresso, in un articolo pubblicato sul Corriere, una posizione intelligente, equilibrata e documentata. Ma, come si è visto, le sagge argomentazioni di Fassino non appaiono sempre condivise — e talvolta vengono financo contraddette — da settori non trascurabili del suo stesso partito e, ovviamente, della sinistra estrema. Che appare viceversa connotata, in misura maggiore di quanto accade nelle altre forze politiche italiane, dalla tendenza alla semplificazione estrema (ed eccessiva) dei ragionamenti e delle analisi e al ricorso alla mera (e falsa) contrapposizione tra «buoni» e «cattivi». Sino a negare — come fanno buona parte degli Stati Arabi e lo stesso governo palestinese — il diritto all'esistenza di Israele. Lo afferma una quota minoritaria, ma importante, dell'elettorato di sinistra, il 12%.
La «semplificazione» ha naturalmente il vantaggio di poter portare subito a prese di posizioni «facili» e definite, suscettibili di conseguenza ad una qualche popolarità, senza dover approfondire e documentarsi eccessivamente. Tanto che, come molteplici ricerche hanno mostrato, la maggioranza di quanti criticano Israele, compresi alcuni leader politici, non conosce, spesso neppure approssimativamente, le vicende che hanno portato al conflitto. Ad esempio, quasi il 70% non sa nulla - o possiede conoscenze errate in merito alla risoluzione Onu che portò alla creazione dello Stato d'Israele. Ancora, più del 40% non sa bene quando ebbe inizio il conflitto tra israeliani e palestinesi e un altro 20% ritiene addirittura (erroneamente) che esso sia cominciato nel 1967, con l'occupazione dei Territori.
Peraltro, alcune interviste condotte in loco hanno mostrato come molti partecipanti alle manifestazioni di sabato fossero altrettanto all'oscuro di queste vicende. Essi si limitavano a ripetere gli slogan presenti sui manifesti e sui volantini, senza mostrare di conoscere alcunché delle origini e dello stato attuale della questione per la quale stavano manifestando.
Ancora una volta, alcune componenti della sinistra, dai leader fino ai militanti, esprimono giudizi basati più su valutazioni superficiali che su una reale conoscenza della situazione. Non contribuendo certo, in questo modo, alla causa della pace, che pure affermano di sostenere.

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