mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.11.2006 Parole chiare e semplici
per questo non facili da trovare sui nostri giornali

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 novembre 2006
Pagina: 13
Autore: Benny Morris
Titolo: «Morris: Gerusalemme ha ritirato i suoi coloni però loro continuano a ucciderci e terrorizzarci»

Sul CORRIERE della SERA di oggi 11.11.2006 a pag 13 una interessante analisi dello storico isareliano Benny Morris, ex stella dei nostri giornali catto-comunisti-terzomondisti, dopo che si rese conto del terrorismo fondamentalista che insanguina il suo paese. L'illuminazione gli venne dopo che saltò in aria il bar sotto la sua casa di Gerusalemme, mezz'ora prima che lui entrasse. Salvatosi per miracolo, rivide molta parte dei suoi giudizi, nel senso che tenne conto in misura adeguata le ragioni di Israele. Fummo i primi a parlarne con lui, l'intervista, la prima a livello mondiale, uscì su LIBERO cinque anni fa. Poi fu la volta del GUARDIAN, che ospitò una sua dichiarazione che dava il via al Benny Morris nuova maniera. (a.p.)

Suggeriamo ai nostri lettori di utilizzare le tesi di Benny Morris per scrivere e-mail ai giornali che abitualmente leggono. e porre domande, tra le quali una importante: perchè non viene mai evidenziata la responsabilità dei palestinesi ? Se da Gaza non partissero i razzi Kassam contro Israele gli abitanti di Gaza non vedrebbero nemmeno l'ombra degli israeliani, vuoi armi o soldati. Come può un paese non reagire di fronte ad una pioggia quotidiana di missili che cadono sul suo territorio ?

Ecco l'articolo:

Negli ultimi anni, quando gli attentatori suicidi palestinesi facevano saltare in aria centinaia di israeliani nei ristoranti e sui bus, il governo e i media israeliani si adoperavano in tutti i modi per non mostrare le foto dei morti alla televisione. I telespettatori vedevano soltanto carcasse di veicoli anneriti dal fuoco e tavoli e sedie contorti e spaccati, forse qualche macchia di sangue qua e là sulle mattonelle bianche. Nient'altro.
Era in atto una censura voluta delle foto e delle riprese dei notiziari per non mostrare corpi decapitati e bambini smembrati: ben poche di quelle immagini infatti hanno raggiunto i media occidentali. Le autorità israeliane rispettavano i morti e i sentimenti dei parenti e sbarravano il passo ai cameraman sulla scena del massacro fino a quando le vittime non erano state rimosse, vietando inoltre di trasmettere le riprese più crude. Non si voleva sfruttare queste immagini a scopi propagandistici.
Il comportamento dei palestinesi è, per tradizione, opposto e mai lo si è visto così chiaramente come nella copertura mediatica del bombardamento di Beit Hanoun nella Striscia di Gaza di qualche giorno fa. Il mondo è stato inondato di immagini raccapriccianti delle vittime palestinesi, bambini insanguinati, madri urlanti, parenti in lacrime che gridavano vendetta; e poi la folla che correva nelle stradine di Gaza, sollevando tra le braccia i bambini feriti, avvolti negli immancabili drappi verdi dell'Islam; dottori affaccendati su lenzuola inzuppate di sangue nei letti degli ospedali; bambini spauriti, che vagavano tra le macerie delle loro case, distrutte dall'artiglieria israeliana. I politici palestinesi non hanno perso tempo a diffondere queste immagini con celerità ed efficienza, spesso tramite Al Jazira, fino ai telespettatori e ai lettori dei quotidiani in occidente.
Agli occhi dello storico, c'è qualcosa di profondamente offensivo in tutto questo. Offensivo, perché gli storici sono sempre interessati alla scoperta di cause e circostanze che generano e accompagnano gli avvenimenti. Il contesto è tutto, o quasi. Le immagini, invece, per quanto sconvolgenti, forniscono solo una visione parziale della realtà. Così è stato per i 18 civili palestinesi uccisi per errore dall'artiglieria israeliana a Beit Hanoun.
Per questo motivo le dichiarazioni di critica a Israele del ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema, sono deprimenti. D'Alema non sa forse che l'estate scorsa (2005) Israele, dopo un'occupazione durata 38 anni, ha ritirato le sue forze e raso al suolo i suoi insediamenti, sfrattando i suoi coloni dalla Striscia di Gaza — provocando profonde lacerazioni in Israele — per lasciare il territorio interamente in mano ai palestinesi, come questi chiedevano da molto tempo? E non sa forse che nel giro di poche ore i palestinesi hanno risposto — e lo hanno fatto e continuano a farlo ogni giorno da allora — con il lancio di missili sui villaggi e sulle cittadine israeliane, confinanti con la Striscia di Gaza, uccidendo e ferendo i civili israeliani e terrorizzando decine di migliaia di persone? E D'Alema non sa che, in risposta al ritiro israeliano, la popolazione palestinese — e soprattutto il milione e mezzo di persone che vive nella Striscia di Gaza — ha eletto al governo il movimento fondamentalista di Hamas, e che Hamas predica la distruzione di Israele (il ministro degli esteri italiano dovrebbe leggersi lo statuto della fondazione di Hamas, risalente al 1988, che cita «Il protocollo degli anziani di Sion» per «dimostrare» che gli ebrei sono malvagi e devono essere estirpati dalla Terrasanta, e forse dal mondo intero)?
Le forze armate israeliane hanno adoperato la massima cura in quest'ultimo anno, nel rispondere ai lanci di missili Qassam, prendendo di mira i soli terroristi armati per evitare perdite tra i civili. Ma la guerriglia palestinese agisce dall'interno e alle spalle dei civili, utilizzandoli come scudo (a riprova, una processione di donne è intervenuta a Beit Hanoun la settimana scorsa, per far fuggire 57 terroristi da una moschea dove si erano rifugiati), pertanto fare vittime tra i civili è inevitabile. In tali circostanze, di tanto in tanto le bombe sbaglieranno traiettoria e cadranno sui civili.
D'Alema tuttavia ha ragione su un punto. Le elezioni americane di medio termine porteranno a un ripensamento politico sull'Iraq e all'inizio di un graduale ritiro militare da quel Paese. Ma dubito che i politici americani, repubblicani o democratici, pensino che la soluzione del conflitto israelo-palestinese risolverà tutti i problemi del Medio Oriente e neutralizzerà l'ostilità islamica globale contro l'Occidente (generata da profonde divergenze interne di natura filosofica e religiosa, nonché dagli interventi occidentali in varie parti del mondo). I terroristi islamici in Thailandia, che massacrano i thailandesi, e nelle Filippine, dove uccidono i filippini, e nel Darfur, dove uccidono i neri, e in Iraq, dove uccidono i loro correligionari, non sono certo motivati dalle preoccupazioni per i palestinesi e non smetteranno di sterminarsi a vicenda anche se Israele dovesse sparire dalla faccia della terra, come sembra credere D'Alema.
No, D'Alema non troverà consolazione nei prossimi due anni a Washington, malgrado la maggioranza democratica, perché l'ostacolo principale alla soluzione del conflitto tra Israele e la Palestina, da come gli americani alla Casa Bianca e al Congresso vedono le cose (e come le vede anche il cittadino comune), è il rifiuto palestinese a cercare una soluzione basata sul riconoscimento di Israele e la creazione di uno stato palestinese, e il rifiuto di ripudiare il terrorismo a favore di una diplomazia realistica.
È vero che di questi giorni il problema israelo-palestinese è aggravato da un governo israeliano incompetente e indeciso e da occasionali abusi o usi spropositati della reazione militare, voluti o accidentali che siano. Ma D'Alema farebbe meglio a rivolgersi ai dirigenti di Hamas, per convincerli ad affrontare la realtà e accettare il compromesso dei due stati sovrani. Perché nessun'altra strada potrà portare alla pace.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT