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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - La Stampa Rassegna Stampa
06.11.2006 L'appello antisraeliano non è del Papa
una notizia distorta

Testata:La Repubblica - La Stampa
Autore: Alberto Stabile - Aldo Baquis
Titolo: «Il Papa: "Basta sangue a Gaza" - Olmert: non esiste una data per la fine degli attacchi a Gaza»

Preoccupato per l'acuirsi del conflitto israelo-palestinese il Papa ha pronunciato un appello in favore della popolazioni civili (inclusa quella israeliana deliberatamente bersagliata dai razzi kassam, che in passato hanno provocato vittime) per la ripresa del dialogo e per l'intervento delle comunità internazionale.
Nella cronaca di Alberto Stabile, pubblicata dalla  REPUBBLICA del 6 novembre 2006, questo appello diventa un'unilaterale condanna delle azioni israeliane. Descritte come un "assedio" (il che comporterebbe la volontà di indurre una città, in questo caso Beit Hanun, ad arrendersi  a un'occupazione per evitare di morire per fame: ma Israele non vuole occupare la città e non la sta "prendendo per fame) e una strage di civili (in realtà secondo Israele la maggior parte dei morti sono terroristi).
Ecco il testo:


GERUSALEMME - Il sangue versato a Beit Hanun, 47 morti e oltre 200 feriti in cinque giorni, circa la metà dei quali civili, ha toccato il cuore di papa Benedetto XVI il quale, ieri nel discorso dell´Angelus ha voluto manifestare «viva preoccupazione» per ciò che succede a Gaza. Ma l´operazione militare lanciata da Israele contro la cittadina palestinese per far cessare i lanci di missili Kassam contro il territorio dello Stato ebraico, è destinata a continuare, ha assicurato il premier Olmert, finché l´obiettivo non sarà raggiunto.
Il bollettino quotidiano dell´assedio ieri registrava: tre uomini uccisi, due miliziani e un poliziotto dell´Autorità palestinese; un bombardamento di missili; l´ulteriore aggravamento delle condizioni generali della popolazione dovuto alla mancanza d´acqua, energia elettrica, cibo e medicine. Di contro, sette Kassam, i razzi che le milizie palestinesi riescono a produrre artigianalmente e che adoperano da anni come una sorta d´arma propagandistica, sono piovuti in diverse località del Negev, tra cui uno nel centro di Sderot, senza provocare alcun ferito.
Lungi dal neutralizzare il pericolo dei Kassam, l´operazione "Nuvole d´autunno" ha, invece, provocato seri contraccolpi diplomatici. Alle perplessità avanzate dall´Unione Europea e dal campione dei paesi arabi moderati, l´Egitto del raìs Hosni Mubarak, ieri s´è aggiunto l´appello lanciato da Benedetto XVI. Il Papa non si è limitato infatti a manifestare la sua vicinanza alla popolazione civile di Gaza, ma ha anche invitato gli israeliani, i palestinesi e «le nazioni che hanno particolare responsabilità nella regione» ad adoperarsi «per far cessare lo spargimento di sangue» e per la ripresa di «un negoziato diretto, serio, concreto» tra le parti.
Rispetto ad analoghe operazioni che hanno visto Beit Hanun nel mirino dell´esercito israeliano, il prezzo pagato stavolta dalla popolazione sembra particolarmente esoso. Secondo un´organizzazione di soccorso palestinese (Pmrs) dei 47 palestinesi uccisi, 21 erano civili: fra questi 3 donne, 3 paramedici in servizio sulle ambulanze, il cui arrivo è stato spesso reso difficile se non impossibile, e 7 minorenni, fra i quali un bimbo di 4 anni, una ragazzina di 12, parecchi adolescenti.
Il medico e deputato palestinese indipendente Mustafà Barguti, la cui attività umanitaria ha trovato appoggi importanti negli Stati Uniti, ha detto che i medici di Gaza hanno rilevato nuovi tipi di ferite, ustioni cutanee, deformazioni tra le vittime soccorse nella zona degli scontri. Non è la prima volta che dagli ospedali di Gaza arriva una denuncia del genere, il che ha spinto il premier palestinese, Ismail Haniyeh a denunciare che «gli israeliani ci stanno usando come cavie» per nuovi armamenti.
La prospettiva che si può evincere dalle comunicazioni del Primo ministro israeliano, Ehud Olmert, alla settimanale seduta del governo è che l´attacco a Beit Hanun è limitato nel tempo ma finirà solo quando gli scopi prefissi saranno raggiunti. «Quando arriveremo alla conclusione che l´efficacia dell´operazione ci porterà vicino a raggiungere gli obiettivi allora ritireremo le nostre forze. Non abbiamo alcuna intenzione di occupare Gaza».
È possibile che l´assedio di Beit Hanun sarà tolto prima della seconda visita di Olmert negli Stati Uniti, in programma per la fine di questa settimana. Sarebbe difficile per il premier israeliano sostenere con Bush che, mentre l´esercito tiene sott´assedio trentamila palestinesi, il governo israeliano si ripropone di «rafforzare» la posizione del presidente Abu Mazen.

Analoga manipolazione sulla STAMPA . Di seguito, l'articolo di Aldo Baquis, intitolato  "Olmert: non esiste una data per la fine degli attacchi a Gaza Nonostante l’appello del Papa: «Ripartano i negoziati»

«La città sembra colpita da un terremoto. Ci mancano acqua, cibo, elettricità. Attorno a noi c'è solo distruzione»: così, al quinto giorno di combattimenti con ingenti reparti militari israeliani, un abitante ha descritto all’agenzia di stampa Ramattan la situazione nella sua città Beit Hanun. Fonti mediche palestinesi precisano che il bilancio delle vittime è salito ieri a 47 (di cui 21 civili) mentre i feriti sono 200-250, 38 dei quali in condizioni gravi.
L’operazione, ha precisato ieri il premier israeliano Ehud Olmert, durerà. Dall'inizio del 2006 da Beit Hanun e dal Nord della Striscia di Gaza sono stati lanciati verso Israele 900 razzi. Il 1° novembre i soldati hanno avuto ordine di smantellarvi le infrastrutture approntate dalle milizie; passano di casa in casa, cercano armi, munizioni, bunker, tunnel, razzi, lanciarazzi. Cercano anche informazioni fresche di intelligence: 1.800 maschi, di varia età, sono stati interrogati in un edificio scolastico. Alcuni di loro sono stati portati in Israele, per indagini più approfondite.
A Gaza, afferma l’organizzazione umanitaria del «Sollievo medico palestinese» (Pmrs) le strutture mediche sono sul punto di crollare. Pmrs ha denunciato l’uccisione da parte di Israele di tre paramedici palestinesi a Beit Hanun e gli ostacoli frapposti al lavoro delle ambulanze. Un parlamentare palestinese, Mustafa Barghuti, ha anche sostenuto che i feriti di Beit Hanun presentano ferite insolite e gravi che fanno pensare al ricorso da parte di Israele di nuovi tipi di armamenti.
Olmert, da parte sua, ha assicurato che i soldati hanno ricevuto ordini molto severi affinché dirigano il loro fuoco solo verso i miliziani. Il premier ha lamentato che questi ultimi abbiano trovato opportuno ripararsi dietro «scudi umani». La pressione sarà comunque allentata, dice Israele, solo quando Beit Hanun avrà cessato di rappresentare una minaccia per le vicine città di Sderot e di Ashqelon, dove il porto e le sue installazioni strategiche, fra cui una importante centrale elettrica, restano obiettivi ambiti per i miliziani dell’intifada. Anche ieri i miliziani sono egualmente riusciti a sparare una decina di razzi.
In una conferenza stampa a Gaza uno dei portavoce dei miliziani, Abu Mujahed, ha anche fatto la voce grossa verso Israele. Il soldato Ghilad Shalit, rapito il 25 giugno scorso, è vivo ma è in pericolo «in quanto potrebbe essere colpito dai bombardamenti militari sulle case, le piazze, le strade, i magazzini». Per la sua libertà Hamas alza il prezzo: vuole 1.500 detenuti (fra cui 400 donne e 100 minorenni) prima ancora che Shalit sia rilasciato. Israele dovrà anche liberare il leader di al-Fatah, Marwan Barghuti, dicono i rapitori. Nel frattempo, finché prosegue il «massacro» di Beit Hanun ogni ulteriore contatto è stato sospeso.
Immediata, da Gerusalemme, la reazione del ministro delle questioni strategiche Avigdor Lieberman (leader del partito di destra Israel Beitenu): «Se qualcosa dovesse accadere a Shalit, i nomi del premier Ismail Haniyeh e del ministro degli Interni Said Siam sarebbero aggiunti alla lista dei martiri palestinesi».
Ancora sabato, durante una cerimonia di commemorazione di Yitzhak Rabin, lo scrittore David Grossman aveva definito Lieberman «un piromane recidivo, nominato responsabile dei servizi anti-incendio». E ieri è rimbalzata in Israele una sua intervista al Sunday Telegraph in cui afferma che gli arabi israeliani (il 20% della popolazione) «rappresentano un problema per Israele», che è stato concepito - ha ricordato Lieberman - come stato ebraico e tale deve restare in futuro.
Il problema centrale del conflitto israelo-palestinese, sostiene Lieberman, non sono i territori occupati e tanto meno le colonie ebraiche, quanto la difficile coabitazione di due popoli diversi, di due religioni diverse. Occorre dunque creare due entità demograficamente omogenee, «come a Cipro, dove i turchi stanno da una parte e i greci dall'altra». Secondo Lieberman importanti città arabe in Israele dovrebbero trovarsi all'interno del futuro Stato palestinese, in cambio di popolose colonie che sarebbero invece annesse a Israele. Le sue sortite hanno destato forti reazioni dei parlamentari arabi. Uno di questi lo ha accusato di proporre in realtà «una pulizia etnica». Mentre le polemiche infuriavano, Olmert si è trovato costretto a prendere le distanze dal ministro in carica da una settimana appena. «Le sue idee non sono le mie», ha fatto sapere il premier, che comunque non ha preso in considerazione la richiesta della sinistra di licenziarlo in tronco.


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