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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.10.2006 In Iran una festa può costare la vita
ragazza muore a Teheran scappando dalle milizie islamiche

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 ottobre 2006
Pagina: 12
Autore: Alessandra Coppola
Titolo: «Teheran, muore per una festa proibita»
Dal CORRIERE della SERA del 29 ottobre 2006:

Meglio la finestra di carcere e frustate. E così è saltata. Morta a 25 anni cadendo dal quarto piano, la fine tragica di una festa del giovedì sera a Teheran.
La notizia, con pochi dettagli, è sulle pagine del quotidiano riformista di ieri,
Etemad. La cronaca riferisce del luogo dell'incidente: Sharak-Qods, uno dei più eleganti, nel nord-ovest della capitale, dove già dieci anni fa si era verificato un episodio analogo. E descrive brevemente la dinamica: la ragazza stava scappando da un'operazione delle milizie islamiche. I temibili Basiji, controllori della moralità, repressori dei raduni proibiti con musica e alcol che si svolgono in segreto negli appartamenti di Teheran.
Succede spesso, soprattutto il giovedì, la sera prima del riposo islamico. Come il sabato in Occidente, il giorno più atteso della settimana. Ragazze e ragazzi insieme, abiti succinti vietati in pubblico, ma in vendita nei negozi della città a vetrine semi-oscurate. Canzoni «sataniche» americane proibite con decreto dal presidente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad lo scorso dicembre, ma abbondantemente scaricate nei lettori mp3. Alcol di contrabbando, o distillato in proprio, con etichette autoprodotte dai fantasiosi nomi francesizzanti. Gli inviti partono per lo più via sms o via email. Una volta varcato l'ingresso, è fatta: regole e foulard cadono, la morale si allinea al fuso di Londra o New York. Fino all'alba.
A meno che non irrompano i Basiji.
La festa del giovedì sera è ormai un'istituzione, soprattutto nella capitale. E nonostante i proclami repressivi, il presidente Ahmadinejad nella pratica non ha dato finora segnali di voler inasprire oltre un certo limite la morsa sui giovani, enorme bacino elettorale: in Iran il 70% della popolazione ha meno di trent'anni. La terza generazione della Rivoluzione islamica, figli del boom demografico degli anni Ottanta. Sostenitori dell'ex presidente riformista Khatami, fino a che il riformismo non si è arenato. Ora delusi dalla politica, si sono arroccati nel privato. E nelle feste.
Succede, però, che un vicino particolarmente zelante si accorga della musica. E che, con una telefonata, le milizie Basiji siano invitate a intervenire. Tempo due ore e scatta l'irruzione. Chi riesce scappa. Chi può tenta di ammorbidire i guardiani allungando l'equivalente di una trentina di euro. Chi rimane viene arrestato. La pena per aver offeso la «morale islamica» varia. Il minimo è una notte in cella e una buona dose di frustate. A cui si aggiunge la vergogna di tornare a casa, soprattutto per chi viene da famiglie religiose.
La repressione, però, non basta. Negli ultimi dieci anni feste e alcol sono aumentati in Iran (capitolo a parte la diffusione delle droghe, che riguarda almeno 4 milioni di persone). I costumi sono sempre più laici, i modelli nettamente occidentali. Moltiplicate antenne paraboliche e accessi a Internet: nel 2000 gli utenti del web erano 400mila, oggi sono 10 milioni; i blog in farsi sono oltre 64mila. Il 70% dei giovani si dichiara non praticante, i tabù sessuali sono di fatto aggirati. Ma in pubblico resta proibito anche solo prendersi per mano: la festa del giovedì diventa così momento chiave. La Rivoluzione dei costumi stretta in un appartamento.

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