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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Unità - il Manifesto Rassegna Stampa
24.10.2006 Violazioni immaginarie
la Convenzione contro le armi chimiche non proibisce il fosforo (arma incendiaria) e la risoluzione 1701 non chiede che Hezbollah possa riarmarsi senza il disturbo degli aerei israeliani

Testata:L'Unità - il Manifesto
Autore: Pietro Greco - Stefano Chiarini
Titolo: «Fosforo bianco, arma vietata dalle intese internazionali che Israele e Usa non hanno firmato - Caccia israeliani sul Libano, e l'Unifil sta a guardare»

"Fosforo bianco, arma vietata dalle intese internazionali che Israele e Usa non hanno firmato" titola L'UNITA' del 24 ottobre 2006

L'articolo è incentraro su vicende come quella di Amburgo e Dresda, bombardamenti incendiari che distrussero intere città,  che non c'entrano nulla con quanto avvenuto in Libano ( a Falluja), dove
 il fosforo è stato impiegato in modo limitato e contro obiettivi militari.

L'autore, Pietro Greco, è comunque costretto a precisarche il fosforo è un arma bandita dalla Convenzione contro le armi chimiche, ma "non in maniera esplicita".

Vale a dire che non è bandita affatto, non essendo considerata un'arma chimica, ma incendiaria

Quanto affermato dal titolo è dunque una pura e semplice falsità.

Stefano Chiarini sul MANIFESTO riporta le dichiarazioni di un medico libanese che afferma di aver curato civili colpiti dalle bombe al fosforo israeliane.

Ciò può essere vero, per errori umani o perchè i terroristi se ne erano fatti scudo, ma non "smentisce" come pretende Chiarini l'affermazione israeliana che  gli obiettivi  dei bombardamenti fossero esclusivamente militari.

Allo sfruttamento propagandistico della vicenda del fosforo Chiarini aggiunge la polemica per i voli israeliani di ricognizione sul Libano e  per l'"inerzia" dell'Unfil.
Che secondo lui, evidentemente, è in Libano per garantire che il riarmo di Hezbollah si svolga indistrurbato (così la pensa del resto, anche il generale francese Pellegrini, che comanda la missione e tace sui traffici di armi tra Siria e Libano ma condanna i voli di ricognizione israeliani e minaccia di usare la contraerea).
Ecco il testo:

I caccia bombardieri israeliani, per il secondo giorno consecutivo, hanno violato lo spazio aereo libanese sorvolando a bassa quota il sud del Libano e compiendo alcuni raid simulati contro obiettivi a terra. I finti raid hanno provocato paura e panico tra la popolazione locale in gran parte accampata tra le case diroccate o danneggiate e le strade coperte di fango per le abbondanti, recenti piogge. Già domenica i caccia israeliani avevano sorvolato a bassa quota i centri libanesi meridionali di Nabatiye, Iklim al-Tufah, Marjayun, Khiam e la valle della Beqaa.
Una chiara violazione della risoluzione 1701 sul cessate il fuoco come del resto l'occupazione della parte libanese del villaggio di Gajhar. Per non parlare dell'altra grave fonte di tensione sul confine come l'occupazione, risalente al 1967, delle fattorie di Sheba alle pendici del monte Hermon. Di fronte alle proteste libanesi il ministro israeliano alla difesa Amir Peretz ha risposto domenica che lo stato ebraico continuerà a sorvolare con i suoi aerei il territorio libanese in quanto si tratterebbe dell'unico modo per controllare ed eventualmente fermare rifornimenti di armi alla resistenza libanese. Una posizione che punta in realtà ad aumentare la tensione e a precostituirsi un eventuale copertura a futuri attacchi contro gli Hezbollah, istallazioni libanesi o persino siriane fatte rientrare nella categoria «depositi di armi» destinati agli Hezbollah. Del resto la risoluzione 1701, attribuendo l'origine del conflitto alla resistenza libanese e non all'occupazione israeliana dei territori palestinesi, siriani e libanesi, chiedendo la fine delle attività di resistenza nel sud del Libano e vietando qualsiasi rifornimento di armi a questa destinate, ha praticamente dato carta bianca ad Israele per poter riprendere il conflitto in ogni momento.
Un pericolo questo tutt'altro che remoto se consideriamo che il file «minacce strategiche» del governo israeliano sarà presto appannaggio del super-falco Avigdor Lieberman e che in seguito all'accordo raggiunto ora con la Nato Israele pattuglierà con le sue navi ed aerei il Mediterraneo orientale nell'ambito dell'operazione antiterrorismo «Active Endeavour» e potrà agire contro le navi siriane o dirette in Siria e «trascinare» i più che volonterosi paesi dell' alleanza Atlantica nei piani bellici contro Damasco e Tehran.
Le violazioni israeliane della risoluzione 1701 confermano le riserve assai diffuse in Libano sulla parzialità di quest'ultima e stanno offuscando non poco l'immagine delle truppe dell'Unifil II dislocate a sud del fiume Litani. A tale proposito, cercando di dare lustro alla missione, il comandante francese dell'Unifil, il generale Alain Pellegrini, ha criticato i sorvoli israeliani e si è augurato che in futuro le regole di ingaggio potranno dare ai suoi uomini la possibilità di usare la forza per fermare anche queste violazioni del cessate il fuoco: «Se i mezzi diplomatici non sono sufficienti, altri mezzi potrebbero essere utilizzati». . Intanto domenica scorsa, per la prima volta, il governo israeliano ha ammesso di aver utilizzato bombe al fosforo bianco durante il recente conflitto libanese. Un'arma terribile questa, già usata da Israele nel corso dei bombardamenti del 1982 sulla città di Beirut quando, agli occhi terrorizzati dei medici del pronto soccorso della periferia sud, vennero portati alcuni bambini che continuavano a bruciare anche dopo essere stati messi nell'acqua. Un'arma il cui utilizzo è vietato dalla Convenzione di Ginevra ma solo se viene usata contro la popolazione civile o i militari che si trovano in zone abitate. In Una limitazione parziale che lascia aperto il campo ad un loro uso indiscriminato come abbiamo visto a Falluja nel novembre del 2004 da parte degli Usa e di nuovo quest'estate contro la popolazione libanese. Ad ammettere l'utilizzo delle bombe al fosforo è stato il ministro israeliano per i Rapporti con il parlamento Yaakov Edri: «Nel recente conflitto con Hezbollah abbiamo fatto ricorso a bombe al fosforo per colpire obiettivi militari in zone aperte». A smentire il ministro di Tel Aviv è sceso in campo il dottor Faraj Ibrahim dell'ospedale di Tiro, dove sono stati fatti affluire molti dei casi più gravi della guerra. «Il caso clinico più sconvolgente, perché presentava ustioni e ferite incomprensibili - sostiene il medico reduce da ben tre invasioni israeliane (1993, 1996 e 2006) - riguardava un sessantenne di Bint Jbeil», la cittadina libanese a ridosso della frontiera con Israele, teatro degli scontri più accesi tra l'esercito di Tel Aviv e i miliziani di Hezbollah. «In un altro caso - ha continuato il dottor Faraj - in ospedale arrivò un gruppo di una trentina di bambini, con addosso i segni caratteristici di questo strano tipo di ustioni. I bimbi si erano rifugiati tutti insieme nello scantinato di un palazzo di Naqoura colpito da una bomba».

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