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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.09.2006 New York in piazza protesta contro Ahmadinejad
alla manifestazione intervengono il premio nobel per la pace Elie Wiesel e il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 settembre 2006
Pagina: 13
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: «Fischi in piazza al leader iraniano «Via da New York»»
Dal CORRIERE della SERA del 21 settembre 2006:

NEW YORK — Migliaia di newyorchesi sono scesi in piazza, ieri, per protestare contro la presenza del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad all'Assemblea generale dell'Onu. La manifestazione si è svolta alla Dag Hammarskjöld Plaza tra la 47esima e la seconda Avenue, di fronte al palazzo di Vetro. L'intervento della polizia, che impediva l'accesso a chi non era in possesso di tessera stampa o Onu, ha costretto migliaia di manifestanti a tornare a casa.
Al rally organizzato dalla Conference of presidents of major american jewish organizations sono intervenuti il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, l'ambasciatore americano presso l'Onu John Bolton, il premio Nobel per la pace Elie Wiesel, oltre al Governatore di New York George Pataki e ad alcuni dei rabbini più influenti della città.
Tra gli oratori che si sono alternati sul podio c'erano anche Karnit Goldwasser, moglie di Ehud Goldwasser, il soldato israeliano preso in ostaggio da Hezbollah, Elana Tehrani, madre di un bimbo iraniano scomparso e Diana Hagee, leader del gruppo Christians United for Israel.
«Siamo qui per difendere il nostro diritto a esistere — ha detto la Livni —, Israele non può scendere a patti con chi nega l'Olocausto degli ebrei». Dopo Bolton, che ha parlato del programma nucleare iraniano «senza dubbio finalizzato alla costruzione di armi atomiche», ha preso la parola Wiesel, che ha definito Ahmadinejad «un terrorista che non merita di essere ospite dell'Onu».
«Ahmadinejad è il più famigerato negazionista dell'Olocausto al mondo e più volte ha chiesto la distruzione dello Stato di Israele», ha proseguito Wiesel, lui stesso sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, invitando l'Onu a espellere l'Iran «per avere violato troppe convenzioni internazionali, tra cui quella relativa al genocidio».
Il premier italiano Prodi ha dunque sbagliato ad incontrarlo? «Io non l'avrei fatto e tanto meno avrei stretto la mano di un criminale», replica al Corriere Wiesel, che il giorno prima aveva minacciato di dare le dimissioni dal prestigioso «think tank» Council on Foreign Relations,
reo confesso di aver invitato il presidente iraniano a un pranzo.
«Ahmadinejad è una vergogna per la cultura dell'Iran e in questi giorni è una vergogna anche per l'Onu», ha proseguito Wiesel, ricordando i soldati israeliani rapiti in Libano dai guerriglieri Hezbollah il 12 luglio «dietro ordine del presidente iraniano».
Tra la folla, che esibiva striscioni con la scritta «Disarmate Hezbollah», e «Boicottate la Francia: anti-americana, anti- semita, ipocrita codarda» e «Israele e Usa uniti contro il terrorismo», c'erano intere scolaresche accompagnate dai genitori; sopravvissuti all'Olocausto in sedia a rotelle, impiegati e dirigenti.
«L'Onu deve difendere anche i soldati israeliani perché anche gli ebrei hanno gli stessi diritti delle altre nazioni», ha spiegato Nechama Gross, infermiera al Maimonides Hospital, che ha preso un giorno di vacanza per partecipare al rally. In prima fila anche moltissimi cristiani. Come Nathan Eckel, un evangelico di Filadelfia, che vendeva distintivi con la scritta «sbattete l'Iran fuori dall'Onu».

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