Quanto confessano Valentino Parlato e Furio Colombo in relazione alle numerose lettere visceralmente anti-israeliane che arrivano quotidianamente al Manifesto ed all'Unità è allarmante, e la loro analisi (Corriere della Sera del 4 settembre, pag.19) è certamente esatta. Per la precisione,la loro analisi è parzialmente esatta.
La denuncia di una somiglianza fra Israele e nazismo, la si rigiri comunque si preferisca, stabilsce un raffronto che storicamente, politicamente e culturalmente è del tutto improponibile.
Ma la colpa non è unicamente degli sprovveduti che interpretano in questo modo le informazioni che ricevono attraverso i media. Aveva certamente ragione l'esperto ( era Goebbels?) che enunciò il principio in base al quale una bugia ripetuta molte volte ed a lungo finisce per essere percepita come una verità che non richiede verifiche.
Per vent'anni alcuni dei nostri - e non solo nostri - media di sinistra hanno dipinto gli israeliani come assassini, persecutori, torturatori, sistematici violatori di ogni norma di rispetto umanitario, eccetera. Come potrebbero essere credibili i pochissimi che oggi ammettono che non è vero, che si era trattato di un errore di valutazione, e così via?
Il problema, pertanto non è quello che oggi maggiormente viene posto in risalto. Il paragone israeliani=nazisti non è che la punta fluttuante di un iceberg le cui dimensioni sono colossali: quello della totale ignoranza della storia della regione. Una migliore conoscenza della storia della presenza ebraica in Palestina, dei legami del popolo ebraico con questa terra, del sogno sionista ( inserito nel contesto politico del tempo), delle molte gradazioni delle reazioni nel mondo arabo dall'accettazione entusiasta del "ritorno" degli ebrei nel 1919 al rifiuto totale ed intransigente di oggi, tutto ciò potrebbe mettere in luce la complessità del rapporto fra ebrei ed arabi, fra arabi ed arabi, fra arabi e palestinesi, sottraendola alle manipolazioni ideologizzate.
La superficiale informazione sulla quotidianità fornita dai media non viene riequilibrata da altri strumenti di conoscenza che non siano ponderosi saggi ai quali ci si avvicina con una certa diffidenza e qualche timore reverenziale. L'informazione viene oggi proposta e consumata in fretta, spesso preconfezionata, sempre semplificata, quasi fossimo in un Macdonalds delle notizie.Come si può pretendere dai consumatori di una cosiffatta informazione un giudizio diverso su quanto avviene?
Mi voglio avventurare in una proposta che potrebbe risolvere almeno in parte il problema che ho posto.
Se una commissione composta da poche persone qualificate redigesse un bignami degli avvenimenti che da quasi un secolo sconvolgono il Vicino Oriente ed in particolare la Palestina, e se alcuni quotidiani e settimanali della sinistra (ma non solo) fossero disponibili ad allegarlo, forse questa iniziativa assumerebbe un valore emblematico superiore a qualsiasi indignata condanna degli eccessi e forse sarebbe anche più efficace di tanti imploranti "scusateci,ci siamo sbagliati".
Di seguito, l'articolo del CORRIERE della SERA:
ROMA — Proviamo a ragionare di antisemitismo. O di parole che possono travalicare in esso. Autore del tentativo Valentino Parlato che ieri, sul Manifesto, ha preso spunto da lettere «fortemente contrarie» all'invio di soldati in Libano e «violentemente polemiche nei confronti di Israele» giunte in questi giorni, per interrogarsi su questi «eccessi». Escludendo, tuttavia, che di antisemitismo si tratti.
Un tentativo apprezzato da Furio Colombo, che aveva già denunciato l'arrivo al suo giornale di lettere di pari violenza verbale, sollevando interrogativi sull'esistenza del germe dell'antisemitismo nel ventre della sinistra. Lettere, assicura il direttore dell'Unità, Antonio Padellaro, «che arrivarono solo nei giorni dei bombardamenti in Libano». «Fa bene Parlato — evidenzia Colombo — a cercare di portare un po' di spirito di pace. Quelle lettere grondano sangue e siccome non se ne accorgono mostrano il problema del pacifismo di sinistra».
I lettori criticano la posizione «equidistante» assunta dal Manifesto. «Sono 9 i palestinesi uccisi oggi dai nazisti israeliani, diversi altri ieri e poi ancora gli altri giorni» scrive Francesco Giordano. «Non mi preoccupo» aggiunge « se gli amici degli israeliani e, quindi, complici del genocidio palestinese dicono che sono antisemita, è ovvio che vogliono calunniarmi». Loredana Melissari ricorda che nel manifesto dell'Ucoii non si faceva riferimento all'Olocausto «bensì alle stragi nazifasciste» e critica chi li ha attaccati per una cosa mai detta. Per Valentino Bossini, stragi israeliane e naziste «muovono dalla stessa mentalità: disprezzo totale della vita umana (sparano sui bambini che tirano pietre) e da una presunta superiorità di stirpe (la grande Israele)». Pietro Ancona ironizza sul «grottesco monito di D'Alema alla Siria» e lamenta che l'Onu «non si dislocherà mai a difesa dei palestinesi diventati una vera macelleria umana».
Una ragione in questi «eccessi» secondo Parlato c'è: «I nostri lettori sono esasperati dagli interventi militari e dalle continue uccisioni di palestinesi. In più essendo giovani non hanno nella memoria l'Olocausto. E il fatto che in Israele la paura di essere soppressi porti a una smania di violenza li porta a fare quell'equazione col nazismo». Da qui l'appello a ragionare, nutrire speranza e non compiere più questi errori che «producono violenza e sangue».
Furio Colombo concorda: «Usano la parola nazismo, offensiva anche per chi non ne è stato vittima. Stirpe invece di razza come faceva Hitler. Senza volerlo, incitano Hezbollah a mandare altri missili su Israele». Colpa anche delle verità parziali delle tv, dice: «Uno dei tre inviati Rai in Libano ha riferito a Radio3 che avrebbe dormito in albergo a Beirut. L'intervistatore gli ha chiesto: "Ma come? Ci hai raccontato che era completamente distrutta". E lui: "Ma no, è quasi intatta. Era l'emozione dei bombardamenti"». «Allora — conclude — diciamoci solo cose vere. Nemmeno Abu Mazen riesce a governare con Hamas che non tira pietre, ma razzi».
Per Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Liberazione: «Con Israele che ha fatto cose terrificanti in Libano, si capisce che ci possono essere degli eccessi». «Ma — fa notare — se suscitano scandalo le parole sciocche e dissennate dell'Ucoii dovrebbero suscitarne altrettanto quelle di Bush: è lui il primo a negare l'unicità dell'Olocausto, dando dei nazisti agli Hezbollah. Fandonia e atto di antisemitismo».
Dal MANIFESTO, l'articolo di Valentino Parlato e le lettere che lo hanno ispirato:
Abbiamo ricevuto e riceviamo tante lettere (non riusciamo a pubblicarle tutte ) di lettori e di sottoscrittori fortemente contrari all'invio dei nostri soldati in Libano e violentemente polemici nei confronti di Israele, talvolta con espressione che possono travalicare nell'antisemitismo. E questi che scrivono sono parte dell'impresa di questo giornale ed escludo che possano essere antisemiti.
Nelle scorse settimane ho polemizzato con queste posizioni, forse con durezza (ho avuto risposte egualmente dure), ma le lettere di questo tenore continuano.
A questo punto mi sono detto che bisognava fare qualche sforzo in più per capire la radice più di fondo di queste lettere. Un aiuto mi è venuto anche dall'articolo di Daniel Amit, professore a Gerusalemme, pubblicato ieri da il manifesto (come del resto dal nostro Zvi Schuldiner).
Sull'opposizione all'invio di soldati in Libano agisce certamente l'allergia dei nostri lettori agli interventi militari e l'esperienza del Kosovo, dell'Afganistan e dell'Iraq. E anche la storica, e fondata, volontà di «essere dalla parte del torto», cioè contro le idee correnti. Però bisogna evitare di fare d'ogni erba un fascio e sperare invece che si possa fare qualcosa di buono. La spedizione in Libano corre, lo ripeto, rischi grandissimi di insuccesso, ma a mio parere (evitando le uscite retoriche di Prodi) andava tentata e va sostenuta. A mio parere l'insuccesso di Israele nell'ultima guerra, lo trova più disposto a trattare e - lo dicono Kofi Annan e Massimo D'Alema - l'intervento di interposizione dovrebbe estendersi a Gaza, dove ancora agisce la violenza di Israele.
Così gli eccessi contro Israele - la cui esistenza è dovere di tutti garantire - hanno anche loro due motivazioni forti. Innanzitutto la tragedia del popolo palestinese e il sostanziale rifiuto di noi «civili» occidentali di dare anche ai palestinesi uno stato, con tutte le garanzie necessarie in quel territorio infuocato. La seconda ragione, che è impossibile contestare, è nella violenza delle forze armate israeliane, forse motivata da profonda insicurezza, ma assolutamente da respingere.
Ma gli errori - e scusatemi se insisto - restano errori che producono violenza e sangue. E poi per agire, per tentare di cambiare lo stato di cose esistente bisogna avere fiducia. Forse, qualcuno di voi mi dirà: spes contra spem. Accetto, ma senza spes restiamo come siamo, e peggioriamo anche.
Valentino Parlato
Caro Valentino Parlato, al di là di ogni trionfalismo, gradirei sapere se la missione in Libano è finanziata con le famose maggiori entrate tributarie! Mi riferisco a quelle maggiori entrate erariali dovute all'effetto Visco: non potrebbero servire per dare una sistemata alla situazione delle pensioni o al rinnovo dei contratti del pubblico impiego o ad altri interventi indirizzati alla solidarietà sociale? Siamo in attesa del ritiro dei nostri soldati dall'Iraq e, speriamo, del nostro disimpegno dall'Afghanistan, i quali comporteranno un grande risparmio di spesa e - qui casca l'asino - con grande e stridente contraddizione si utilizzano risorse derivanti da maggiori entrate per finanziare l'ennesima missione militare? Visto il credito che gran parte dei mass media internazionali riserva alle sollecitazioni politico-diplomatiche promosse dall' Italia (basta leggere con attenzione la rassegna della stampa internazionale degli ultimi dieci giorni) mi pare che sia il caso di dire che i costi della spedizione superano di gran lunga i benefici derivabili da questa avventura, anche in termini di immagine. Se proprio abbiamo desiderio di imbarcarci in questa dispendiosa avventura, evitiamo gli effetti speciali e il facile e infantile spettacolo offerto da questa spedizione militare (simulazione di sbarchi alla marines, spettacolari movimenti di mezzi e di truppe...). Cerchiamo di essere autorevoli e responsabili ricordandoci che non si impone una pace durevole con la sola forza delle armi, bensì la si propone con la capacità della diplomazia e il supporto di idee intelligenti da parte degli uomini «di buona volontà» e di leader politici che sanno essere coscienziosi, onesti e seri nella concretezza delle realizzazioni sociali realmente utili ai propri concittadini.
Luigi Redaelli, Bonate Sotto (Bg)
Caro Valentino Parlato, ho sempre letto il manifesto proprio perché si distingueva dalla faciloneria imperante nella stampa italiana, dall'abitudine di non separare il commento dai fatti, ma di sostituire il commento ai fatti, dalla disinvoltura con cui si dà per certo quello che è solo supposizione, ecc. Ma, e mi dispiace molto dirlo, l'atteggiamento del manifesto nella questione del comunicato dell'Ucoii, e ora - purtroppo - anche la tua risposta, vanno nella direzione contraria. Se uno si prende la briga di andarsi a leggere la pagina fatta pubblicare dall'Ucoii, noterà che non vi si fa affatto riferimento all'Olocausto (quindi sia il titolo di scritto & parlato di domenica scorsa che il tuo richiamo all'indiscutibile specificità e unicità dell'Olocausto sono fuori luogo), bensì alle stragi nazifasciste - tutte, è bene ricordare, eseguite come rappresaglia per azioni commesse dai «banditen». I paragoni storici sono sempre discutibili, così come si può certo discutere se l'iniziativa dell'Ucoii sia stata opportuna. Ma attribuire all'avversario quello che non ha mai detto e poi attaccarlo per questo è un sistema un po' meschino - scusami! - per metterlo a tacere. Oltretutto, accusare l'Ucoii di non tenere conto delle «specificità storicamente determinate» e poi non fare distinzione tra Marzabotto e l'Olocausto è - a dir poco - assurdo. Forse, anche il manifesto dovrebbe fare un po' di autocritica.
Loredana Melissari
Gentile redazione, sono, o meglio ero, un vostro affezionato lettore che ha comprato il «mostro» in edicola per sette lunghi anni. Ultimamente ho anche partecipato alla sottoscrizione con una modesta quota. Pensavo, anzi ero fermamente convinto, che il mio quotidiano preferito mai avrebbe rinunciato a stare dalla parte del «torto». Purtroppo, leggendo gli ultimi editoriali che esaltano l'Italia di Prodi con l'elmetto, sono costretto a prendere atto che evidentemente quando le cose non vanno bene anche i migliori possono avere dei cedimenti. Auguro alla redazione e al mostro di uscire presto dal momento di crisi. Io, deluso, ho già detto addio al manifesto. Cordiali saluti.
Alessandro Corradetti
Caro manifesto, sono davvero sconcertato da questo surreale dibattito che consuma pagine e pagine di quelli che dovrebbero essere i giornali della sinistra critica, ovviamente mi riferisco alle fantasiose idee sull'antisemitismo. Mentre ti scrivo sono 9 i palestinesi uccisi oggi dai nazisti israeliani, diversi altri ieri e poi ancora gli altri giorni. Il vostro dibattito nega la realtà, la guerra, la criminale occupazione, che Israele conduce nella maniera più crudele contro il popolo palestinese, questa è la realtà, altro che antisemitismo! Io, che mi schiero nella maniera più assoluta al fianco del popolo palestinese, non mi preoccupo se gli amici degli israeliani, quindi complici del genocidio palestinese, dicono che sono antisemita è ovvio che vogliono calunniarmi; se difendere il diritto alla vita dei palestinesi vuol dire essere antisemita sono felice di esserlo. Spesso in quell'assurdo e irreale dibattito si parla dei torti e delle ragioni di Israele e palestinesi e proprio non capisco quali siano le ragioni di Israele a portare avanti il genocidio verso i palestinesi, si parla di ragioni ma non si dice quali siano. Il Sudafrica razzista aveva le sue ragioni a opprimere il popolo nero? Certo che dal suo punto di vista, criminale e razzista, le aveva. Tutti quelli che scrivono a favore di Israele non entrano mai nel concreto, ma si limitano a insultare, a parlare a vuoto. La questione vera è che lo ripetono tutti i santi giorni su tutti i giornali, di destra e sinistra. Mi piacerebbe che Domenico Jervolino, la Rossanda, Gagliardi (solo per citare gli ultimi), mi spiegassero perché oggi 9 palestinesi sono stati assassinati dai nazisti israeliani, quali ragioni ha Israele e quali torti i 9 palestinesi. La sinistra si è sempre schierata dalla parte degli oppressi, sempre, per sua natura quello è il suo posto originario, altrimenti non è sinistra. «Agli occhi del mondo sembriamo dei mostri» disse Yosi Lapid, ministro della giustizia israeliana sopravvissuto all'Olocausto. «Ho detto - ha insistito Lapid - che siamo una nazione civile, che siamo ebrei, e che abbiamo un obbligo morale al di sopra delle esigenze di sicurezza, se continuiamo così saremo espulsi dalle Nazioni unite e i responsabili saranno processati all'Aja». Questo è antisemitismo? La sinistra, se è sinistra, deve appoggiare in tutti i modi possibili la Resistenza dei popoli oppressi affinché si liberino dal giogo degli oppressori, questo è quello che abbiamo fatto sempre.
Francesco Giordano
Caro Valentino Parlato, non condivido la sua risposta al signor Tiberio Tanzini di Empoli, a proposito delle tesi dell'Ucoii. Se è ovvio che le stragi israeliane non sono quelle naziste, è vero però che muovono da una stessa mentalità: di disprezzo totale della vita umana, (sparano sui bambini che tirano pietre), da un razzismo religioso profondo (i non ebrei non hanno gli stessi diritti) e da una presunta superiorità di stirpe (la grande Israele). Certo il comunicato dell Ucoii non fa gli interessi dei palestinesi anzi, aggiunge degli argomenti (falsi) alla politica di Israele ma, dal mio giornale di riferimento mi aspettavo una analisi più profonda sull'argomento, anche perché ad avere questa mentalità di tipo nazista, è soprattutto il governo Usa, (torturano per divertimento) il vero pericolo per l'umanità, grazie anche a un'imbelle Europa che agisce come una satrapia dell impero americano, che le riconosce in cambio il privilegio dell autonomia come i romani la riconoscevano all'antica Grecia. La verità non fa gli interessi dei palestinesi ma l'equidistanza de il manifesto non fa gli interessi della verità. Cordiali saluti.
Valentino Bossini
Caro manifesto, dopo l'indecente sbornia di orgoglio per quanto siamo stati bravi a imporre la nostra leadership sulla missione Onu, il grottesco monito di D'Alema alla Siria (caspita come siamo temibili!) che gli aiuti in armi alla resistenza libanese non saranno tollerati svela agli occhi di tutti, soprattutto di quella sinistra innocente pronta a credere alle buone intenzioni strategiche definite «svolta di politica estera», come la missione sia un concreto aiuto a Israele che, mentre mantiene l'assedio aeronavale sul Libano, si serve delle truppe Onu per isolare bloccare gli hezbollah. Naturalmente le forze Onu non si dislocheranno mai a difesa dei palestinesi diventati una vera e propria macelleria umana ad uso delle incursioni israeliane. Insomma l'Onu garantisce solo ed esclusivamente Israele la quale ha naturalmente il diritto di radere al suolo una nazione e massacrarne la popolazione civile. Che delusione!
Pietro Ancona, Palermo
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera, del Manifesto e dell'Unità
ROMA — Proviamo a ragionare di antisemitismo. O di parole che possono travalicare in esso. Autore del tentativo Valentino Parlato che ieri, sul Manifesto, ha preso spunto da lettere «fortemente contrarie» all'invio di soldati in Libano e «violentemente polemiche nei confronti di Israele» giunte in questi giorni, per interrogarsi su questi «eccessi». Escludendo, tuttavia, che di antisemitismo si tratti.Un tentativo apprezzato da Furio Colombo, che aveva già denunciato l'arrivo al suo giornale di lettere di pari violenza verbale, sollevando interrogativi sull'esistenza del germe dell'antisemitismo nel ventre della sinistra. Lettere, assicura il direttore dell'Unità, Antonio Padellaro, «che arrivarono solo nei giorni dei bombardamenti in Libano». «Fa bene Parlato — evidenzia Colombo — a cercare di portare un po' di spirito di pace. Quelle lettere grondano sangue e siccome non se ne accorgono mostrano il problema del pacifismo di sinistra».I lettori criticano la posizione «equidistante» assunta dal Manifesto. «Sono 9 i palestinesi uccisi oggi dai nazisti israeliani, diversi altri ieri e poi ancora gli altri giorni» scrive Francesco Giordano. «Non mi preoccupo» aggiunge « se gli amici degli israeliani e, quindi, complici del genocidio palestinese dicono che sono antisemita, è ovvio che vogliono calunniarmi». Loredana Melissari ricorda che nel manifesto dell'Ucoii non si faceva riferimento all'Olocausto «bensì alle stragi nazifasciste» e critica chi li ha attaccati per una cosa mai detta. Per Valentino Bossini, stragi israeliane e naziste «muovono dalla stessa mentalità: disprezzo totale della vita umana (sparano sui bambini che tirano pietre) e da una presunta superiorità di stirpe (la grande Israele)». Pietro Ancona ironizza sul «grottesco monito di D'Alema alla Siria» e lamenta che l'Onu «non si dislocherà mai a difesa dei palestinesi diventati una vera macelleria umana».Una ragione in questi «eccessi» secondo Parlato c'è: «I nostri lettori sono esasperati dagli interventi militari e dalle continue uccisioni di palestinesi. In più essendo giovani non hanno nella memoria l'Olocausto. E il fatto che in Israele la paura di essere soppressi porti a una smania di violenza li porta a fare quell'equazione col nazismo». Da qui l'appello a ragionare, nutrire speranza e non compiere più questi errori che «producono violenza e sangue».Furio Colombo concorda: «Usano la parola nazismo, offensiva anche per chi non ne è stato vittima. Stirpe invece di razza come faceva Hitler. Senza volerlo, incitano Hezbollah a mandare altri missili su Israele». Colpa anche delle verità parziali delle tv, dice: «Uno dei tre inviati Rai in Libano ha riferito a Radio3 che avrebbe dormito in albergo a Beirut. L'intervistatore gli ha chiesto: "Ma come? Ci hai raccontato che era completamente distrutta". E lui: "Ma no, è quasi intatta. Era l'emozione dei bombardamenti"». «Allora — conclude — diciamoci solo cose vere. Nemmeno Abu Mazen riesce a governare con Hamas che non tira pietre, ma razzi».Per Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Liberazione: «Con Israele che ha fatto cose terrificanti in Libano, si capisce che ci possono essere degli eccessi». «Ma — fa notare — se suscitano scandalo le parole sciocche e dissennate dell'Ucoii dovrebbero suscitarne altrettanto quelle di Bush: è lui il primo a negare l'unicità dell'Olocausto, dando dei nazisti agli Hezbollah. Fandonia e atto di antisemitismo».