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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
03.09.2006 Così un fallimento diventa un successo
rassegna di quotidiani sull'ennesimo "no" di Teheran alla comunità internazionale

Testata:La Repubblica - L'Unità - Il Manifesto
Autore: Vanna Vannuccini - Gabriele Bertinetto - Lea Ypi
Titolo: «Annan riapre il negoziato Teheran: Pronti a collaborare - Kofi Annan: l’Iran non armerà Hezbollah - Il mezzo sì di Teheran ad Annan»
Riflettori puntati sulle assicurazioni meramente verbali circa la sospensione dei riformnimenti di armi a Hezbollah, mentre si minimizza, spiegandola come conseguenza della "retorica" e non di una decisione politica, l'intransigenza iraniana sul nucleare.
E' il modo scelto da alcuni quotidiani italiani per far apparire un successo l'ennesimo fallimento della mediazione europea e della Nazioni Unite nei confronti del regime degli ayatollah.

Di seguito, dalla REPUBBLICA, l'articolo di Vanna Vannuccini, intitolato "Annan riapre il negoziato Teheran: "Pronti a collaborare" ":


«Ci sono momenti in cui la pazienza paga». E´ una massima che il Segretario generale dell´Onu applica con energia al conflitto sulla politica nucleare dell´Iran. «Un po´ di pazienza può avere molti risultati», ha detto Kofi Annan al suo arrivo a Teheran. I primi risultati li ha incassati già nei primi colloqui con il ministro degli Esteri Mottaki e il caponegoziatore sul dossier nucleare Larijani. Dopo aver ottenuto a Damasco la promessa di collaborazione siriana all´applicazione della risoluzione 1701 per la pace in Libano, Annan ha ottenuto lo stesso impegno da parte di Teheran. Mottaki ha detto che l´Iran è pronto «a collaborare pienamente» con il Consiglio di Sicurezza dell´Onu. Il portavoce di Annan, Ahmad Fawzi, ha sottolineato che è stato fatto un riferimento specifico al paragrafo 15 della risoluzione, che riguarda l´embargo sulle forniture di armi a Hezbollah. L´Iran s´impegna dunque, almeno a parole, a interrompere i rifornimenti di armi alle milizie sciite libanesi di cui è considerato il primo rifornitore, anche se pretende che il proprio appoggio a Hezbollah sia solo di natura politica e morale. Se è difficile credergli altrettanto illusorio è credere, come fa la Casa Bianca, che Hezbollah esista unicamente grazie all´Iran - un´illusione che ha spinto Bush a dare carta bianca a Israele nella guerra in Libano. « E´ stato un colloquio positivo che mi ha molto aiutato per il mio lavoro futuro», ha detto il Segretario generale. Sulla risoluzione 1701 Annan aveva avuto un colloquio telefonico con lo stesso presidente Ahmadinejad prima di venire a Teheran: «Il presidente ha detto di nutrire delle riserve su alcuni articoli del testo della risoluzione ma di essere pronto in ogni caso a collaborare alla sua applicazione». Pagherà la pazienza anche sul dossier nucleare? E´ questo il tema cruciale dei colloqui di Teheran, due giorni dopo la scadenza, fissata dal Consiglio di Sicurezza e ignorata dall´Iran, della cessazione dell´arricchimento dell´uranio. Il Segretario generale avrebbe dovuto venire a Teheran nel novembre scorso, nel tentativo di trovare un´intesa sulla questione nucleare, ma dovette cancellare il viaggio dopo che Ahmadinejad, alla vigilia della sua partenza, disse che Israele doveva «essere cancellata dalle carte geografiche». Stamani ci sarà il faccia a faccia con il presidente iraniano, il quale ormai quotidianamente ribadisce la più assoluta intransigenza nei confronti delle richieste dell´Onu. Anche oggi, in un discorso nella città di Maku, nell´Iran nordoccidentale, Ahmadinejad ha giurato che l´Iran difenderà «con fermezza» i propri diritti e i propri obbiettivi anche nel corso dei negoziati. «Il popolo iraniano non cederà di un millimetro nel suo desiderio di usare l´energia nucleare a scopi pacifici e per il progresso del paese», ha detto. E´ questa retorica, dicono gli analisti, che impedisce ormai anche ai dirigenti più moderati come Larijani e l´ex presidente Rafsanjani di fare un passo indietro. Larijani, dopo i colloqui con Annan, ha lanciato un appello alla ripresa dei negoziati per risolvere l´impasse nucleare, ma ha di nuovo scartato «qualsiasi precondizione» - cioè la cessazione dell´arricchimento che gli Stati Uniti hanno voluto mettere nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza accanto agli incentivi concordati con gli europei. Washington si aspetta ora che il Consiglio decida le sanzioni, sulla base del Capitolo VII della Carta dell´Onu. Gli europei frenano. Hanno dato mandato al responsabile per la politica estera Solana di ottenre da Larijani tutti i «chiarimenti» necessari. Non c´è una scadenza ultimativa sui tempi, ha detto Solana, ma «quanto prima tanto meglio. L´Europa non chiude le porte. Ma ha bisogno di un segnale che le venga incontro dall´altra parte». Il tempo stringe. Gli europei si ritroveranno il 15 settembre. «Decidere le sanzioni accanto agli incentivi è stato un errore», dice l´ex ambasciatore svizzero a Teheran Tim Guldimann. «Il problema è che in questo modo quello che un anno fa era ancora possibile oggi non lo è più e quello che è possibile oggi non lo sarà più tra un anno».

"Kofi Annan: l’Iran non armerà Hezbollah" è il titolo dell'articolo di Gabriele Bertinetto pubblicato dall'UNITA' a pagina 10:

TEHERAN ASSICURA A KOFI ANNAN «piena cooperazione» per favorire la pace in Libano. Dovrebbe significare la rinuncia ad armare ancora Hezbollah (benché ufficialmente l’Iran abbia sempre ammesso solo un sostegno politico alle milizie sciite liba-
nesi). È il primo positivo risultato della visita del segretario generale dell’Onu a Teheran, dove oggi vedrà il presidente Mahmud Ahmadinejad. Ieri Kofi Annan ha incontrato il ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki e il caponegoziatore sul contenzioso nucleare Ali Larijani, con cui ha avuto «ottime e costruttive discussioni».
Contemporaneamente a Lappeenranta, in Finlandia, i ministri degli Esteri dei 25 Paesi Ue hanno deciso di sospendere ogni decisione circa la ribadita volontà iraniana di continuare l’arricchimento dell’uranio nei propri siti atomici. L’Onu aveva imposto una scadenza, il 31 agosto, passata la quale l’ipotesi di sanzioni contro Teheran sarebbe diventata attuale. Ma le chances di una soluzione negoziale restano per ora intatte, anche se i tempi si accorciano. Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema, prima di lasciare il vertice, sostenendo che si sta arrivando alla «stretta finale».
I 25 aspetteranno l’esito dei nuovi contatti che il rappresentante Esteri della Ue, Javier Solana, avrà nei prossimi giorni con Larijani. L’incontro avverrà in una località segreta per evitare che troppa pubblicità nuoccia alle prospettive di intesa. Il 15 settembre Solana riferirà sull’esito della sua missione ai capi delle diplomazie europee, che si riuniranno nuovamente a Bruxelles. A quel punto i nodi verranno al pettine, anche perché la settimana successiva è prevista l’Assemblea generale dell’Onu. Ed è in quella occasione che un qualche tipo di scelta dovrebbe diventare inevitabile.
Kofi Annan è giunto a Teheran facendosi precedere da un chiaro messaggio di disponibilità ad ascoltare le ragioni della leadership locale, lanciato con un’intervista al quotidiano francese Le Monde: «Io non credo che le sanzioni siano la soluzione a tutti i problemi. Ci sono dei momenti in cui un po’ di pazienza produce molti effetti. È una qualità questa che dovremmo esercitare più spesso». Ad ogni modo, la Repubblica islamica mette le mani avanti. Se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite varasse provvedimenti punitivi, «senza dubbio l’Iran rivedrà la sua cooperazione con l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e il Trattato di non proliferazione nucleare», dichiara l’ambasciatore presso l’Aiea, Ali Ashgar Soltanieh.
La disponibilità iraniana a collaborare con l’Onu per consentire l’attuazione della risoluzione 1701 in Libano è stata annunciata dal portavoce di Kofi Annan, Ahmad Fawzi. Secondo Fawzi, «Mottaki ha concluso l’incontro con Kofi Annan affermando che possiamo contare sulla sua piena cooperazione». Parole pronunciate dopo che il segretario dell’Onu aveva fatto «uno specifico riferimento al paragrafo 15 della risoluzione, che riguarda l’embargo sulle armi», ha spiegato il portavoce. Implicitamente Teheran avrebbe così acconsentito a sospendere le forniture a Hezbollah. Nel giro di ventiquattr’ore Kofi Annan avrebbe dunque strappato all’Iran lo stesso impegno ottenuto il giorno prima a Damasco durante la tappa siriana del suo lungo itinerario mediorientale.

Anche Il MANIFESTO ostenta "ottimismo", sebbene più mitigato.
Per il quotidiano cominista, in fondo, l'Iran ha le sue ragioni ad opporsi all'"imperialismo" americano e a Israele. Così Lea Ypi, nell'articolo "Il mezzo sì di Teheran ad Annan"   si concentra più su polemiche antiamericane che sulla  rassicurazione anestetizzante circa le intenzioni di Teheran.
Ecco il testo:

Tutti hanno delle riserve, ma tutti poi si lasciano convincere. Conclusa la visita ufficiale in Qatar, paese membro di turno nel Consiglio di sicurezza Onu, Kofi Annan si è diretto ieri verso Tehran dove il presidente Mohamed Ahmadinejad ha offerto la sua piena collaborazione all'applicazione della risoluzione 1701 sul Libano. Naturalmente anche lui, come Bashar Assad, con «qualche riserva su alcuni paragrafi della risoluzione». Quale paragrafo e quante riserve, pure qui non è dato sapere.
Ma qualcosa si lascia intuire. Per esempio l'insoddisfazione dell'Iran che vorrebbe una comunità internazionale basata sul principio di eguale sovranità degli stati e pari diritto allo sviluppo dei popoli, mentre a tutti gli altri sembra più razionale che gli Stati uniti e i loro alleati non lascino passare un giorno senza imporre scadenze, minacciare sanzioni, promettere guerre. Del resto la questione dell'arricchimento dell'uranio che ha da ultimo occupato l'agenda diplomatica dell'Onu e preoccupato quella politica dell'Iran era sullo sfondo degli incontri con Kofi Annan, ma non ne costituiva l'obiettivo principale. «Sono qui per discutere l'applicazione della risoluzione 1701 che si occupa della situazione in Libano», ha dichiarato alle agenzie Kofi Annan prima dell'incontro con il ministro degli esteri iraniano Manouchehr Mottaki. e ha aggiunto: «discuterò anche questioni di questa regione che interessano la comunità internazionale».
Annan ha concluso l'incontro con il ministro degli esteri iraniano esprimendo soddisfazione per la volontà di cooperare di Teheran. Il portavoce delle Nazioni unite Ahmad Fawzi ha inoltre dichiarato alla Reuters che durante i colloqui si è fatto riferimento anche al paragrafo 15 della risoluzione, che vieta il trasferimento di armi o equipaggiamento militare a persone o gruppi non autorizzati dall'esercito libanese. Tuttavia, alla domanda su quale fosse la risposta dell'Iran a questo punto, Fawzi ha risposto: «non posso andare oltre». A differenza della Siria dunque, la reazione esplicita dell'Iran alla questione del rifornimento di armi a Hezbollah rimane avvolta nel mistero.
Meno misteriose invece appaiono le reazioni della comunità internazionale alla dichiarata volontà iraniana di proseguire i propri progetti nucleari per scopi pacifici, anche se ieri Annan ha considerato le discussioni con il responsabile iraniano per i negoziati sul nucleare Ali Larijani come «molto buone e costruttive». Annan dovrebbe oggi incontrare direttamente anche il presidente Ahmadinejad.
Sulla questione del nucleare iraniano ieri anche l'Unione Europea ha battuto un colpo. Anzi due, uno a est ed uno ad ovest della fu cortina di ferro. In seguito alle pressioni statunitensi per mettere subito sanzioni sul paese, il capo europeo degli esteri Javier Solana ha fatto sapere che è necessario preseguire il dialogo e ha stabilito un incontro con lo stesso Larijani per chiarire le ambiguità della risposta iraniana all'«offerta» di maggiore collaborazione in cambio della sospensione delle ricerche nucleari.
Durante l'incontro che si è tenuto in Finlandia alcuni ministri degli esteri dell'Unione si sono rifiutati di parlare di sanzioni: «Non siamo ancora al punto di discutere di sanzioni, ma faremo un passo per volta», ha dichiarato il ministro degli esteri della Finlandia Erkki Tuomioja, che presiedeva l'incontro. Dall'altro lato però, il ministro degli esteri della Repubblica Ceca Cyril Svoboda ha ricordato a tutti il piano statunitense di creare una coalizione indipendente in grado di imporre sanzioni nel caso le Nazioni unite non fossero in grado di agire congiuntamente. «Sarà molto, molto difficile, ma ... per favore, dobbiamo unirci agli Stati uniti», ha poi dichiarato in una conferenza stampa. Evidentemente, la coalizione alternativa annunciata dagli Usa inizia già a raccogliere adesioni. Le due settimane che l'Ue si è data dovrebbero servire a ricompattare la politica estera europea in materia, in vista anche dell'assemblea dell'Onu prevista per il 19 settembre. Intanto resta sulla sfondo la risposta iraniana alle recenti pressioni: «imporre sanzioni all'Iran danneggerà i grandi paesi che consumano petrolio. Abbiamo ipotizzato diversi scenari per combatterle».

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