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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Provincia di Cremona Rassegna Stampa
31.08.2006 L'Iran sfida una comunità internazionale divisa
un editoriale di Livio Caputo

Testata:La Provincia di Cremona
Autore: Livio Caputo
Titolo: «Iran arrogante e il resto del mondo è diviso»
Da La PROVINCIA di CREMONA, un editoriale di LIvio Caputo:

Gli europei, pur riconoscendo che Teheran continua a sfidare il resto del mondo e, la scorsa settimana, ha dato una risposta del tutto insoddisfacente alla proposta di scambiare la rinuncia all’arricchimento con un pacchetto di importanti incentivi economici e politici, sono favorevoli a tentare un ultimo round negoziale prima di passare all’azione. Dal canto loro Russia e Cina, pur avendo votato a luglio a favore dell’ultimatum, hanno pochissima voglia di applicarlo per timore di compromettere i loro stretti rapporti economici con l’Iran. Su tutti, poi, pesa la velata minaccia di Teheran di rispondere a eventuali sanzioni con un taglio o addirittura una temporanea sospensione delle esportazioni di petrolio, che farebbe schizzare il prezzo del greggio verso i cento dollari al barile. Alle divisioni e ai dubbi della comunità internazionale fa riscontro una crescente arroganza da parte dell’Iran, che non solo ignora le pressioni per indurla a sospendere il suo programma nucleare, ma mette anche in dubbio l’autorità del Consiglio di Sicurezza, insiste nei suoi attacchi agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna e ribadisce la sua volontà di porre fine alla esistenza di Israele. Il presidente Ahmadinejad e il suo ispiratore, l’ayatollah Khamenei, contano sul fatto che le divisioni tra le grandi potenze e la complessità della situazione mediorientale garantiscono loro una sorta di immunità, qualunque cosa dicano e qualunque cosa facciano. In un momento in cui i Paesi arabi tendono a tenere un profilo basso, l’Iran punta chiaramente alla leadership del fronte islamico radicale, cercando di mobilitare non solo gli sciiti dell’Iraq, dell’Afghanistan, del Libano e della penisola arabica, ma anche parte del mondo sunnita, tra cui certamente la galassia di Al Qaeda e gli estremisti palestinesi. Se, ogni tanto, fa delle mezze aperture verbali e propone la ripresa dei negoziati, Teheran non lo fa certo in vista di una marcia indietro, ma solo per guadagnare tempo. Oltre tutto, finché mantiene alta la tensione internazionale, riesce a contenere meglio il malcontento interno, dovuto sia alla soppressione delle libertà fondamentali, sia a una situazione economica che, nonostante le favolose entrate petrolifere, è poco meno che catastrofica. Ora che l’ultimatum è scaduto, l’Occidente dovrà comunque, anche per salvare le apparenze, arrivare a qualche decisione: potranno essere sanzioni selettive anche senza la benedizione dell’Onu; potrà essere una ulteriore risoluzione del Consiglio più incisiva ma non ancora sanzionatoria, potranno essere nuovi aiuti all’opposizione interna nella speranza che il malcontento popolare porti a un collasso del regime. Comunque vada, sarà un autunno caldo, perché al punto in cui si è giunti il problema non potrà più essere scopato sotto il tappeto.

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