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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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La Provincia di Cremona Rassegna Stampa
31.08.2006 L'Iran sfida una comunità internazionale divisa
un editoriale di Livio Caputo

Testata:La Provincia di Cremona
Autore: Livio Caputo
Titolo: «Iran arrogante e il resto del mondo è diviso»
Da La PROVINCIA di CREMONA, un editoriale di LIvio Caputo:

Gli europei, pur riconoscendo che Teheran continua a sfidare il resto del mondo e, la scorsa settimana, ha dato una risposta del tutto insoddisfacente alla proposta di scambiare la rinuncia all’arricchimento con un pacchetto di importanti incentivi economici e politici, sono favorevoli a tentare un ultimo round negoziale prima di passare all’azione. Dal canto loro Russia e Cina, pur avendo votato a luglio a favore dell’ultimatum, hanno pochissima voglia di applicarlo per timore di compromettere i loro stretti rapporti economici con l’Iran. Su tutti, poi, pesa la velata minaccia di Teheran di rispondere a eventuali sanzioni con un taglio o addirittura una temporanea sospensione delle esportazioni di petrolio, che farebbe schizzare il prezzo del greggio verso i cento dollari al barile. Alle divisioni e ai dubbi della comunità internazionale fa riscontro una crescente arroganza da parte dell’Iran, che non solo ignora le pressioni per indurla a sospendere il suo programma nucleare, ma mette anche in dubbio l’autorità del Consiglio di Sicurezza, insiste nei suoi attacchi agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna e ribadisce la sua volontà di porre fine alla esistenza di Israele. Il presidente Ahmadinejad e il suo ispiratore, l’ayatollah Khamenei, contano sul fatto che le divisioni tra le grandi potenze e la complessità della situazione mediorientale garantiscono loro una sorta di immunità, qualunque cosa dicano e qualunque cosa facciano. In un momento in cui i Paesi arabi tendono a tenere un profilo basso, l’Iran punta chiaramente alla leadership del fronte islamico radicale, cercando di mobilitare non solo gli sciiti dell’Iraq, dell’Afghanistan, del Libano e della penisola arabica, ma anche parte del mondo sunnita, tra cui certamente la galassia di Al Qaeda e gli estremisti palestinesi. Se, ogni tanto, fa delle mezze aperture verbali e propone la ripresa dei negoziati, Teheran non lo fa certo in vista di una marcia indietro, ma solo per guadagnare tempo. Oltre tutto, finché mantiene alta la tensione internazionale, riesce a contenere meglio il malcontento interno, dovuto sia alla soppressione delle libertà fondamentali, sia a una situazione economica che, nonostante le favolose entrate petrolifere, è poco meno che catastrofica. Ora che l’ultimatum è scaduto, l’Occidente dovrà comunque, anche per salvare le apparenze, arrivare a qualche decisione: potranno essere sanzioni selettive anche senza la benedizione dell’Onu; potrà essere una ulteriore risoluzione del Consiglio più incisiva ma non ancora sanzionatoria, potranno essere nuovi aiuti all’opposizione interna nella speranza che il malcontento popolare porti a un collasso del regime. Comunque vada, sarà un autunno caldo, perché al punto in cui si è giunti il problema non potrà più essere scopato sotto il tappeto.

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