Molti quotidiani non colgono l'essenziale della risposta iraniana alla comunità internazionale sul tema del nucleare.
Teheran non fa in sostazna nessuna concessione e annuncia la prosecuzione del programma, ma si dice per l'ennesima volta disposta a "trattative serie", cioè ad enessime dilazioni.
Tuttavia, il titolo a pagina 5 della STAMPA del 23 agosto 2006 annuncia "Atomo, l'Iran pronto a "trattative serie", senza spiegare l'inconsistenza di questa offerta.
Solo il sottotitolo (Ma l'ayatollah Khamenei avverte, "Con l'aiuto di Dio il programma nucleare proseguirà" e la'rticolo di Emanuele Novazio, sostanzialemente corretto, informano sul reale significato della risposta iraniana al mondo
Ecco il testo:
Nè un sì nè un no, ma disponibilità a una immediata ripresa dei negoziati. La risposta iraniana all’ultimatum dei «5+1» (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza e la Germania) consegnata ieri pomeriggio dal negoziatore capo sul dossier nucleare, Larijani, è ambigua, o «aperta», come si preferisce definirla a Teheran: secondo indiscrezioni (il testo non è stato reso noto) la Repubblica islamica non accetta di interrompere l’arricchimento dell’uranio come richiesto il 6 giugno dall’Alto rappresentante dell’Ue Solana a nome dei Sei (due giorni fa era stata la Guida Suprema Khamenei ad anticipare che «la strada non sarebbe stata interrotta»), ma rilancia con una controproposta basata su «formulazioni nuove». Caute le reazioni di Solana, che si riserva un «attento esame» del documento.
La conferma indiretta che il testo consegnato ai 6 ambasciatori (la Svizzera cura gli interessi degli Stati Uniti, dal ‘79 senza relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica) non risponde alle richieste della comunità internazionale l’ha fornita lo stesso Larijani, al termine dell’incontro di ieri: «Siamo pronti ad avviare fin da domani trattative serie sul nostro programma nucleare», ha detto. A discutere su tutto, dunque, riaprendo di fatto un negoziato che il Consiglio di sicurezza ha considerato invece chiuso il 31 luglio scorso, concedendo a Teheran un mese di tempo per accogliere le richieste internazionali prima di avviare la procedura delle sanzioni.
La proposta delle grandi potenze offriva all’Iran incentivi economici e politici - compresa la cooperazione per l’uso pacifico dell’energia atomica - in cambio della sospensione dell’arricchimento dell’uranio, passaggio essenziale per la realizzazione della bomba atomica. Teheran ha sempre negato di voler sfruttare a scopi militari il proprio programma nucleare, sviluppato per quasi un ventennio in segreto; ma si è sempre rifiutato di fornire all’Aiea, l’Agenzia atomica delle Nazioni Unite, prove considerate decisive.
La risposta di ieri (che Larijani assicura essere stata redatta in modo «logico, leale e costruttivo») sembra ripetere lo schema seguito con successo per oltre 3 anni dalla Repubblica islamica nei suoi negoziati con la «troika» europea formata da Francia, Gran Bretagna e Germania: lanciare segnali ambigui, disponibilità poi ritrattata e sostituita da nuove aperture. Anticipando l’obiezione, ieri Larijani ha respinto «la propaganda che accusa l’Iran di guadagnare tempo», e ha «consigliato ai Sei di tornare al tavolo delle trattative al più presto per arrivare a una conclusione su tutti i punti del pacchetto».
Di fatto, la linea della molteplicità finora ha pagato nonostante le minacce americane di sanzioni o addirittura di un intervento militare, secondo Bush sempre sul tavolo anche se non in agenda ma considerato irrealizzabile dagli iraniani: la tattica temporeggiatrice - parlando contemporaneamente linguaggi contraddittori affidati a diverse personalità politiche, religiose e militari - ha consentito alla Repubblica islamica di ottenere continui rinvii al Consiglio di sicurezza e di proseguire negli esperimenti. Di questa tattica si è avuto un ulteriore esempio negli ultimi due giorni: mentre Teheran negava agli ispettori dell’Aiea l’accesso a un sito per l’arricchimento dell’uranio a Natanz, l’ayatollah Khamenei attaccava l’arroganza delle grandi potenze confermando che «il programma nucleare proseguirà nel suo cammino e con l’aiuto di Dio alla fine raccoglieremo dolci frutti», e il ministro degli Esteri Mottaki si augurava «una soluzione complessiva sulla base della cooperazione».
Non c’è sorpresa, in ambienti diplomatici europei: il recente successo di Hezbollah contro Israele ha fornito nuove armi a chi, a Teheran, respinge il compromesso.
L'articolo di Riccardo Staglianò "Nucleare , Teheran chiede altro tempo", pubblicato da La REPUBBLICA mantiene invece le promesse di titolo, sottotitolo ("Pronti acolloqui seri" E gli Usa minacciano sanzioni) e occhielli (Più pridente l'Europa. Solana: "Documento che merita analisi dettagliata" "Abbiamo già pronte misure economiche" dice l'ambasciatore Bolton)
Per Staglianò non c'è dubbio: l'Iran, così esordisce l'articolo è disposto a "serie trattative"
Seguono ampie citazioni del negoziatore del regime Ali Larjani, valutazioni sulla inefficacia di eventuali sanzioni e riferimenti alla "prudenza" di Solana e del Dipartimento di Stato.
Ecco il testo:
«Serie trattative». Questo l´Iran è disposto a fare. La risposta che ieri Teheran doveva dare elude le richieste Onu, ovvero il blocco dell´arricchimento dell´uranio entro la fine del mese. Ribadisce invece il suo pieno diritto al nucleare civile. E mentre l´Europa chiede tempo per valutare il nuovo documento, l´America ripete una volta di più la sua insofferenza al valzer dei rimandi persiani. «Abbiamo già pronta una bozza di sanzioni economiche» minaccia l´ambasciatore all´Onu John Bolton.
«Sebbene non ci sia alcuna giustificazione per la decisione illegale delle altre parti di deferire la Repubblica islamica al Consiglio di sicurezza - ha commentato all´agenzia Isna il negoziatore Ali Larijani - abbiamo preparato una risposta che apra la via per negoziati equi». Che, sin dall´inizio, hanno sempre escluso un blocco del programma nucleare. Al più, da quanto si capisce dalle prime indiscrezioni sul testo, si potrà arrivare a sospensioni durante i negoziati. In ogni caso, fanno notare gli analisti, l´eventualità di subire un divieto sui viaggi di loro cittadini o il congelamento di alcuni patrimoni non spaventa affatto il quarto paese esportatore di petrolio.
Il gruppo dei negoziatori del cosiddetto "5+1" aveva messo sul piatto tre mesi fa un pacchetto di incentivi economici, politici e nel settore della sicurezza. Ma anche allora il mediatore iraniano aveva anticipato una risposta definita «multidimensionale». Non sarebbe stata né un "sì" né un "no" ma un "parliamone", come è accaduto ieri. Tuttavia la richiesta di tempi supplementari ha fatto presa sulle divisioni degli interlocutori, con Russia e Cina da sempre opposte all´escalation nei confronti del loro importante partner commerciale. Anche Javier Solana, ministro degli esteri Ue, invita alla responsabilità: «Si tratta di una risposta vasta e richiede un´analisi dettagliata e attenta». Lo stesso hanno detto dal Palazzo di vetro dove le discussioni sul potenziale pericolo atomico iraniano si trascinano da quasi quattro anni.
E anche il Dipartimento di Stato ha dimostrato una prudenza supplementare. Condoleezza Rice, rientrata prima dalla vacanze proprio per studiare il documento, ancora non si è fatta sentire. E gli Stati Uniti, forse anche per i delicati e stretti rapporti di padrinaggio tra la Republica islamica ed Hezbollah, sembrano più che mai disposti a cercare nuovi canali di trattativa con l´ex arcinemico. Al punto che il 7 settembre l´ex presidente Mohammad Khatami dovrebbe tenere un discorso sul dialogo interreligioso nella principale cattedrale metodista di Washington. E sarebbe la prima volta per un dignitario del suo calibro in America dopo che, nel ´79, un commando di "studenti islamici" tenne in ostaggio per 444 giorni uomini nell´ambasciata Usa a Teheran. Nella suddivisione dei compiti il ruolo del "poliziotto cattivo" è toccato come al solito a Bolton. L´Iran non ha accettato «la generosa offerta» dei 5+1, ha detto, e adesso non restano che le sanzioni da scegliere nell´armamentario del capitolo 4 della carta Onu. Proprio ieri, con curioso tempismo, Khatami ha chiesto il visto per gli Stati Uniti. La marcia della diplomazia prosegue, seguendo tutte le strade.
"L'Iran apre "Pronti a trattare sul nucleare" " titola in prima pagina Il MATTINO, per poi smentisrsi nelle prime righe dell'articolo, sia pure con un reticente giro di parole:
Ma non vi è nessuna indicazione che abbia accettato la richiesta del Consiglio di sicurezza di sospendere l'arricchimento dell'uranio
Mentre vi sono molte indicazioni del contrario, a incominciare dalle dichiarazioni di Khamenei
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Stampa Repubblica e del Mattino