Da AVVENIRE del22 agosto 2006, un editoriale di Carlo Cardia sull'inserzione dell'Ucoii che ha paragonato Israele al nazismo:
Sarebbe un errore sottovalutare il manifesto fatto pubblicare dall'Ucoii su alcuni giornali, e non coglierne il significato che va al di là delle assurde tesi sostenute e dei simboli storici utilizzati. Sarebbe un errore anche perché esso costituisce solo l'ultimo degli interventi che nello spazio di pochi giorni la stessa organizzazione ha operato, negando la realtà dell'attentato sventato a Londra, contestando i provvedimenti adottati dalle forze di polizia italiana nei confronti di persone sospette, e interpretando in modo riduttivo la sconvolgente vicenda della ragazza pachistana uccisa in ambito familiare.
Questo breve elenco, forse neanche completo, dice che l'organizzazione in questione sta operando una scelta. Quella di intervenire, con una qualche presunzione di rappresentanza dei musulmani che vivono in Italia, e di proporsi come punto di riferimento nell'esprimere giudizi e valutazioni di natura politica e sociale su eventi italiani e stranieri. Ciò vuol dire che l'Ucoii, anziché agire come organizzazione confessionale che rappresenta una parte (non si sa quanto grande) degli islamici italiani, si sta ormai muovendo come una struttura politica che dà voce a tesi, ed opinioni, non soltanto contrarie a verità storiche elementari, ma che filtrano a loro volta da ambienti dell'estremismo islamico diffuso in Medio Oriente.
Se si inquadra bene questa scelta si deve prendere atto che si tratta di un salto di qualità, che richiede una risposta, e che va valutato in tutte le sue implicazioni. È un fatto molto positivo che altre organizzazioni islamiche italiane abbiano reagito, con forza e intelligenza, alle assurdità sostenute nel manifesto dell'altro giorno, e ne abbiano colto le pericolose implicazioni.
Occorre allora che si prenda atto di questa mutazione, e del fatto che si è di fronte ad un gruppo che agisce come forza politica, sempre più venato di estremismo e di stereotipi antisemiti. Ed è necessario che lo Stato, ed i suoi organi, si sofferm ino su questa nuova situazione che si va delineando sotto gli occhi di tutti (e proprio ieri Amato ha convocato la consulta per l'Islam).
C'è, poi, un ulteriore rischio che non va sottovalutato. Il rischio che, attraverso azioni unitarie e continuate, una determinata organizzazione voglia farsi portavoce di tesi dell'estremismo radicale esistente fuori d'Italia, e divenga punto di riferimento di quanti intendano muoversi in un'area che facilmente diventa ambigua, pericolosa, incontrollabile. Il riferimento ad Israele come simbolo di una repressione totalizzante, e il silenzio su alcune delle più dure dittature esistenti nel mondo arabo, potrebbe essere un punto di non ritorno.
Potremmo trovarci di fronte in un prossimo futuro a situazioni nuove, purtroppo conosciute in altri Paesi. Potremmo avere anche in Italia organizzazioni che, dietro l'apparenza religiosa, intendono parlare, e agire, non soltanto per sé e per quanti rappresentano effettivamente, ma anche a nome di altri soggetti, estranei al nostro Paese, all'Europa, estranei ai nostri valori di base. E' questo il limite che non va superato, perché se lo si supera nessun pericolo si può escludere in assoluto.
Tutto ciò deve far riflettere su un punto essenziale. L'Italia ha operato, e sta operando, bene in tante questioni che riguardano l'immigrazione e la presenza islamica, e lo sta facendo anche al di là degli schieramenti politici che si dividono il consenso democratico. Questo patrimonio è prezioso, però, non ci esenta dal rischio che anche da noi si formino aree di aggregazione spregiudicata, pronte a giocare sull'equivoco, o sull'oltraggio alla verità storica, facendo leva sugli spazi di movimento e di tolleranza che il nostro sistema concede.
Di fronte a questi episodi, e a questi pericoli, si deve ricordare che il rispetto rigoroso dei nostri principi costituzionali, che implicano il rifiuto totale della violenza, del razzismo e antisemitismo, e della discriminazione tra uomo donna, è alla base di qualsiasi riconoscimento di gruppi e organizzazioni, e del libero dispiegarsi della libertà confessionale e culturale. Se si consente la violazione dei nostri valori fondamentali si compie un salto nel buio di cui non si conosce l'esito.
Di seguito, un comunicato alla stampa e ai politici italiani dell'Associazione Italia- Israele di Troino, inviato anche alla redazione di Informazione Corretta:
L’Associazione
Italia-Israele di Torino (formata da Italiani di tutte le religioni diffuse in Italia, di tutte le classi sociali, di tutti i partiti politici)richiama l’attenzione dei concittadini, dei media e dei Deputati sul comunicato dell’UCOII del 19 agosto scorso, che ha l’evidente obbiettivo di creare odio in Italia verso Israele, ricorrendo a informazioni sia tendenziose (si elencano i morti di una sola delle parti con conflitto), sia cinica ( l’equiparazione finale fra Israele ed i nazisti) sia falsa.
E’ falso che Israele abbia condotto in Libano una guerra aggressiva di espansione: ha riposto a una tempesta di razzi lanciati all’improvviso e senza motivo sulle proprie città e al rapimento di due suoi soldati in territorio israeliano. E’ falso che Israele sia responsabile della strage dei Palestinesi di Sabra e Chatila, che è stata compiuta dai falangisti cristiani libanesi. E’ falso che a Jenin nel 2002 ci sia stata una strage di centinaia di persone: c’è stato un rastrellamento e una lotta corpo a corpo fra soldati israeliani e i terroristi che avevano preparato l’attentato che aveva appena provocato la morte di 29 persone in un ristorante a Netanya, e nel corpo a corpo sono morti 52 Palestinesi e 23 Israeliani. Quello che più ci preoccupa è che l’UCOII fa parte della Consulta Islamica, è invitata da autorità italiane e da comunità ebraiche italiane a pacifiche tavole rotonde e a convegni inter-religiosi, e questo le conferisce autorità morale e politica. Come può essere accettabile che chi pretende di rappresentare gli Islamici in Italia, e come tale è invitato, non rispetti poi le più elementari regole del dialogo, soprattutto del dialogo religioso (non incitare all’odio, evitare di usare fatti e dati falsi per dannare l’avversario)?
Invitiamo le autorità ed i politici italiani ad informarsi meglio sull’origine dei mezzi finanziari con cui l’UCOII apre e gestisce moschee in Italia, nonché sui contenuti della predicazione e dell’insegnamento di tutti i loro Imam. Siamo certi che la veste religiosa di questa Associazione non nasconda fra le sue pieghe una organizzazione politica fondamentalista che nelle moschee incita all’odio e alla guerra di terrorismo, come è successo per anni in Inghilterra (con il risultato che giovani islamici inglesi hanno compiuto stragi nella metropolitana l’anno scorso e tentato di far esplodere aerei inglesi quest’anno), oppure in Germania, paese in cui si sono formati i terroristi dell’ 11 settembre? Le nostra autorità politiche hanno il dovere di non ripetere in Italia gli errori già fatti anni fa in quei paesi, e di non permettere che la predicazione dell’odio e la preparazione mentale dei terroristi avvenga attraverso organizzazioni che si pretendono religiose, e come tali vengono riconosciute, legittimate e agevolate.
Questo è dovuto ai propri elettori da TUTTI i parlamentari italiani, qualunque sia la loro appartenenza politica.
Laura Camis Presidente
Torino, 21 agosto 2006-08-21
Di seguito, il comunicato della Federazione della Associazioni Italia- Israele
Il messaggio della Unione delle Comunità Islamiche (UCOII), comparso a pagamento sul Quotidiano Nazionale (Giorno, Resto del Carlino, Nazione) domenica 20 agosto, è un gravissimo segnale di degenerazione della comunicazione relativa alla questione mediorientale.
Il messaggio dell’UCOII in sostanza accusa Israele di agire come i nazisti ed in continuità con essi, nega ad Israele non solo il diritto di difendersi ma anche quello di esistere, nel farlo utilizza anche dati errati e/o gonfiati dalla propaganda. Tra essi segnaliamo in particolare la omissione del fatto che le "stragi" addebitate ad Israele o agli ebrei siano sempre parte di una lotta esistenziale che lo Stato di Israele ha dovuto combattere per nascere e vivere contro una coalizione di nemici irriducibili e nettamente più potenti e numerosi. I bambini israeliani di Maalot, i civili di Quiriat Shmona, le centinaia di vittime delle ambasciate israeliane, quelle di Buenos Aires e Isambul, le migliaia di caduti a causa del terrorismo non vengono ovviamente tenuti in nessun conto dall'UCOII.
Per quanto riguarda la tragica contabilità delle vittime basta ricordare quelle degli stragisti islamici nel Darfur (Sudan) e in altri luoghi del mondo intero. Quasi tutte nel silenzio del mondo. Colpisce poi la normalità con la quale Sabra e Chatila, una strage compiuta dai cristiano maroniti, nell'ambito di una ferocissima guerra civile libanese, venga attribuita da anni ad Israele (e lo è anche nel messaggio dell'UCOII) a dispetto dell'evidenza e delle inchieste internazionali.
Qualcuno in Italia si era illuso che il fanatismo potesse essere imbrigliato attraverso il riconoscimento delle organizzazioni la cui ideologia è incompatibile con i nostri ideali di libertà, giustizia, democrazia e rispetto per i Diritti dell’Uomo. In fondo è la stessa politica miope (o criminale) che si vuole tenere a livello internazionale, non capendo che la questione non è un conflitto tra due ragioni ma tra Israele, una Nazione che vuole sopravvivere, e una ideologia fanatica che ne vuole
la distruzione. Che
dialogo ci potrà mai essere al tavolo delle trattative? Quando Hezbollah o Hamas parlano di territori si riferiscono al territorio dello Stato di Israele, quello acquistato negli anni della fine del XIX secolo e quello che l'ONU ha dato alla comunità ebraica nel 1947 nell'ambito della spartizione dei territori coloniali britannici appartenuti per secoli all'impero ottomano (Turchia).
Quando il leader dell'Iran da un lato nega la Shoah, dall'altro ne incita alla ripetizione e ne arma i potenziali carnefici non si può più parlare di di dialogo. Siamo però ancora più sgomenti di fronte al fatto che il mondo sembri considerare la vicenda mediorientale un male passeggero generato dalla esistenza di Israele e che, alla fine, lasci al popolo ebraico il compito di solidarizzare con Israele.
Forse il gravissimo episodio del messaggio dell’UCOII farà aprire gli occhi almeno a chi ha il potere della gestione degli affari dello Stato italiano. Le posizioni ufficiali della grande maggioranza dei partiti italiani lo farebbero presagire.
In conclusione ricordiamo all'editore del Quotidiano Nazionale che egli è responsabile per eventuali reati a mezzo stampa commessi sui suoi giornali (anche per la pubblicità a pagamento) e speriamo che la magistratura vorrà valutare l'opportunità di procedere d'ufficio in un caso palese di disinformazione, potenzialmente atta ad istigare futuri crimini di rilevante entità. Speriamo anche che i lettori siano sufficientemente maturi da valutare con equilibrio le informazioni del messaggio dell'UCOII.
Il nostro punto di vista è che l'atteggiamento dell'editore corrisponda a quello di gran parte mondo intero: perchè rinunciare ad un interessante fatturato pubblicitario per stare dalla parte scomoda ma onesta di Israele (e della giustizia o almeno della verità storica)?
Andrea Jarach
Presidente della Federazione delle Associazioni Italia Israele
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