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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - La Stampa Rassegna Stampa
21.08.2006 Paragone Israele-nazismo: le preoccupazioni di Emanuele Fiano
e la sostanziale rivendicazione di Hamza Roberto Piccardo

Testata:Corriere della Sera - La Stampa
Autore: la redazione - Francesca Paci
Titolo: «Fiano: io, ebreo mi sento a rischio Si muova Amato - «Siamo caduti nella trappola culturale del naziebraismo come Bush quando parla di islamofascismo. Ma ogni male è un male autonomo,il sionismo come il nazismo»»
Intervista del CORRIERE della SERA al deputato dei Ds Emanuele Fiano su paragone tra Israele e nazismo diffuso dall'Ucoii conun annuncio a pagamento sui giornali italiani:

ROMA — «Il governo deve intervenire». È grave, sofferto, il tono di Emanuele Fiano, deputato ds. Spiega: «Da sabato io, come ebreo, sostenitore di Israele, mi sento in pericolo».
Non è l'espressione di un punto di vista?
«No. È di una gravità spaventosa. Falsare la storia significa incitare all'antisemitismo. E che a Jenin ci siano stati 500 morti non risulta ad alcun organismo internazionale. E mi auguro su questo di sentire la voce del governo e del ministro Giuliano Amato».
«Così come Prodi e D'Alema hanno affermato che il mancato riconoscimento di Hamas da parte di Israele impediva il dialogo, e così come è stato detto con gli Hezbollah che il governo non potrà mai accettare il terrorismo, ora il governo deve intervenire».
«Deve convocarli per sentire dalla loro viva voce dichiarazioni contro l'antisemitismo e contro l'antisionismo».
«La consulta è un organismo nuovo di cui il governo si avvale e dovrebbe favorire il dialogo. Se l'Ucoii incita all'odio, non solo con quel manifesto, ma anche con altre espressioni, non ci dovrebbe essere».
«Non penso che in democrazia si debba dialogare per forza sempre e con tutti. Se qualcuno sceglie la via dell'odio gli si deve dire che non è possibile. Un governo di sinistra che lavora bene per la pacificazione mediorientale e che ragiona sull'integrazione deve affermare che ci sono dei limiti e che uno, stavolta, è stato superato. E poi...».
«Come ebreo di sinistra mi è stato chiesto più volte di esprimermi contro il governo di Israele. Ora mi aspetto che si alzi qualche islamico e critichi questo manifesto».

Dalla STAMPA, l'intervista di Francesca Paci a Roberto Hamza Piccardo, che considera un "errore" l'appello dell'Ucoii, ma rilancia parole d'odio contro Israele e di giustificazione del terrorismo:

I musulmani che frequentano i centri islamici di Brescia o Verona e le piccole sale di preghiera ricavate negli scantinati dei condomini di Torino, Roma, Lecce, lo considerano il volto dell’islam nazionale, l’unico capace di esprimere quanto i più pensano sottovoce. Per altri, come il vicedirettore del Corriere Magdi Allam, il segretario dell’Ucoii Hamza Roberto Piccardo è il referente dei fondamentalisti islamici di Hamas e dei Fratelli Musulmani. Ex contestatore di sinistra arruolato tra le file del Manifesto e di Autonomia Operaia, 54 anni, da 31 convertito alla fede del Profeta Muhammad, Piccardo si muove sul filo della comunicazione come un equilibrista. E’ l’uomo che all’indomani dell’attentato di Londra verga il Documento contro il terrorismo chiedendo ai musulmani di sciogliere ogni ambiguità e lo stesso mai pago di ripetere che «lo Stato sionista non ha diritto di esistere». Eppure, dice a La Stampa, «pubblicare la pagina che equipara le stragi israeliane a quelle naziste è stato un errore».
Piccardo, l’Ucoii fa per caso autocritica?
«Parlo a titolo personale, quel comunicato era datato. Era stato scritto all’inizio della guerra per invitare i musulmani alla preghiera. Ora la guerra è finita, almeno per un po’. E il governo italiano, attraverso il ministro degli Esteri D’Alema, ha preso una posizione interessante che sgancia il nostro Paese dall’alleato di riferimento, gli Stati Uniti. Di questa evoluzione nella pagina graficamente molto scialba uscita sabato su alcuni quotidiani non c’è traccia».
Parla di un errore formale. L’equazione Gaza e Beirut come Marzabotto invece era giusta?
«No. Questo è il secondo sbaglio. Siamo caduti nella trappola culturale del naziebraismo come il presidente Bush quando ha parlato di islamofascismo. Ogni male è un male autonomo. Il sionismo, come il nazismo, è un male in sé che da sessant’anni opprime i palestinesi e blocca lo sviluppo democratico del mondo arabo rafforzandone i dittatori che paventano l’aggressione israeliana. Ammettiamolo, data la sensibilità politica italiana, che da destra a sinistra simpatizza oggi con Tel Aviv, quella pagina è stata un errore mediatico».
Perché l’Ucoii ha scelto i quotidiani del gruppo Monti invece di altri, di solito più vicini alle ragioni dell’islam e della causa palestinese?
«Il Consiglio d’amministrazione, che ha deciso l’iniziativa, aveva pensato all’inizio di rivolgersi a una testata tipo La Repubblica. Ma dati i costi proibitivi di un’inserzione sul Gruppo Espresso si è preferito qualcosa di più accessibile».
Molti oggi accusano la sinistra radicale di aver ereditato l’antisemitismo dall’estrema destra. Come lo spiega lei, un figlio del massimalismo degli Anni 70?
«La sinistra non è mai stata antisemita. E neppure l’islam, che secondo la sunna del Profeta deve proteggere le genti del libro, ebrei e cristiani. Questo sul piano religioso e razziale. Quello politico è diverso: se il potere sionista con la sua storia di oppressione dei palestinesi si mette alla guida degli ebrei la questione cambia...».
Israele ha diritto di esistere?
«Lo Stato ebraico porta in sé i germi dell'aberrazione, nasce sulla pulizia etnica e ha cancellato interi villaggi. E anche oggi i cittadini israeliani non ebrei sono poco graditi. Ma se queste cose le dicono i giornali israeliani come Haaretz o gli intellettuali ebrei va bene, appena lo diciamo noi musulmani si solleva un putiferio, come se avessimo toccato l’intoccabile».
Ammetterà che quanto a suscettibilità l’islam non scherza. Basta pensare alle reazioni per le vignette sul Profeta.
«Abbiamo condannato duramente quelle violenze. Io stesso ho invitato i fratelli a interrompere il boicottaggio contro i prodotti danesi».
E i numerosi boicottaggi lanciati contro Israele?
«Israele è un fattore di instabilità. L’unica soluzione laggiù è la creazione di uno Stato democratico dove vivano tutti, ebrei, musulmani, cristiani, laici, chi c’è già e chi invece vuole tornare».
E come dovrebbe chiamarsi?
«Be’, a dire il vero il nome geografico c’è già: Palestina».
Un progetto che assomiglia alla cancellazione d’Israele. Come vuole Hezbollah.
«Hezbollah è un partito democratico con due ministri nel governo libanese. Ha delle milizie sue, certo, ma anche il Pci, seppur sotto altra forma, ne aveva negli Anni 60. Adesso è giusto che il suo esercito venga inglobato in quello nazionale, ma con le dovute proporzioni. I soldati libanesi non avrebbero retto tre giorni contro Israele, mentre Hezbollah ha vinto».
Ha un messaggio per l’Unione delle comunità ebraiche che ha attaccato la pagina di sabato?
«La base del dialogo è la reciprocità. Da tempo gli chiediamo di condannare gli omicidi mirati e l’occupazione israeliana come noi abbiamo fatto con il terrorismo islamico di New York, Madrid, Londra. E dire che non sono neppure la stessa cosa...».
Cioè?
«L’occupazione è peggio di un attentato. La prima è sistematica e permanente, l’altro è un episodio».

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