Un governo di unità nazionale per "provare a ridare un senso alla parola pace".
Questa l'analisi dell'UNITA' circa la prospettiva di un accordo tra Hamas e Abu Mazen basato sul progetto di creare uno stato palestinese in Cisgiordania e Gaza. Uno Stato che, per chi rifiuta il diritto all'esistenza di Israele, non può essere che la premessa della successiva distruzione dello Stato degli ebrei.
Ecco il testo dell'articolo:
UN GOVERNO DI UNITÀ nazionale. Per far fronte all'emergenza e provare a ridare un senso alla parola pace. Nel futuro politico dei palestinesi si profila un esecutivo Hamas-Fatah. Ad annunciarlo è il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmud Ab-
bas (Abu Mazen), dopo un colloquio risolutore svoltosi a Gaza City col premier Ismail Haniyeh (Hamas). «Le consultazioni per realizzare questo obiettivo - afferma Abu Mazen - iniziano da questo momento». «Si è deciso di avviare le consultazione per la formazione di questo governo per rafforzare l'unità nazionale e rimuovere l'assedio al quale è sottoposto il popolo palestinese e per alleviare le sue sofferenze».
Le consultazioni si baseranno sul programma proposto dai rappresentanti dei palestinesi di tutte le fazioni detenuti in Israele. «Se prevarrà in ognuna delle parti il senso di responsabilità, la formazione del nuovo governo è questione di giorni», dice a l'Unità Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente dell'Anp. Ma a prevalere è la prudenza. Resa ancora più necessaria dalle notizie di scontri armati tra miliziani di Hamas e attivisti di Fatah, scoppiati ieri sera ad Abassan, nella Striscia di Gaza: il bilancio è di un morto - un adolescente di 14 anni, Suleiman Abu Nasser, colpito da un proiettile vagante - e 4 feriti. «C'è chi punta ad una provocazione armata per far fallire l'intesa», affermano fonti indipendenti a Gaza: la memoria va al 25 giugno scorso: anche allora un accordo tra Hamas e Al Fatah sembrava ormai prossimo, quando un commando armato palestinese prese d'assalto una postazione di Tzahal ai confine con la Striscia, uccidendo due soldati israeliani e rapendone un terzo. Israele rispose scatenando un'offensiva militare tutt'ora in atto, che ha portato all'arresto di decine di esponenti di Hamas, tra i quali numerosi ministri e parlamentari. Il punto di maggior contrasto tra Hamas - che ha ottenuto al maggioranza assoluta nelle elezioni dello scorso gennaio e che ha formato il governo - e Al Fatah, l'organizzazione palestinese guidata da Abu Mazen, riguarda la questione del riconoscimento di Israele. Accordo raggiunto, invece, su un altro punto cruciale: la fine degli attacchi terroristici in territorio israeliano: il diritto di resistenza verrebbe esercitato, rivela a l'Unità una fonte vicina la premier Haniyeh che ha richiesto l'anonimato, «solo all'interno dei territori occupati e solo nei confronti delle "forze militari di occupazione"». Il nuovo esecutivo sarebbe ancora guidato da Haniyeh affiancato però da un vice premier unico del Fatah con ampi poteri nel campo della sicurezza, mentre verrebbe riconfermata l'autorità di Abu Mazen nella conduzione dei negoziati con lo Stato ebraico. Al partito del raìs andrebbe anche uno dei ministeri chiave: quello delle Finanze. La conclusione delle trattative per il nuovo governo, aggiunge la fonte, dovrebbe portare con sé una soluzione concordata, con Egitto e Israele, della vicenda del caporale israeliano Gilad Shalit, rapito da un commando palestinese lo scorso 25 giugno.
Ma il diciannovenne soldato israeliano non è il solo ostaggio in mano a rapitori palestinesi. E a trepidare non è solo la famiglia Shalit. Nelle mani di un commando palestinese ci sono anche il cameraman Olaf Wiig, cittadino neozelandese, e il giornalista americano Steve Centenni della rete tv Fox, rapiti da sconosciuti l'altro ieri a Gaza City. Anita Mc Naught, la moglie del cameraman neozelandese, ha lanciato ieri un appello: «Questo rapimento - ha detto - è assolutamente immotivato, un gesto distruttivo…Olaf e Steve sono esattamente il tipo di persone di cui i palestinesi di Gaza hanno bisogno per raccontare al mondo la loro storia».
A pagina 4 un articolo di Massimo Palladino sulla polemica tra le comunità ebraiche e il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, completamente ricavato dai comunicati della Farnesina, ha l'incredibile titolo "Comunità ebraiche, attacco a D’Alema". In realtà le comunità ebraiche non hanno "attaccato" nessuno. Hanno solo espresso sconcerto e sgomento per l'ostentata vicinanza del rappresentante del nostro paese presso la comunità internazionale a un movimento terrorista antisemita responsabile di una guerra di aggressione contro Israele.
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